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24/12/24 ore

Corpus Christi, di Jan KomasaIl. Un film che fa riflettere


  • Giovanna D'Arbitrio

Apparso sugli schermi italiani dal 6 maggio dopo chiusure e riaperture dovute al lockdown, Corpus Christi Christi (Boże Ciało), del polacco Jan Komasall, presentato alla 76ª Mostra  di Venezia nel 2019, ha poi ottenuto 1 candidatura agli Oscar 2020 come miglior film internazionale, 4 candidature agli European Film Awards, 1 candidatura ai Cesar, 1 candidatura ai Goya, 15 nomination e 11 premi ai Polskie Nagrody Filmowe.

 

Il film racconta la storia di Daniel (Bartosz Bielenia), un giovane che sta scontando una pena in riformatorio per aver pestato un ragazzo causandone la morte. Nel carcere duro e violento, per fortuna incontra padre Tomasz (Łukasz Simlat), un sacerdote anticonformista che diventa per lui un punto di riferimento. Il suo cambiamento diventa così profondo da fargli desiderare di diventare sacerdote, ma il suo passato non glielo permette.

 

Quando il ragazzo viene rilasciato in libertà vigilata per lavorare in una segheria, lungo la strada per caso partecipa ad  una festa dove si traveste da prete. Raggiunge il paese vicino e viene scambiato come un sacerdote, ma non chiarisce l’equivoco, anzi si presenta come padre Tomasz e sostituisce l’anziano e malato parroco in tutte le sue mansioni. Pur sotto mentite spoglie, Daniel rivela un innato talento per l'attività sacerdotale e riesce a conquistare giovani e vecchi, incluso il sindaco del paese (Leszek Lichota), proprietario della locale acciaieria.

 

Durante un pranzo a casa della perpetua, Daniel scopre che il figlio maggiore della donna è morto in un grave incidente stradale insieme ad altri 6 giovani, una strage di cui  il paese lo ritiene colpevole. Il finto prete cerca di scoprire la verità e, benché riceva minacce dal sindaco, pronuncia un'omelia contro di lui durante l'inaugurazione della segheria dove nota però tra i lavoratori Pinczer (Tomasz Ziętek) uno dei suoi compagni di riformatorio. A questo punto i fatti si susseguono con continui colpi di scena fino a ricomparsa del vero padre Tomasz, rientro in riformatorio e imprevedibile finale.

 

Il film stimola riflessioni su molti temi, come ad esempio quello della criminalità giovanile in riformatori non adeguati al loro recupero, strutture in cui violenza fisica e vendetta sistemiche ricreano gerarchie e schemi esistenti anche nella società. Qualcosa di simile avviene anche con la Chiesa in cui sembrano scontrarsi due visioni opposte della religione, una più rigida e dogmatica, l’altra più umana e anticonformista.

 

Eppure come nel riformatorio, Daniel sembra dimostrarci che sia possibile comunque trovare la  via della redenzione attraverso la ricerca della verità e di una diversa spiritualità. Sia pur tra mille dubbi, la veste che indossa diviene per Daniel una sorta di armatura con la quale poter sfidare i pregiudizi della gente e le minacce del potere locale, mentre i cattolici abitanti del paese non hanno dubbi né pietà nel perseguitare perfino da morto il presunto colpevole del mortale incidente.

 

Emblematica la scena in cui Daniel si volge verso il Crocifisso quasi chiedendo come fare scelte senza la pretesa di giudicare (Non giudicate per non essere giudicati, perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati- Mt 7.1-2). 

 

In Corpus Christi colpiscono gli opposti di bene e male, carnalità e spiritualità. “Tutto questo deriva da una pura contrapposizione di sacro e profano - ha affermato il regista a Venezia -. Nel film abbiamo i rappresentanti di questi mondi, poi destinati a confluire in una sola persona. Quale delle due posizioni è falsa? In realtà esiste anche una correlazione tra sacro e profano. Si tratta di legami molto forti che spingono in direzioni morali diverse. Cos’è allora la moralità? È solo una scure su cui scivoliamo quando proviamo a procedere con le nostre vite? Mettendo in gioco tra di loro alcuni elementi cardine della nostra società all’interno di una situazione estrema, voglio porre una domanda che possa essere riferita a chiunque di noi”.

 

La sceneggiatura è stata scritta dal solo Mateusz Pacewicz con il supporto di Krzysztof Rak, in parte rimaneggiata poi dal regista per offrirci un film sobrio pur nella sua complessità, positivo nei messaggi in esso contenuti, ma anche un monito contro ortodossie religiose, ipocrisie e iniquità. 

 

Ecco il trailer ufficiale del film (da FilmIsNow Trailer & Clip in Italiano).

 

 


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