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18/11/24 ore

La Ragazza con la Leica, di Helena Janecze. Vincitore del XXII Premio Strega



La Ragazza con la Leica”, il nuovo romanzo di Helena Janeczek, narra la storia di Gerda Taro, il cui vero nome era Gerta Pohorylle, ebrea polacca socialista e antinazista che finì anche in carcere per le sue idee. Decise di scappare con un amico a Parigi dove conobbe il fotografo ungherese Endre Friedman, anch'egli ebreo e comunista. Gerda s’innamorò di Endre che le insegnò a fotografare usando una Leica. Insieme inventarono il personaggio “Robert Capa”, fantomatico fotografo americano giunto a Parigi per lavorare in Europa. Grazie a questo escamotage, riuscirono ad avere successo e a guadagnare parecchi soldi.

 

Nel 1936 entrambi decisero di seguire sul campo la guerra civile spagnola, diventando validi testimoni della guerra con molti reportage pubblicati su "Regards" e "Vu." Bella, affascinante e coraggiosa, Gerda rischiò spesso la vita per realizzare i suoi reportage fotografici, tra i quali il più importante fu quello sulla battaglia di Brunete, una testimonianza dei pesanti bombardamenti dell'aviazione nazionalista. Al ritorno da Brunete, il 26 luglio 1937, Gerda  a soli 27 anni fu vittima di un terribile incidente nel quale fu travolta e schiacciata da un carro armato.

 

Nella scheda di presentazione del libro si legge che “Il 1° agosto 1937 una sfilata piena di bandiere rosse attraversa Parigi. È il corteo funebre per Gerda Taro, la prima fotografa caduta su un campo di battaglia. Proprio quel giorno avrebbe compiuto ventisette anni. Robert Capa, in prima fila, è distrutto: erano stati felici insieme, lui le aveva insegnato a usare la Leica e poi erano partiti tutti e due per la Guerra di Spagna. Nella folla seguono altri che sono legati a Gerda da molto prima che diventasse la ragazza di Capa: Ruth Cerf, l’amica di Lipsia, con cui ha vissuto i tempi più duri a Parigi dopo la fuga dalla Germania; Willy Chardack, che si è accontentato del ruolo di cavalier servente da quando l’irresistibile ragazza gli ha preferito Georg Kuritzkes, impegnato a combattere nelle Brigate Internazionali. Per tutti Gerda rimarrà una presenza più forte e viva della celebrata eroina antifascista: Gerda li ha spesso delusi e feriti, ma la sua gioia di vivere, la sua sete di libertà sono scintille capaci di riaccendersi anche a distanza di decenni. Basta una telefonata intercontinentale tra Willy e Georg, che si sentono per tutt’altro motivo, a dare l’avvio a un romanzo caleidoscopico, costruito sulle fonti originali, del quale Gerda è il cuore pulsante. È il suo battito a tenere insieme un flusso che allaccia epoche e luoghi lontani, restituendo vita alle istantanee di questi ragazzi degli anni Trenta alle prese con la crisi economica, l’ascesa del nazismo, l’ostilità verso i rifugiati che in Francia colpiva soprattutto chi era ebreo e di sinistra, come loro. Ma per chi l’ha amata, quella giovinezza resta il tempo in cui, finché Gerda è vissuta, tutto sembrava ancora possibile”.

 

Fin dalle prime pagine foto d’epoca mostrano il bel volto sfrontato e malizioso di Gerda, donna, tenace e coraggiosa. Il ritratto della sua forte personalità balza in primo piano dal libro attraverso le descrizioni dell’autrice che ne evidenzia in particolare la “gioia di vivere. Qualcosa che esisteva, si rinnovava, accadeva ovunque”. E in effetti Gerda predomina sia nell’affresco storico di Helena Janeczek, sia nel racconto delle vite dei personaggi principali, con i loro ricordi, gli ideali e le lotte, le utopie fallite: ricordi individuali e collettivi di una generazione la cui giovinezza fu travolta da dittature, guerre, genocidio degli ebrei e quant’altro.

 

Un libro interessante per l’abilità dell’autrice nel descrivere fatti e personaggi, ma talvolta appesantito dalla scarsità di dialoghi tra i personaggi stessi, in una sovrabbondanza stilistica di narrazioni, descrizioni e discorsi indiretti.

 

Helena  Janeczek, nata a Monaco di Baviera da una famiglia ebreo-polacca, vive in Italia da oltre trent’anni. Poetessa e scrittrice, ha esordito con la raccolta di poesie in lingua tedesca Ins Freie (Suhrkamp, 1989), mentre ha scritto in italiano il suo primo romanzo, Lezioni di tenebra (Guanda 2011, Premio Bagutta Opera Prima) che racconta del suo viaggioad Auschwitz insieme alla madre ,là un tempo imprigionata con il marito. È inoltre autrice dei romanzi Cibo (Mondadori, 2002), Le rondini di Montecassino (Guanda, 2010).

 

Giovanna D’Arbitrio

 

 


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