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23/11/24 ore

Cannes 2017: Cary Grant sconosciuto, la Clinica della Kidman e La Famiglia di Trintignant



di Vincenzo Basile

 

Happy End è la cronaca dell'implosione indentitaria di una famiglia dell’alta borghesia francese, chiusa nel suo arroccamento sociale ed economico per difendersi da contaminazioni di ogni genere, non ultima quella dell’immigrazione in corso, a Calais. Il regista si serve ancora di Isabelle Huppert e di Jean Louis Trintignant, con i quali costruì Amour (2012) forse la sua opera maggiore, almeno finora.

 

Per alcuni versi, seppur con doverosi distinguo, e’ possibile un accostamento con la Caduta degli dei di Visconti, del quale, lontano dall’essere un remake, ripropone i processi umani, sociali ed emotivi, della mutazione epocale.

 

Michael Haneke è il maestro della violenza fredda, non esplosiva ma strisciante, non evidenziata se non nelle sue conseguenze. Non c'è sangue ma possono esserci morti e feriti, non c'è lo spettacolo della crudeltà ma la sua manifestazione sotto traccia.

 

 

 "Il cinema di Michael è vario nei soggetti, a volte fa film più politici, a volte film più storici, ma il suo modo d'essere e il suo stile sono rimasti gli stessi. Si interessa alle persone, ascolta quello che un attore vuole proporre, ma è soprattutto in grado di rispettare l'essenza della persona". Così si esprime su di lui, Jean Louis Trintignant.

 

E Isabelle Huppert incalza "Penso che i film di Michael contengano un eccezionale approfondimento psicologico. Non so se deriva dal suo amore per la letteratura o dall'influenza del Noveau Roman, ma Michael è un maestro di questa tecnica".

 

Happy End è in pole position per la Palme o per uno dei  Premi maggiori di questa edizione del Festival.

 

 

The Killing of a Sacred Deer, dal maestro all’epigono: Yorgos Lanthimos. 

 

Considerato da molti l'erede di Michael Haneke, Lanthimos ritrova Colin Farrell (protagonista del suo precedente ed acclamatoThe Lobster, 2014).

 

Steven è un chirurgo di successo con annessi e connessi del caso. Moglie bella, brava e affascinante (Nicole Kidman), ricca e proprietaria di una lussuosa clinica; due figli adorabili. È una posizione sociale e personale invidiabile la sua fino a quando, dal nulla, emerge Martin, il figlio di un suo errore professionale, di un paziente deceduto sotto i suoi ferri.

 

Inizia, implacabile, la vendetta.

 

"Il mio film non vuol dare risposte, neppure io le so. Non so se ho un mio concetto di sacrificio, per il momento sto esplorando l'idea di giustizia e delle scelte che la natura umana è portata a compiere. Il senso di sacrificio è qualcosa che appartiene alla mitologia e alla religione, non è un mio concetto, appartiene all'umanità".

 

 

"Era una sceneggiatura ipnotica - spiega Nicole Kidman - In altri tempi forse ne avrei avuto paura: quando valuti una proposta scegli sostanzialmente il regista e ti assumi dei rischi, perché per quanto hai potere contrattuale e per quanto cerchi di controllare sei nelle sue mani. Io mi sono lasciata andare, volevo provare altre cose e ho fatto come voleva lui che ripeteva 'dimentica la tua preparazione, sul set non fare assolutamente niente', il suo lavoro è diretto, molto fisico, non racconta, non vuole essere distratto da altro e così mi sono messa al servizio di questa storia che scava ed esplora la condizione umana quando ha a che fare con la colpa e il sacrificio. Penso sempre di avere ancora 21 anni e di essere all'inizio della mia carriera. Mi piace l'idea di continuare a esplorare il mondo e la condizione umana.

 

Nutro una forte passione per ciò che faccio e non ho bisogno di lavorare; lo faccio perché mi piace.

 

L’amore per il cinema? Lo provai improvvisamente il giorno che avendo bucato a scuola vidi Arancia Meccanica. Fu una vera rivelazione".

 

Becoming Cary Grant di Mark Kidel, smaschera Archibald (Archi) Alexander Leach, dalla nativa Bristol ai fasti di Hollywood rivelando la natura intima del mito, un uomo che descrive se stesso come “nascosto dietro una facciata che non permette agli altri di conoscerlo veramente”.

 

A 11 anni, quando passava i pomeriggi al porto a fantasticare sul suo futuro incantato dalle navi provenienti da tutto il mondo, suo padre interna la madre in un ospedale psichiatrico; senza avvertirlo. Per il ragazzino e’ l’aprirsi del vuoto interiore che lo accompagnerà per quasi tutta la vita attraverso cinque matrimoni, trent’anni di gloria Hollywoodiana e una figlia che sarà l’unica donna alla quale, durante la maturità, aprirà completamente e per la prima volta,il suo cuore.

 

 

Ma il processo non fu lineare ne indolore. Molto del merito lo attribuì lui stesso a un ciclo di un centinuaio di sedute con l’LSD a cui si sottopose presso uno psicoterapeuta di Los Angeles. Allora era una pratica diffusa e non solo a Los Angeles.

 

Sperimentai “un apertura del cranio che mi svelò la continuità di amore e odio verso madre. Scopri’ che amavo le donne ma allo stesso tempo desideravo inconsciamente ucciderle per vendicarmi del male che lei mi aveva fatto ”.

 

Molte delle immagini sono riprese da lui stesso, sui set dei film a cui partecipo’ ma anche da momenti privati. Come i siparietti in maschera con la figlia ancora bambina, sul prato della villa californiana.

 

Doppiato dal celebre Joathan Pryce, con le musiche dei concittadini di Bristol, Portishead e The Insects.

 

 

A metà pomeriggio, dopo il minuto di silenzio per Manchester, in occasione del settantennale, foto di gruppo dei vincitori della Palma d’Oro delle passate edizioni, sulla terrazza dei Photo Calls. Quasi tutto il firmamento del cinema internazionale in Technicolor.

 

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