Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

23/11/24 ore

Holga e la Roma degli “Imperfetti” di Claudio Di Domenico


  • Giovanni Lauricella

Se avete avuto un sogno e lo volete rivedere, forse “Claude de Dimanche”, così lo ha ribattezzato Vincenzo Sparagna, vi darà modo di rivivere quello che la memoria ha sedimentato. Per avere tale esperienza ci vogliono dei requisiti ben precisi: una discreta età, aver vissuto certi ambienti in determinati luoghi, in anni critici per la storia sociale di questo Paese. Requisiti non facili da avere perché per esserci dovevi crederci molto, perché costava tanto essere di tale ambiente.

 

Parlo prevalentemente della Roma verso la fine degli anni ’70 fino agli anni ’80, e quelli successivi di diretta provenienza: un periodo definito in vari modi ma che aveva nella speranza del cambiamento l’amalgama che lo ha animato. 

 

Claude de Dimanche è un fotografo che con l’immagine e le parole narra quel periodo che ha segnato Roma proponendolo in forma di volumetto che provocatoriamente potrebbe essere intitolato album di famiglia perché tale era la coesione dei componenti di tale fauna umana.

 


 

Come con felice sintesi ha descritto Vincenzo Sparagna “Incontriamo così, uniti dal bianco e nero consumato e antico della Holga, creatori di forme ed eventi come il regista teatrale Simone Carella, politici anomali come l’allegro e geniale Renato Nicolini, poeti solitari come Valentino Zeichen, attori come il folletto pasoliniano Ninetto Davoli, ironici cantanti pop come Edoardo Vianello, puntigliosi pensatori controcorrente come Francesco Berardi detto Bifo anima della ribelle Radio Alice, presenze erotiche come la performer SukranMoral, autonomi irriducibili come l’agitatore Daniele Pifano, manager editoriali di successo come la rubensiana Inge Feltrinelli, rivoluzionari resilienti dell’arte e della comunicazione come me medesimo, militanti rossi del cinema d’autore come Citto Maselli, vagabondi napoletani tra le stelle come l’eclettico Nino Russo, artisti visivi concettuali come Jack Sal, raffinati produttori di ironia come Ugo Gregoretti, ma anche semplici amici, un prete e una collega di lavoro, un ragazzo che gioca a palla a Piazza Vittorio, fino ai due figli dell’autore e a qualche scorcio di panorami urbani antropomorfi, raccolti per memoria intima, quasi suggestioni misteriose, allusioni visive a vicende passate e ignote”.

 


 

Erano i visi che hanno edulcorato l’immaginario collettivo di una deriva sociale, manipolata da una serie di arrivisti politici che ci hanno consegnato al degrado e all’impotenza che oggi passivamente subiamo. Personaggi che hanno contato tanto per una determinata cerchia di persone, che adesso vivono spaesate in un mondo incomprensibile, che guardano basite gli accadimenti come sorprese che vengano fuori dal cilindro di un mago stregone.

 

La “macchina del tempo” che ha usato Claudio Di Domenico per riportarci in quei ormai lontani ricordi è “Holga”, una toy camera che usa rullini analogici di forma quadrata 6X6, che, in quanto per l’appunto imperfetta, ci fornisce un approccio in sintonia con il periodo in questione.

 

Ad esempio, mi ha sorpreso vedere un bel Renato Nicolini e un bel Simone Carella in pose dignitosissime, quando altri fotografi li hanno immortalati in maniera talmente riduttiva da depotenziarne l’attrattiva. “Imperfetti” quanto si vuole ma questi ritratti sono carichi di poesia che l’artista fotografo ci ha restituito con arguta perizia professionale.

 


 

Il viaggio nel passato di Claudio Di Domenico ci offre una testimonianza storica antologica di quel periodo speranzoso in cui, come sul Titanic, la Roma rivoluzionaria trionfava sull’orlo del dramma storico che ancora non si scorgeva all’orizzonte: una simpatica atmosfera di personaggi coraggiosi che pochi fotografi hanno saputo restituire.

 

Importante quanto toccante è la prefazione di Vincenzo Sparagna, inossidabile personaggione amato da tutti della cultura alternativa e direttore delle riviste Il Nuovo MaleFrigidairenon che animatore di Frigolandia meta di tutti gli irriducibili che testardamente vogliono incontrarsi gioiosamente.

 

 

 


Aggiungi commento