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18/11/24 ore

La tentazione (sbagliata) di andarsene fuori dall'Europa


  • Antonio Marulo

Eravamo la nazione più entusiasta, oggi siamo i più scettici. L'Europa non ci piace più e siamo gli unici che ipotizziamo un referendum per decidere se restare o tornare alla cara liretta. Le prossime elezioni potrebbero regalarci una maggioranza parlamentare eterogenea, ma pronta ad assecondare questa tentazione di andarsene che ha spinto Lorenzo Bini Smaghi a scrivere un libro per dirci, invece, che l'euro non è l'origine di tutti i mali e che all'Italia non conviene uscire, anzi.

 

Bini Smaghi parte dai numeri, illustrati in modo semplice e chiaro, per poi arrivare a conclusioni ben diverse da quelle che siamo ormai abituati a sentire, smontando in primis la vulgata prevalente secondo cui il motivo principale della forte frenata dell'economia europea dopo il 2011 sia stata l'austerità imposta dal Fiscal compact e il cambio della moneta.

 

Presentato a Roma venerdì 26 maggio in collaborazione con l'Istituto Affari Internazionali (IAI), il volume offre buoni spunti di riflessione e rappresenta un'ottima base per confrontarsi su un tema cardine dei prossimi mesi, lontano dagli stereotipi e da tanti luoghi comuni che portano la politica a dare “risposte semplice a problemi complessi”, senza porsi minimamente il problema di spiegare il contenuto di proposte perlopiù campate in aria.

 

“Abbiamo perso competitività? Usciamo dall'euro!”. “C'è troppo debito pubblico? Ripaghiamone solo una parte!”. “C'è troppa povertà? Diamo un reddito a tutti!”. C'è troppa immigrazione? Costruiamo un muro!”. L'economia non cresce a causa della concorrenza cinese? Mettiamo dei dazi!”. In questo modo la “via populista” diventa la strada maestra e sbrigativa che una classe dirigente a corto di credibilità, incapace di rinnovarsi e senza coraggio decide di percorrere, in preda al dilemma illustrato da Junker con il motto: “sappiamo quali riforme dobbiamo fare, ma non sappiamo come farci rieleggere dopo averle fatte”.

 

Da qui – appunto - la tentazione molto italiana di dare sempre la colpa agli altri, negando nei fatti evidenze e addebiti sulle cause peculiari che frenano la nostra economia, “come il contesto amministrativo, burocratico, giuridico diventati più opprimenti, la scarsa concorrenza, la corruzione dilagante, l'arretratezza della pubblica istruzione, il ritardo degli investimenti pubblici, il sistema di sovvenzioni a favore di aziende decotte, l'ingolfamento del sistema bancario, la dimensione troppo piccola delle imprese che scoraggia ricerca e sviluppo, l'assenza di meritocrazia, l'evasione fiscale dirompente...".

 

Problemi, questi, troppo grandi ormai per una politica che ha abdicato da tempo al suo ruolo. Più semplice, invece, scaricare le colpe e dire che “il paese cresce poco, perché è oppresso dalle regole europee, perché gli è stata tolta la sovranità”..., persino di decidere sulla dimensione standard dei cetrioli!

 

la Tentazione di Andarsene è edito da il Mulino e costa 15 euro.

 

 


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