Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

26/12/24 ore

La caduta della casa degli Usher: la miniserie antologica di Mike Flanagan targata Netflix



 di Giulia Anzani

 

Tratta dall’omonima opera di Edgar Allan Poe del 1839, la miniserie La caduta della casa degli Usher dal 12 ottobre è disponibile su Netflix. L’ideatore e regista è Mike Flanagan, appassionato di horror e già noto per la miniserie Midnight Mass (2021) oltre che per, tra gli altri, l’adattamento del libro di Stephen King Il gioco di Gerald (2017) e il sequel di Shining, Doctor Sleep (2019).

.

Patriarca della controversa dinastia degli Usher e narratore della storia, Roderick Usher (Bruce Greenwood) è l’amministratore delegato dell’azienda farmacologica Fortunato, divenuta impero grazie alla creazione e alla messa su mercato del Ligodone, un farmaco (fittizio) nell’occhio del ciclone a causa dei gravi effetti collaterali. La vicepresidente dell’azienda è sua sorella, la cinica e spietata Madeline (Mary McDonnell), mossa come suo fratello dalla brama spasmodica di denaro e potere dopo una vita di stenti. 

 

Roderick, ormai anziano e in preda alle allucinazioni, si sente direttamente responsabile per le tanto violente quanto incredibili morti dei suoi sei figli - legittimi e non - di cui racconta, nel corso degli episodi tramite l’espediente del flashback, all’assistente procuratore C. Auguste Dupin (Carl Lumbly) che da anni cerca di far incriminare la Fortunato per i misfatti commessi ma sempre prontamente insabbiati. Le cruente e bizzarre dipartite dei suoi sei figli sono l’inizio della fine, dunque, per la casa degli Usher.

 

Anestetizzati dal loro privilegio e imbottiti di avidità dallo stile di vita donatogli dal padre, ciascuno dei figli di Roderick ha un disturbo mentale - dalla mitomania alla paranoia, dalla megalomania al narcisismo - e un nome che arriva direttamente dai racconti di Poe e che suggerisce un’indicazione circa il destino che li aspetta.

 

C’è Frederick (Henry Thomas), primogenito di Roderick avuto con la sua prima moglie Annabelle Lee (Katie Parker), CEO dell’azienda di famiglia, alla perenne ricerca dell’approvazione paterna, che viene costantemente schernito dai fratellastri; Tamerlane “Tammy” (Samantha Sloyan), coinvolta in minor misura nell’azienda di famiglia, che ripugna Juno (Ruth Codd) giovane e attuale moglie del padre, al punto di non riconoscerne l’esistenza. Iniziano poi i “bastardi”, così chiamati dai due figli legittimi, che non nutrono per loro alcun tipo di affetto: Victorine LaFourcade (T’Nia Miller) una cardiochirurga che si occupa di ricerca e sviluppo dei dispositivi medici per conto della Fortunato, e nasconde la sua vera natura priva di scrupoli dietro la facciata del medico altruista; Napoleon “Leo” (Rahul Kohli), dal temperamento infantile e incapace di riconoscere i propri limiti, dedito alle droghe e lontano dall’azienda di famiglia, è uno sviluppatore di videogiochi; la dispotica e anaffettiva Camille L’Espanaye (Kate Siegel), a capo del dipartimento delle pubbliche relazioni della Fortunato. 

 

Infine Prospero “Perry” (Sauriyan Sapkota), che vuole affermarsi nel mondo della vita mondana notturna aprendo una propria catena di night club, è un giovane disnibito e dissoluto spesso causa d’imbarazzo per la sua famiglia.

 

Altro personaggio importante è l’alleato della famiglia Usher, Arthur Pym (Mark Hamill) divenuto procuratore legale della famiglia dopo una vita di avventure inquietanti in mare, il cui nome completo è Arthur Gordon Pym, tratto dal nome del protagonista dell’unico romanzo scritto da Edgar Allan Poe: Le avventure di Arthur Gordon Pym (1838).

 

Ultimo personaggio da citare, ma non per importanza, è la misteriosa Verna (Carla Gugino), imprevedibile e mutabile presenza indissolubilmente connessa alle vicende della famiglia Usher.

 

Ricca di riferimenti all’opera omnia del maestro del terrore, sin dalla scelta dei titoli di ogni singolo episodio, la miniserie si propone come horror riuscendo a calzare perfettamente nella definizione più specifica del genere: non i jumpscare o il sangue, non la brutalità dei delitti, quanto l’orrore dell’animo umano. La crudeltà del circolo vizioso dei c.d. Big Pharma che crea domanda a scapito del consumatore per generare offerta al solo scopo di lucrarci sopra. Gli eccessi che portano ad una inevitabile, disastrosa, sanguinolenta fine che regala allo spettatore la soddisfazione vagamente immorale del contrappasso. 

 

La pochezza dei potenti, la povertà (non salariale) dei ricchi. Una storia dolorosa e atroce, che mette lo spettatore di fronte a una riflessione importante sulla società odierna, mettendo in evidenza l’attualità dei temi affrontati da Poe.

 

 


Aggiungi commento