di Vincenzo Basile
Marco Bellocchio è arrivato portando il suo Fai bei sogni,adattamento cinematografico del romanzo di Massimo Gramellini, gran successo editoriale di qualche anno fa. Che è, nell’interiorita’ del protagonista, la medesima storia del regista. Entrambi infatti hanno perso l’amatrissima madre in tenera età e hanno vissuto il resto delle loro vite segnati da quella mancanza incolmabile. Non passerà alla storia come una delle cose migliori di Bellocchio, né di Mastandrea, che interpreta l’orfano in età adulta. Cammei sarcastici di Piera degli Esposti. Partecipa fuori concorso nella Quinzane des Realisateurs. E ciò, confessa il regista, almeno ha in vantaggio di risparmiargli l’ansia da competitività.
Ma Loute
Francia, inizio ‘900, due famiglie agli antipodi. Quella del pescatore del titolo, il bizzarro Ma Loute con i sanguinari suoi accoliti e l’altra, alto borghese ricca e decadente, che si gode lo status e i privilegi connessi. E’ la Belle Epoque!
Misteriose, inesplicabili sparizioni si succedono nella località balneare in cui si inscena la vicenda e due strampalati poliziotti dal look eccentrico, due Ollio senza Stanlio per capirci, si danno da fare per individuarne i responsabili.
Grande cast. Da Juliette Binoche a Fabrice Luchini a Valeria Bruni Tedeschi e un drappello di talentuosi non professionisti animano una vicenda a tratti paradossale e molto divertente anche se stilisticamente discutibile, data la temeraria mescolanza di fumettistica e realismo.
Inaspettato risultato per Bruno Dumont che, dopo vari film di notevole spessore drammatico, tenta la variazione di genere. La mano è certo capace e si vede ma il risultato non appaga i presupposti.
Dicasi lo stesso per Rester vertical, altra prova scombinata di un autore pur di rilievo come Alain Guiraudie. Opera sopravvalutata in casa ma solo grazie al merito acquisito dal regista grazie ai sette film precedenti, millanta un’autorialita’ di maniera che si sfalda su carinerie e artifici di mestiere, del tutto inessenziali.
Oggi, quarto giorno di visioni, ci porterà, ancora rigorosamente fuori concorso, l’ultimo Virzi, La pazza Gioia, con Valeria Bruni Tedeschi e Micaela Ramazzotti, due pazze appunto, in fuga dalla routine manicomiale, un po’ alla Thelma e Louise maniera. Per ricordarci che, come asserisce il regista “non c’e’ posto più folle della vita reale”. Inevitabile, conseguirà la comparazione tra commedia italiana e francese. Date le premesse si può dire che, per il momento, non abbiamo niente da temere.
Correre da un cinema all’altro vuol dire solcare senza tregua la folla che fotografa e si fotografa, tra fuoriserie personalizzate all’inverosimile e modaioli estremi, mohawk di ambo i sessi e tutte le razze. Cinquecento agenti vigilano lungo il perimetro del Palais; addestratissimi anche grazie alla simulazione approntata appena il mese scorso con la (finta) bomba davanti alla scuola e quattro (finti) terroristi da catturare.
Seppure blindata, l’edizione di quest’anno si presenta come una delle maggiori. Tra gli autori più amati: Almodovar, i fratelli Dardenne, Jim Jarmush, Steven Spielberg, Jodie Foster. Presenti ovviamente le nuove generazioni: Dolan, Winding Refn, Mongiu, Larrain. E, manco a dirlo, le Star Hollywoodiane: Russell Crowe, Ryan Gosling, Geoge Cloney, Kirsten Stewart, Julia Roberts, Geena Davis, Susan Sarandon, Salma Hayek e le altrettanto brillanti europee Marion Cotillard, Juliette Binoche, Isabelle Huppert, Catherine Deneuve, Vanessa Redgrave.
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