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12/10/24 ore

POESÌ di Rino Mele. È una pioggia quel velo davanti agli occhi, e tu pensi



Questi versi, che ho appena scritto, vogliono essere un affronto al perbenismo, la prudente paurosa distanza nei riguardi di chi soffre, la superciliosa superbia accademica, la sapienza sciatta di molti, il loro consueto chiudere in veloci formule il dolore per esorcizzarne la paura. "Cerbero, fiera crudele" è dal VI dell’Inferno.

 

 

 

 

 

RINO MELE

  

 

È una pioggia quel velo davanti agli occhi e tu pensi

 

 

È una pioggia quel velo davanti agli occhi e tu pensi

sia il dolore

ma il dolore non si vede, t’impedisce di respirare e non 

è un’immagine,

del dolore sappiamo solo la parola dolore, 

non che ti prende alla gola e l’apre e tu non vedi più niente,

solo il tuo volto

che non è più il tuo. 

Quando un altro soffre, puoi solo 

ascoltarlo in silenzio

e lasciarti contaminare, accettarne il contagio.

Il dolore non ha niente a che fare con la parola dolore, ti viene da

vomitare e il tuo volto 

ti vomita accanto, contro, dentro le mani che non riconosci più. 

Chi prova quello strazio non sa 

da dove gli venga, sa solo che non lo abbandonerà.

Riuscirà per qualche stagione a dimenticare, un’estate torrida, una

primavera azzurrina, poi, all’improvviso, 

sai che sei senza volto, senza maschera, foto tessera, il codice fiscale

segnato su un foglietto, 

sei di nuovo prigioniero di quei sensi di colpa 

che sembrano una triplice bocca che stringe. Cerbero, fiera

crudele, non ti lascia

dormire, ti chiede di gridare,

e allora inizi a correre dove la cerimonia non lo prevede, sei l’unico a

farlo. Sono tutti spaventati,

ognuno finge 

sia naturale, non si può rovinare la festa, tutti sorridono quando ti togli le

scarpe, qualcuno si slaccia anche le sue per gioco,

per complicità terapeutica.

“Non è niente, capita a tutti". 

Nessuno s'accorge quando diventa un altro, e chiede a un giovane

impiegato impreparato il proprio nome: “Chi sono?”,

s’affanna, “Sia così gentile da dire il mio nome, mi sono perduto

in questo teatro, forse è una sala 

operatoria molto affollata, può dirmi se ho un nome?”.

 

 

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Rino Mele (Premio Viareggio Poesia 2016, terna finale con “Un grano di morfina per Freud", ed. Manni) scrive, il venerdì e il martedì, su “Agenzia Radicale”. Dal 2009 dirige la Fondazione di Poesia e Storia. Il nome della rubrica è “Poesì”, come nel primo canto del “Purgatorio” Dante chiama la poesia.

 

 

  

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