Presentato in concorso alla 78ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, Ѐ stata la mano di Dio, di Paolo Sorrentino ha vinto il Leone d'Argento (Gran premio della Giuria), mentre il giovane Filippo Scotti ha ricevuto il Premio Marcello Mastroianni. Il film, inoltre, è stato selezionato per rappresentare l'Italia agli Oscar 2022, come miglior film internazionale. Il 15 dicembre si potrà vedere anche in streaming su Netflix.
Nella Napoli degli anni ‘80 Fabio Schisa (Filippo Scotti) è uno dei tre figli di Saverio (Toni Servillo) e Maria (Teresa Saponangelo), coppia della buona borghesia, circondata dal clan di parenti, vicini e amici che condividono gioie e problemi intimi. Fabietto, come lo chiamano tutti, è incerto su quale percorso scegliere dopo la maturità classica. E le donne lo intimidiscono, ma è affascinato dalla sensuale zia Patrizia (Luisa Ranieri), vittima di disturbi psichici.
Intorno al giovane ruotano gli affetti familiari tra scherzi materni, battute paterne, sogni di un fratello che vuole diventare attore, una sorella che occupa sempre il bagno, e tanti particolari personaggi napoletani: un mondo sereno purtroppo destinato a scomparire all’improvviso, creando un vuoto difficile da colmare.
“I miei erano persone “leggere”. Mia madre adorava fare gli scherzi al telefono, che se ci pensi era davvero un passatempo d’epoca che oggi non esiste più. E faceva la giocoliera con le arance - ha raccontato il regista -.
Mio padre? Aveva davvero l’allergia per il telecomando. Tutti avevano la tv a colori, noi andammo avanti per anni con quella in bianco e nero. Poi cedette. Ma il telecomando, quello non volle mai prenderlo. Daniela era davvero così. Io la ricordo sempre chiusa in bagno. Era tanto più grande di me e per me era bellissima. Proprio perché era sempre davanti allo specchio del bagno. Viveva già fuori casa quando i miei morirono. Ma tornò per occuparsi di me e di mio fratello”.
Paolo Sorrentino riesce a mettere in scena la storia intima e dolorosa della perdita dei genitori, morti asfissiati nel sonno dal monossido di carbonio mentre erano in vacanza a Roccaraso, quando lui non era presente perché seguiva una partita del Napoli.
“I miei andarono a Roccaraso, dove avevamo appena preso casa - ricorda Sorrentino - Dovevo andare anch’io, ma papà mi diede il permesso di seguire la squadra in trasferta. Non l’aveva mai fatto. E così io mi salvai. La mano di dio, appunto… L’ultima volta che li vidi, fu quando mi salutarono…Volevo raccontare i miei sentimenti dell’epoca, più che i fatti. Sono tornato indietro per “ricostruire” le mie emozioni. Ho scoperto davvero che stavo sempre fermo. Immobile”
“È stata la mano di Dio a salvarti, è stato lui!”- urla nel film Alfredo (Renato Carpentieri) guardando negli occhi Fabietto. Allusione a un dio terreno, Maradona, considerato dai napoletani un mito simbolo di riscatto oppure a un Dio vero che ci protegge dal cielo?: un mix di sacro e profano che aleggia sempre nel film, così comedolre, commozione e gioia, un’opera essenziale che arriva dritta al cuore senza retorica, un’opera corale in cui noi napoletani ci sentiamo anche un po’ protagonisti, non solo perché coinvolti dalle vicende umane del regista, ma anche per il caleidoscopico contesto di una città che ci appartiene e amiamo.
Ottime regia e sceneggiatura di Paolo Sorrentino, splendido cast includente oltre ai già citati Toni Servillo, Teresa Saponangelo, Luisa Ranieri, Renato Carpentieri, anche Massimiliano Gallo, Betti Pedrazzi, Ciro Capano, Enzo Decaro, Carmen Pommella, Biagio Manna, Lino Musella, Marlon Joubert, Alfonso Perugini, Sofya Gershevich, Paolo Spezzaferri, Rossella Di Lucca, Antonio Speranza. Notevoli musiche di Lele Marchitelli, fotografia di Daria D'Antonio, montaggio di Cristiano, scenografia di Carmine Guarino.
Tra i film di Paolo Sorrentino ricordiamo L'uomo in più, Le conseguenze dell'amore, L'amico di famiglia, Il divo, This Must Be the Place, La grande bellezza, Youth, Loro.
Ecco una intervista al regista e a T. Servillo (da Coming Soon)