Maria regina di Scozia (Mary Queen of Scots), diretto da Josie Rourke, trae ispirazione dalla biografia My Heart Is My Own: The Life of Mary Queen of Scots, di John Guy.
Il film narra le vicende della regina cattolica Maria Stuarda (Saoirse Ronan) a partire dal 1561, quando dopo la morte del marito Francesco II, re di Francia, tornò nella natia Scozia caduta nelle mani dei nobili protestanti capeggiati dal fratellastro illegittimo James (James Mchardle) e supportati dalla cugina, la regina inglese Elisabetta I (Margot Robbie) e dal suo Segretario di Stato, il barone William Cecil (Guy Pearce) che temevano le legittime rivendicazioni di Maria al trono inglese.
Al suo rientro ella dovette affrontare una nazione dilaniata da conflitti religiosi, mentre l'eretico calvinista John Knox (David Tennant) l’accusava di immoralità e incapacità nelle sue prediche, asserendo che "l'autorità delle donne genera mostri". Cercò invano di essere tollerante verso i protestanti e disponibile al dialogo con Elisabetta, pur rivendicando i suoi diritti al trono inglese.
Per temporeggiare, la cugina le suggerì di sposare il protestante Robert Dudley (Joe Alwyn), conte di Leicester, del quale si fidava, essendo suo favorito e amante. Maria rifiutò la proposta e preferì sposare suo cugino Enrico Stuart, Lord Darnley (Jack Lowden). L'unione preoccupò l’Inghilterra, perché sia Maria che Enrico erano discendenti diretti di Margherita Tudor, sorella di Enrico VIII.
Rimasta incinta, Mary dovette affrontare anche suo marito, bisex amorale e violento che pretendeva da lei maggiori poteri politici. La storia si complicò con i pettegolezzi sull’ambiguo musicista italiano Davide Rizzio (Ismael CruzCórdova), ritenuto amante sia di Darnley che di Mary. I nobili protestanti capeggiati dal fratellastro James e dal losco conte di Bothwell (Martin Compston) trucidarono barbaramente l’italiano in presenza di Mary. Dopo la nascita del loro figlio, Giacomo VI nel 1566, anche Darnley fu ucciso in un attentato e Bothwell costrinse Mary a sposarlo con la forza e poi,quando ella si rifiutò di abdicare, la fece imprigionare.
Mary riuscì a scappare in Inghilterra dove chiese protezione a Elisabetta che ritenne prudente tenerla confinata per circa 20 anni nel castello di Sheffield e in altre residenze. Alla fine a causa di una serie di complotti orditi dai cattolici, Elisabetta che si era sempre opposta alla condanna a morte di Mary, acconsentì alla sua decapitazione, avvenuta nel castello di Fotheringhay nel 1587. Sul patibolo le sue dame l'aiutarono a spogliarsi, rivelando un sottabito rosso, colore dei martiri cattolici, scelto dalla regina che desiderava morire come loro davanti ai protestanti inglesi.
La storia, si sa, è spesso soggetta a manipolazioni e anche in questo ennesimo film sulle due regine rivali ci colpiscono improbabili corti cinquecentesche multietniche con nobili di colore, nonché l’italiano Davide Rizzio impersonato dal cubano mulatto Cordova e la dama inglese, Bess of Harwick, interpretata dalla cinese Gemma Chan. Più realistiche appaiono invece le orde di maschi aristocratici assetati di potere che cercano di condizionare le scelte di due sovrane che dovettero spesso combattere contro il maschilismo imperante. Altrettanto veritiere le divisioni e le sanguinose stragi causate dalle religioni.
Particolare nel film, come del resto nella storia ufficiale, appare la figura di Elisabetta, icona inglese intoccabile, destinata ad essere un’eterna Virgin Queensterile e senza marito, consacrata al bene della nazione, deturpata dal vaiolo e invidiosa di Maria, anche se seri storici hanno fornito prove del matrimonio segreto di Elisabetta con Robert Dudley dal quale nacquero i figli Francis e Robert (il primo affidato al Cancelliere Nicholas Bacon e il secondo alla famiglia degli Essex), una tesi sostenuta anche dai “baconians”, illustri studiosi convinti che il filosofo Francis Bacon,figlio di Elisabetta, fosse il vero autore dei drammi shakespeariani. Ardua la ricerca della verità!
Il film ha un ritmo veloce e coinvolgente, grazie alla sceneggiatura di Beau Willimon e alla bravura degli interpreti. Notevoli la fotografia di John Mathiew, le musiche di Max Richter, la scenografia di James Merifield e i costumi di Alexandra Byrne, candidati a diversi premi internazionali.