Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

23/11/24 ore

Moonlight, alla ricerca d’identità nella black America



Nella notte degli Oscar 2017, a sorpresa  e con clamoroso scambio di buste con l’osannato La-la-Land, ha vinto il film Moonlight del giovane regista Barry Jenkins, non considerato tra i favoriti.

 

Basato sull’opera teatrale “In Moonlight Black Boys Look Blue” di Tarell Alvin McCraney, il film si è aggiudicato 3 Oscar : miglior film, miglior attore non protagonista (Mahershala Alì), miglior sceneggiatura non originale (Barry Jenkins).

 

Il film è diviso in tre capitoli che seguono le fasi della vita di Chiron, ragazzo nero che deve affrontare tutti i problemi legati a razza e “diversità” in un ambiente degradato, segnato da droga e violenza.

 

Il 1° capitolo, denominato “i Little”, ci mostra la difficile infanzia di Chiron (Alex Hibbert), soprannominato “piccolo” (little) che si dibatte tra Paula (Naomie Harris), madre drogata nonché prostituta, e una banda di ragazzi violenti che lo perseguitano con crudeltà, chiamandolo “frocio”. Durante una delle sue fughe dalla banda, s’imbatte in Juan (M. Alì), uno spacciatore cubano nero che insieme alla sua compagna, Teresa (Janelle Monàe), cominciano ad occuparsi di lui con affetto.

 

Juan lo considera come un figlio: riesce a farlo parlare, risponde a tutte le sue domande, gli insegna a nuotare, ad amare il mare, fonte di rilassamento e pace, e soprattutto a non vergognarsi del suo colore e della sua antica nobile razza, raccontandogli di un’anziana donna cubana che lo aveva soprannominato Blue, “poiché al chiar di luna la pelle dei neri diventa blue”.

 

Il 2° capitolo, denominato “ii. Chiron”, ci racconta la fase adolescenziale in cui  (Ashton Sanders) deve affrontare sempre gli stessi  problemi, accentuati dalla morte di Juan. Aiutato solo da Teresa, per fortuna fa amicizia con  Kevin (André Holland), suo compagno di scuola. Una sera Chiron, costretto ancora una volta a fuggire inseguito dai violenti bulli, si rifugia in spiaggia per trovare pace e qui incontra Kevin che lo conforta con il suo affetto, affetto che sfocia inaspettatamente in un rapporto omosessuale. Tornati a scuola, la violenza li aspetta ancora e Terrel (Patrick Decile), il capo dei bulli, costringe Kevin a pestare a sangue l’amico. Esasperato, qualche giorno dopo Chiron colpirà Terrel in classe violentemente con una sedia e finirà in prigione.

 

Il 3° capitolo ci mostra Chiron adulto, muscoloso ed agiato spacciatore di droga che ha imparato a difendersi, ma è sempre tormentato dal suo passato che un giorno si ripresenta a lui con una telefonata  del suo ex-amico Kevin: dall’incontro scaturisce un finale a sorpresa che evidenzia quanto sia importante conoscere se stessi e ritrovare la propria identità.

 

Realizzato con pochi mezzi, ma denso di significati, Moonlightè un buon film diretto da un regista giovane e quasi sconosciuto che forse non avrebbe vinto fino a qualche anno fa in Usa, un Paese in genere amante di autocelebrazioni e di mitici eroi, un Paese che forse comincia a svegliarsi e reagire con forza alle politiche di Trump e al pericolo di perdere essenziali libertà democratiche.

 

Giovanna D’Arbitrio

 

 


Aggiungi commento