Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

21/11/24 ore

Ritorno a Seoul, di Davy Chou. Il tema della ricerca d’identità


  • Giovanna D'Arbitrio

Presentato al Festival di Cannes 2022 nella sezione “Un Certain Regard”, con il titolo All the people I'll never be (Tutte le persone che non sarò mai), Ritorno a Seoul,scritto e diretto da Davy Chou è stato scelto per rappresentare la Cambogia nella categoria miglior film in lingua straniera agli Oscar del 2023.

 

Il film racconta la storia di Freddie (Park Ji-Min), una ragazza francese di 25 anni che torna in Corea del Sud per indagare sulle sue origini. Adottata da una coppia francese in effetti non era più tornata nel suo paese natio dove al suo ritorno dopo tanti anni, all’inizio si sente a disagio senza conoscere lingua, cultura, tradizioni, benché il suo volto riveli origini coreane, un volto antico, “ancestrale”, secondo i suoi nuovi amici. 

 

Decisa a rintracciare i suoi genitori biologici, cerca di ricostruire la sua identità, provando a comunicare con un padre alcolizzato, una madre che si nasconde e quant’altro. Alla fine farà nuove esperienze e la sua vita avrà svolte inaspettate.

 

In fondo l’anima di Freddie appare in bilico tra due identità, come la sua clavicola fratturata, come la divisione tra le 2 Coree: un personaggio difficile, una donna dura, spigolosa alla ricerca di un contesto di appartenenza, una ricerca che in fondo accomuna tutti gli esseri umani finché non comprendono che non bisogna indagare solo nel mondo esterno, ma dentro se stessi. Una storia autobiografica almeno in parte, ma una storia centrata soprattutto sul tema della ricerca di identità e di un posto nel mondo.

 

Come lo stesso regista ha affermato, il film s’ispira alla storia di una sua amica coreana che egli ha accompagnato a incontrare il suo padre biologico, ma essendo egli stesso nato e cresciuto in Francia da genitori cambogiani, ha ammesso che c’è nel film anche in parte la sua esperienza personale: “Credevo fosse solo una bella storia che volevo raccontare, la sentivo a livello emotivo e volevo inoltre mostrare una versione diversa, meno riconciliante, delle storie di adozione, spesso piene di cliché - ha detto -. Invece, scrivendo, ho realizzato che il film era profondamente connesso alla mia vita, perché sono nato e cresciuto in Francia ma ho un legame con la Cambogia, in cui sono andato per la prima volta a 25 anni, proprio come Freddie. E come lei ero molto sicuro della mia identità, dicevo «sono francese», sentivo una sorta di rifiuto iniziale. Alla fine ho scoperto che il film rifletteva anche qualcosa di mio, così ho trovato il modo di intrecciare me stesso all’esperienza della mia amica e a quella della protagonista”.

 

Tra gli interpreti citiamo Ji-Min Park, Oh Kwang-Rok, Guka Han, Sun-young Kim, Yoann Zimmer, Louis-Do de Lencquesaing, Ouk-Sook Hur, Seung-Beom Son, Dong Seok Kim, Emeline Briffaud, Cheol-Hyun Lim, Régine Vial, Cho-woo Choi. La fotografia è di Thomas Favel, le musiche sono di Jérémie Arcache, Christophe Musset.

 

Il regista franco-cambogiano, Davy Chou, è nato nel 1983 a Fontenay-aux-Roses, Francia. tra i suoi film ricordiamo Expired, Golden Slumbers(documentario), Cambodia 2099 (cortometraggio), Diamond Island, per i quali ha ottenuto vari riconoscimenti.

 

Ecco il trailer del film.

 

 


Aggiungi commento