di Giulia Anzani
La California, di Cinzia Bomoll, in anteprima alla Festa del Cinema di Roma. Piera Degli Esposti è la voce narrante, Le Donatella le protagoniste di questa pellicola tra il drammatico e il thriller, che uscirà nelle sale il 17 novembre.
Non il conosciuto Stato degli USA, ma una piccola frazione nel modenese: è questa La California di Ester e Alice, le gemelle omozigote protagoniste del nuovo film di Cinzia Bomoll, interpretate da Le Donatella, al secolo Silvia e Giulia Provvedi. Dopo il loro esordio ad X-Factor nel 2012 e una naturale crescita in ambito musicale, le gemelle approdano sul grande schermo.
Arrivano al tappeto rosso della Festa del Cinema di Roma (13-23 ottobre) - dove il film è presentato in anteprima nazionale - “con il cuore colmo di gioia”, come scrivono nelle storie condivise sul loro profilo Instagram. Il film, distribuito da Officine Ubu, uscirà nelle sale italiane il 17 novembre.
Ester e Alice, con la loro somiglianza fisica, sono metafora del dualismo ontologico presente in ogni persona. Si tratta di un concetto fondamentale per capire appieno l’essenza dell’umano, che la Bomoll tratta con poche remore e tanta semplicità, riuscendo a raccontare una storia accattivante e intrigante. “Sono entrata subito in questa storia perché ho sempre desiderato essere due”, disse Piera Degli Esposti, co-sceneggiatrice del film nonché voce narrante. Chiamata Saetta, è un’ex staffetta partigiana che mai si vede fisicamente. Il film è dedicato all’attrice, scomparsa il 14 agosto nel 2021.
Nei 100 intensi minuti di film si passa, con continui flashback e flashforward, dal bagliore bambinesco di un’unione che sembra indistruttibile, al progressivo e sempre più evidente annullamento di una delle due donne - “come spesso succede alla parte più nera dell’anima”, dice la regista. Le gemelle vanno a passo spedito e inesorabilmente incontro al loro destino, fatto di rapporti controversi e situazioni pericolose, costruito in un contesto provinciale, e alla ricerca di un riscatto personale.
“Mia madre mi diceva sempre: se non fai la brava ti butto nella California! Qui la chiamano così, la distesa di campi di grano che arriva fino all’orizzonte. Questa distesa senza fine, dove non c’è niente… ma dove può succedere di tutto”: è con questo incipit di Saetta/Piera Degli Esposti che veniamo catapultati nella fetta di mondo, rappresentata da una qualunque frazione di provincia italiana, nello specifico: la California.
E così, siamo dentro fino al collo in questa coinvolgente storia di formazione che ci porta a guardare il mondo con, citando ancora una volta la regista, “lenti amorfiche degli anni ’70, in grado di deformare la realtà, come fa la nostra immaginazione quando c’è il desiderio di fuggire da qualcosa”, stuzzicando la nostra pulsione verso un mondo ormai finito.
Siamo a cavallo tra gli anni ’80 e gli anni ’90, in un “posto di frontiera, selvaggio, dimenticato da Dio”, come dice la calda voce narrante di Degli Esposti, con “sopra un cielo troppo pesante e sotto una terra troppo bassa”, tra le praterie e le fabbriche. Il tempo che passa è scandito non solo dalla naturale crescita delle protagoniste, ma anche dagli avvenimenti che scorrono sullo sfondo, feroci e repentini: l’esplosione della bomba alla stazione di Bologna, il crollo del muro di Berlino, le prime apparizioni di Berlusconi in veste di politico in tv.
E non manca qualche richiamo alla cultura pop di quel tempo, come i poster di Kurt Cobain e Ian Curtis, o i maiali del papà delle gemelle, Yuri il punk (Lodo Guenzi), che si chiamano con nomi di cantanti (Iggy Pop, Joe Strummer, Sid…).
Nel corso della visione, possiamo analizzare i rapporti sempre più complessi e controversi delle gemelle con chi le circonda - a partire da quello che hanno l’una con l’altra, in una sorta di perenne competizione -, in un ambiente fortemente caratterizzato dai contrasti politici e sociali.
Osserviamo il rapporto con il padre, un punk alcolizzato con una evidente sindrome di Peter Pan, e con la madre, Palmira (Eleonora Giovanardi), segnata dalla depressione post partum e dalla giovinezza finita troppo presto, ma anche con l’anziano nonno, Tuono (Andrea Roncato), ex partigiano, sempre impegnato - anche solo idealmente - nella lotta per la giustizia.
E poi, il rapporto con tutti gli altri personaggi che gravitano attorno al mondo delle protagoniste, come la barista del circolo Lucia (Nina Zilli) e i soliti avventori, tra cui Gualtiero detto Malagoli (Stefano Pesce) personaggio fondamentale, seppur inizialmente marginale. O come i nuovi arrivati Allende (Alfredo Castro) e suo figlio Pablo (Riccardo Frascari), che sconvolgeranno per sempre gli equilibri.
Il cast scelto è entrato perfettamente nella mentalità richiesta, e interpreta la propria parte calzando il ruolo come un guanto. L'ambientazione fa entrare in una dimensione altra, senza alienare dalla realtà ma facendo fluttuare su un mondo familiare ai più - quello della provincia - vedendolo dall'alto e riuscendolo ad osservare da un nuovo punto di vista.
Merito anche delle frasi, sempre puntuali, della evocativa voce narrante di Piera Degli Esposti, che accompagna lo spettatore in questo viaggio nella California.