di Giulia Anzani
Questo genocidio, considerato tra i più sanguinosi del XX secolo con oltre 500.000 morti assassinati, è identificato come “Metodo Giacarta”. Il documentario “C’era una volta l’Italia - Giacarta sta arrivando” scritto e diretto da Federico Greco e Mirko Melchiorre, distribuito da Fil Rouge Media e prodotto da Studio Zabalik, con il sostegno della Regione Lazio, si apre proprio con la spiegazione di questa parte di storia, spesso dimenticata presso l’opinione pubblica.
Nei dieci anni successivi ai fatti d’Indonesia, il metodo Giacarta venne messo in atto in diversi Paesi del Sudamerica tra cui il Cile del presidente eletto Allende.
A pochi minuti dall’inizio del documentario, sentiamo proprio la sua voce presso l’Assemblea Generale dell’ONU del 4 dicembre 1972, appena 11 mesi prima del golpe di Pinochet in cui perse la vita. “Le grandi imprese multinazionali attentano agli interessi dei Paesi in via di sviluppo e la loro azione dominatrice agisce anche nei Paesi industrializzati in cui hanno sede. La fiducia in noi stessi, che incrementa la nostra fede nei grandi valori dell’umanità, ci dà la certezza che questi valori dovranno prevalere e non potranno essere distrutti”.
Inizia poi il racconto: siamo a Cariati, paese in provincia di Cosenza. Oggi.
Un gruppo di ribelli decide di osare occupando l’ospedale Vittorio Cosentino di Cariati chiuso dal 2010. Il documentario seguirà il corso e l’evoluzione dell’occupazione, sostenuta anche da esperti, intellettuali, medici e attivisti, italiani e internazionali, tra cui Gino Strada, Kean Loach e Roger Waters. Quest’ultimo già nel dicembre scorso aveva lanciato un appello per la riapertura dell’ospedale con un breve video sulla pagina Facebook del movimento “Le lampare Bassojoniocosentino”.
Nel corso dei 120 minuti, le autorevoli voci di cui sopra, raccontano le responsabilità a livello locale e globale dell’attacco al diritto alla salute pubblica, a partire dal 1992 quando le U.S.L. divennero A.S.L. iniziando, di fatto, a trattare la sanità come una qualunque azienda.
L’occupazione ha avuto un grande richiamo mediatico, finendo in programmi come Propaganda e Otto e mezzo. Ma l’obiettivo è continuare a far parlare, tornare a far parlare della mala sanità calabrese che, oltretutto, negli ultimi tre anni è stata ferocemente colpita dalla pandemia da Covid.
Un documentario forse non può cambiare le cose ma di certo può mantenere viva la memoria, dare coraggio per continuare le battaglie di civiltà ancora necessarie, soprattutto in tutti i Sud del mondo, geografici ed etici.