Un Vangelo apocrifo ("Vangelo dell'infanzia arabo siriaco") ci dice l'ora in cui Gesù nasce, ed è il tramonto: "Giunti a una grotta, Maria disse a Giuseppe: 'È imminente per me il momento di partorire, e non posso proseguire fino alla città. Ma entriamo in questa grotta'. Questo avvenne mentre il sole tramontava. E Giuseppe corse subito per far venire da lei una donna che l'assistesse".
È un'ora rivoluzionaria rispetto a quella che siamo abituati a immaginare per la nascita di Gesù, quella del Vangelo di Luca che parla dei pastori che fanno la guardia al gregge, di notte.
RINO MELE
Nacque nel fuoco del tramonto
Al tramonto è nato Gesù ed era sola, Maria,
col dolore necessario
a partorire.
Aveva chiesto a Giuseppe di cercare
una donna che l’aiutasse, il sole era grande
e ingrandiva all’orizzonte,
sembrò entrare con lei nella grotta
che divenne rossa
come un vulcano. Mentre il sole si ritraeva
Gesù nasceva, la giovinetta
ebrea lottò con Dio, come sempre la madre
col figlio, quando nasce: vuol trattenerlo
e lasciarlo andare, non sa
dove lei stessa finirà, spezzata nel corpo
che non è più suo, a ricordare. Tornò Giuseppe
con una vecchia ebrea
ma il bambino era già lavato, fasciato. Nella
luce di una mangiatoia, sul fieno
fresco, lo splendore
era musicale, un vento estremo che dita lievi
continuavano a tessere. Angeli
suonavano zampogne, i pastori in aria con le ali.
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Rino Mele (Premio Viareggio Poesia 2016, terna finale con “Un grano di morfina per Freud", ed. Manni) scrive, il venerdì e il martedì, su “Agenzia Radicale”. Dal 2009 dirige la Fondazione di Poesia e Storia. Il nome della rubrica è “Poesì”, come nel primo canto del “Purgatorio” Dante chiama la poesia.
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