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24/12/24 ore

The Father, di Florian Zeller. Un film toccante e coinvolgente


  • Giovanna D'Arbitrio

The Father - Nulla è come sembra, di Florian Zeller, scrittore e drammaturgo al suo esordio alla regia, è tratto dall’omonima pièce teatrale dello stesso Zeller. Il film è stato presentato in anteprima al Sundance Film Festival 2020 e ha ottenuto numerosi riconoscimenti tra cui 6 candidature agli Oscar 2021, vincendo l’Oscar  per Miglior Attore protagonista e quello per Miglior sceneggiatura non originale.

 

Il film inizia con la visita di Anne (Olivia Colman) al padre ottantenne, Anthony (Anthony Hopkins), per annunciargli un prossimo trasferimento a Parigi con l'uomo che ama. Pur se vivace e lucido a tratti, Anthony mostra sintomi del morbo di Alzheimer, dimenticando fatti, luoghi e persone.

 

Il rapporto con i suoi familiari e Laura, la giovane badante, diventano complicati: dimentica eventi importanti della sua vita, non trova gli oggetti in casa, come il suo orologio, non riconosce la figlia, ricorda un’altra figlia perduta, sente la minaccia della casa di cura e quant’altro. Tutto racconta l’implacabilità della malattia che soffia sui ricordi di una vita facendoli volare via come foglie da un albero fino a lasciarlo spoglio. 

 

Florian Zeller riesce a farci sentire ciò che prova il suo protagonista piombato in un progressivo oblio dal quale ogni tanto riaffiora un nome, un volto, un ricordo, immagini che appaiono e scompaiono nella sua mente confusa e davanti ai suoi occhi smarriti. Un film toccante e coinvolgente che fa entrare lo spettatore nella mente del protagonista, uno spazio di situazioni e informazioni confuse in cui Anthony tuttavia è reale, tangibile e ci fa provare tenerezza ed emozione, perché Anthony non è solo il padre di Anne, ma diventa anche il nostro e forse rappresenta il timore di cosa potremmo diventare domani. 

 

Un film che dovrebbero vedere soprattutto i giovani, poiché la vita è un cerchio che si chiude facendoci ritornare come bambini fragili e indifesi. E a questo punto l’unica speranza è che nel doloroso sovvertimento dei ruoli, sia sempre l’amore reciproco a guidarci in famiglia e non solo. 

 

Davvero notevole la sceneggiatura di Florian Zeller e Christopher Hampton, magistrale l’interpretazione di Anthony Hopkins che ha ottenuto un secondo Oscar dopo quello per Il silenzio degli innocenti, bravi anche gli altri interpreti, come Olivia Colman nei panni di Anne, Rufus Sewell e Mark Gatiss in quelli del genero Paul (due volti con lo stesso nome) e Olivia Williams che si divide in tre Catherine/ Laura/ Anne (il motivo da scoprire vedendo il film).

 

“Il Covid-19 ha evidenziato la nostra vulnerabilità- ha affermato Hopkins- siamo impotenti nei confronti della natura. Non voglio fare discorsi deprimenti, ma il decadimento è parte integrante del processo vitale. Senza, non esisteremmo. Iniziamo la nostra esistenza giovani, ricchi di sogni e di speranze. Poi, verso il declino, perdiamo tutto. Torniamo a una seconda infanzia, infine alla polvere. Per me è un messaggio bellissimo, non molto allegro ma profondo. Spero che abbia effetto sui giovani, soprattutto quelli di mezza età che sono su questa strada. Vivere è una lotta e siamo vivi perché abbiamo vinto una battaglia pazzesca. Mi auguro che le conseguenze della pandemia ci facciano riflettere non solo sul senso dell’esistenza, ma anche su quello della morte”.

 

Ecco un’intervista a regista e interpreti principali. (da American Film Institute)

 

 


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