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24/11/24 ore

Poesì di Rino Mele. Sapere d'esser nati



Natale è diventato il contrario di se stesso, si fa festa, si grida, un teatro continuo ed osceno per dimenticare.

 

Dovremmo aprire il silenzio ed entrarci.

 

 

 

 

 

RINO MELE

 

 

Sapere d'esser nati 

 

Dai racconti di Natale i bambini

apprendono d’essere nati,

sanno l’aceto e il sale

su quella notte,

imparano che si nasce

nudi

come gli animali, 

e le grandi

stelle scendono e sembrano 

un mare

su quel dolore.

I bambini ascoltano e chiedono

se sia vero che Gesù

premeva le sue manine 

nella creta 

e formava piccoli uccelli che 

volavano via dalle dita.

Guardano 

l’asinello, 

Il vitello che trema, e scalcia 

per il freddo, 

hanno appreso che si è esposti 

alla morte,

ed essa ci dorme accanto

quando nel sonno sperdiamo

la strada.

Il giorno azzurro di Natale 

è un abbecedario,

ogni figura è tremenda, 

ha una diversa voce

che si addolcisce e divora:

la madre 

uccide la gallina,

Il pastore scanna l’agnello, 

Il re Erode il bambino più vicino.

C’è un grande vento stasera,

che porta tutti via,

resta Gesù appena nato 

nel deserto

e i cavalli alti dei Magi

che girano intorno alle loro 

ombre prima di tornare.

 

 

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Rino Mele (Premio Viareggio Poesia 2016, terna finale con “Un grano di morfina per Freud", ed. Manni) scrive, il venerdì e il martedì, su “Agenzia Radicale”. Dal 2009 dirige la Fondazione di Poesia e Storia. Il nome della rubrica è “Poesì”, come nel primo canto del “Purgatorio” Dante chiama la poesia.

 

 

 

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