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23/11/24 ore

Hammamet, di Gianni Amelio. Una pagina della storia italiana


  • Giovanna D'Arbitrio

Hammamet, di Gianni Amelio, racconta gli ultimi sei mesi di vita di Bettino Craxi, quando si dibatte tra malattia, rancori e decadenza. In modo inaspettatoil film, tuttavia, inizia con le immagini di Craxi-bambino che con una fionda lancia sassi contro le vetrate di un istituto religioso e viene rimproverato aspramente da un prete che lo apostrofa con i peggiori epiteti, possibili e immaginabili, mentre il padre (Omero Antonutti) lo abbraccia con amore, una premessa che mette in evidenza il carattere trasgressivo del futuro uomo politico e il suo destino di personaggio amato e allo stesso tempo odiato da molti.

 

Il discorso nel film viene poi ripreso con il suo trionfo durante un Congresso del partito socialista in cui il suo amico Vincenzo (Giuseppe Cederna) gli consiglia di stare attento e lo mette in guardia da imminenti attacchi contro di lui e il suo staff, consigli da lui derisi e non presi in alcuna considerazione.Purtroppo poco dopo, nel 1999, pur avendo conseguito nella sua carriera politica successi e consensi, Craxi viene incriminato per corruzione e finanziamenti illeciti al suo partito durante l'inchiesta di Tangentopoli.

 

Fuggito dall’Italia, si rifugia nella città tunisina di Hammamet dove riceve le visite di amici e familiari. Sua moglie Anna (Silvia Cohen) e in particolare la figlia Stefania (Livia Rossi) e il nipotino Francesco (Federico Bergamaschi) gli sono vicini con affetto, mentre il figlio Bobo (Alberto Paradossi) è in Italia per cercare di riabilitarne l'immagine. Ad Hammamet arriva prima Fausto (Luca Filippi), il figlio di Vincenzo (morto suicida durante il suddetto processo), poi un misterioso ospite suo amico (Renato Carpentieri), benché avversario politico di cui non si fa il nome, come si tacciono i nomi della sua ex amante (Claudia Gerini), accorsa per rivederlo un’ultima volta, e di altri personaggi che gli spettatori si sforzano di identificare.

 

Nel frattempo Fausto segue ovunque Craxi col pretesto di fare delle riprese, ma nello zaino oltre alla telecamera nasconde una pistola con la quale vorrebbe ucciderlo per vendicare suo padre, ritenendolo responsabile della sua morte. Craxi se ne accorge, ma mostra comprensione verso il ragazzo sofferente di disturbi psichici e gli offre l’opportunità di girare un video in cui rivela segreti di Stato mai rivelati a nessuno.

 

Pur raccontando una pagina della storia italiana, il regista non vuole schierarsi da una parte o dall’altra, preferendo concentrarsi sull’aspetto umano di un personaggio, ricco di luci e di ombre, che nell’ultima fase della sua vita deve affrontare la totale perdita di potere e una triste decadenza, ma che comunque non si arrende e continua a vivere mangiando con gusto dolci e spaghetti a dispetto del diabete, apprezzando finalmente gli affetti familiari un tempo trascurati, giocando con il nipotino a “fare la guerra” come Garibaldi (che aleggia nell’aria nel soprannome di Anita dato alla figlia e nella canzone popolare che egli canticchia), ricordando con la moglie episodi della loro vita, dialogando con i figli, stabilendo un buon rapporto perfino con Fausto, venuto per ucciderlo. Particolarmente interessanti appaiono i suoi sogni, spesso veri incubi, che ne evidenziano le angosce celate a livello inconscio. 

 

Morì il 19 gennaio del 2000, mentre erano in corso altri quattro processi contro di lui: respinse fino all'ultimo l'accusa di corruzione, riconobbe i finanziamenti illeciti accettati dal partito, ma evidenziò che per decenni tutti i partiti si erano finanziati illegalmente senza mai essere incriminati .Ancor oggi, a diversi anni dalla morte, la sua memoria suscita sentimenti controversi. Concludiamo quindi con il manzoniano verso “ai posteri l’ardua sentenza”, posizione che emerge anche dal film.

 

Davvero magistrale l’interpretazione di Pierfrancesco Favino che, anche se aiutato dal trucco, incarna Craxi alla perfezione, imitandone voce, gestualità, carattere pieno di contrasti, evidenziandone con sensibilità il dramma della malattia e della morte a cui non possono sfuggire nemmeno coloro che un tempo furono potenti. E le musiche di Nicola Piovani commentano efficacemente i momenti salienti del film al quale danno supporto anche la sceneggiatura di G. Amelio e A. Taraglio, la fotografia di Luan Amelio Ujkaj e in particolare il trucco di Andrea Leanza. 

 

Ecco un’intervista a P. Favino (da Coming Soon)

 

 


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