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21/11/24 ore

POESÌ di Rino Mele. Le cose che la notte cancella



In questi giorni di luglio aspro e caldissimo, mentre i nostri amici partono su stanche automobili, per andare a gettarsi nudi su spiagge assolate, contenti di nuovi tormenti, abbiamo la sensazione che il linguaggio sembri ritrarsi in se stesso, come un rimprovero: una metafisica linea che nasconda la nostra bocca e ne liberi il silenzio.

 

 

 

 

 

Rino Mele

 

 

Le cose che la notte cancella

 

 

Se un giorno cadessimo nel contrario 

del linguaggio,

coi suoni diventati calce 

tra le mani,

a chiedere pietà a noi stessi,

senza più la pretesa di dare alle parole 

un valore 

estremo di conoscenza,

tanto esse somigliano al silenzio, 

alle smorfie mute dei pesci 

in un grande acquario:

come nel sogno 

quando senti la tua voce, ma come 

parlasse un altro,

e non sai se stai uscendo dalla stanza

di cui apri la porta,

ed è una casa senza finestre,  

mentre il volto 

amato di una donna mai dimenticata

- ombra e cenere -

nasconde il musicale tempo 

del suo dolore.

Senti ancora la sua voce tornare indietro 

come un’eco, 

fuggire verso di te e, scomparendo, 

venirti incontro: 

un immobile silenzio grida l’aspra 

attesa. La notte 

cancella 

le cose con gli occhi arguti della fine.

  

_________________________________  

 

 

Rino Mele (Premio Viareggio Poesia 2016, terna finale con “Un grano di morfina per Freud", ed. Manni) scrive, il venerdì e il martedì, su “Agenzia Radicale”. Dal 2009 dirige la Fondazione di Poesia e Storia. Il nome della rubrica è “Poesì”, come nel primo canto del “Purgatorio” Dante chiama la poesia.

 

 

 

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