Maurizio De Giovanni, è nato a Napoli nel 1958, dove vive e lavora. Ha vinto nel 2005 un concorso per "giallisti" esordienti con un racconto focalizzato sul personaggio del commissario Ricciardi che poi ha dato vita ad un ciclo di romanzi pubblicati da Einaudi: Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera (Premio Viareggio e Premio Camaiore).
Nel 2012 è apparso Il metodo del coccodrillo (Mondadori,) nel 2013 sono stati pubblicati da Einaudi I bastardi di Pizzofalcone . Buio, In Fondo al tuo cuore nel 2014 e infine nel 2015 appare Il Resto della settimana (Rizzoli 2015), diverso dagli altri poiché si concentra sul mondo del calcio e dei tifosi napoletani.
"Il resto della settimana" è diviso in 6 capitoli con i nomi dei giorni della settimana dal lunedì al sabato e significativi titoli e sottotitoli per ogni paragrafo che preparano il lettore al tema da trattare: 1) Lunedì - Passione e sfogliatelle (Elogio dei distinti - La presa di Torino); 2) Martedì -Salsicce e friarielli, padri e figli (Ti racconto il 10 maggio - Luiz torna a casa); 3) Mercoledì - Aroma di caffè, profumo di magia (il miracolo di Margherita); 4)Giovedì - Una sfogliatella dell’altro mondo (Lunga storia del gol più bello del Mondo); Venerdì - La Cappella dei Cappuccini (Atto di Fede); Sabato - Corna e cornetti (Il Colpo di fortuna).
Tutto si svolge in un vecchio bar, quello di Peppe, dove pare che il tempo si sia fermato alla "Napoli di un tempo", un piccolo locale dove, come in passato, si accendono non solo vivaci discussioni in attesa dell’Evento della domenica, ma si raccontano anche divertenti o toccanti storie di tifosi, legate alla "passione" del calcio e alle partite più belle del Napoli. Il "professore", seduto in un angolo, ascolta e prende appunti per inserirle nel suo prossimo libro.
Nella presentazione del testo si legge: "Il bar di Peppe è un minuscolo porto di mare nel ventre di Napoli. Uno di quei bar accoglienti e familiari, sempre uguali a se stessi, dove sfogliatelle e caffè sono una scusa per chiacchierare, sfogarsi, litigare e fare pace. Inferno o paradiso, dipende dal momento. Ma più di ogni altra cosa è il luogo ideale dove prepararsi all'Evento, quello che la domenica pomeriggio mette tutti d'accordo intorno a un'unica incontrollata passione.
Alla cassa del bar c'è Deborah, rigorosamente con l'acca, ostentata come un titolo nobiliare che parla al cellulare sempre incastrato tra spalla e testa, mentre Ciccillo, il tuttofare di origine asiatica, è ovunque perché non si ferma mai. A uno dei tavolini siede invece il Professore, attento osservatore dei sentimenti umani, che a un passo dalla pensione ha deciso di scrivere un libro facile, che sappia parlare a tutti. Già, ma quale argomento può raggiungere il cuore e l'anima della gente?
La risposta è sotto i suoi occhi, nella trepida attesa dell'Evento. Il resto della settimana è un vero romanzo sudamericano: è gioia e nostalgia, è la poesia di un sogno, è la celebrazione di un gioco. È un diario dell'emozione che uomini e donne vivono giorno dopo giorno e che calamita ricordi, ossessioni e amori. È come il caffè napoletano, una sintesi perfetta di gusto ed energia: ti colpisce forte e ti dà il coraggio per affrontare le avversità della vita, fuori dal bar".
Il testo di De Giovanni in effetti mette in rilievo in particolare gli aspetti positivi dei tifosi napoletani, i "malati, come egli li definisce: nel suo racconto non c’è violenza e degrado, ma solo sentimenti buoni come l’amicizia, un bel rapporto tra generazioni, ricordi che uniscono genitori e figli facilitando il dialogo malgrado i social network, divertenti riti scaramantici, magia, "napoletanità" sana che aggrega e non disgrega.
Giovanna D’Arbitrio
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