Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

18/11/24 ore

La Parola e il Silenzio, di Andrea Comincini. Un breve saggio che sollecita riflessioni


  • Giovanna D'Arbitrio

La Parola e il Silenzio, è un nuovo interessante saggio di Andrea Comincini (Ed. Divergenze), filosofo e scrittore, che sollecita riflessioni sul linguaggio del Potere, e non solo. Il libro è stato curato da Erika Cancellu, Massimo Rovati, Lorenzo Campanella e illustrato da Virginia Covoni.

 

Significativi i concetti che introducono alla lettura del libro. Sul risvolto anteriore di copertina si legge quanto segue: “Se il linguaggio della politica coercitiva domina la molteplicità minandola alla base, è nell’arte e nel linguaggio poetico l’humus dove la verità si rinnova. La poesia riconduce la parola all’orizzonte limite. Qui l’etica condivisa e plurale trova la sua dimensione, perché aperta ab origine all’altro”.

 

Sulla quarta di copertina, poi, troviamo un’illustrazione che “raffigura il silenzio eloquente della natura e quello fragoroso della parola rappresentati dalle porte della percezione che la filosofia aiuta ad individuare ed eventualmente ad aprire”. E sotto l’immagine si legge: “Il linguaggio del potere, fra cattedrali metafisiche e slogan per dominare un cittadino ridotto a consumatore, analizzato mediante gli strumenti che consentono di costruire un’alternativa: l’arte, la scienza e la contemplazione”.

 

Interessante anche una nota introduttiva dell’autore che rivela come il saggio sia nato in un giorno ordinario, illuminato da un valzer di Čajkoskij alla radio: è stato allora che ha compreso come nel silenzio non ci sia solitudine, ma l’origine della gioia. Il libro prosegue con due capitoli:1) Contemplare l’Oltre - per una filosofia dell’emancipazione;2) Commiato (per ricominciare).

 

Nel primo capitolo l’autore si sofferma sull’analisi del “Dicibile”, attraverso i paragrafi su tecnocrazia, linguaggio e violenza, linguaggio preconfezionato, e poi passando all’Indicibile, afferma che oltre il dicibile, c’è solo silenzio, poiché “in quei sovrumani silenzi”, l’uomo è un funambolo su un filo, tra dicibile e indicibile, e l’asta con cui tenersi in equilibrio è l’Arte, mentre la tecnica con cui procedere è il metodo scientifico. Nel secondo capitolo, intitolato “Commiato”, si procede attraverso i paragrafi su invenzione metafisica, questioni di sentiero e di metodo, quid est veritas 

 

Senz’altro un libro molto profondo che si avvale anche di numerose colte citazioni e bellissimi versi che supportano le idee espresse e sollecitano riflessioni sulle gabbie costruite dal Potere, perfino attraverso la filosofia che con la metafisica ha sempre tessuto trame fin dagli albori, mentre una superficiale oratoria politica, radicata non solo in violenza ma anche in slogan, persuasione e facile emotività, ha sempre indotto le masse a credere e obbedire, producendo un’economia di atti e pensieri. La tecnocrazia del passato, e ancor più quella del presente, basata sull’efficienza asettica, porta alla depersonalizzazione dell’individuo, ad annientare le anime prima dei corpi, come nei campi di concentramento.

 

Tante sarebbero ancora le riflessioni scaturite dalla lettura del libro, ma ci fermiamo qui chiedendoci: “Esiste una via d’uscita?”. A tale domanda Comincini risponde che “se il linguaggio della politica coercitiva domina la molteplicità minandola alla base, è nell’arte e nel linguaggio poetico l’humus dove la verità si rinnova” . E cita i bei versi di “Un mantello”, di W. B. Yeats: “Feci al mio canto un mantello/coperto coi rami delle antiche mitologie/dai piedi fino al collo/ma gli schiocchi lo presero per loro/Lo indossarono davanti agli occhi del mondo/quasi che loro lo avessero cucito/Canzone, lascia pure che se lo tengano/ perché ci vuole più coraggio a camminare nudi”.

 

Andrea Comincini, nato ad Alghero, laureato in Filosofia presso l’Università degli Studi Roma Tre, ha conseguito un Ph.D. in Italianistica all’University College Dublin, dove ha lavorato in qualità di Senior Tutor.

 

È stato Helm-Everett Fellow presso la Indiana University. Ha pubblicato: Itinerari filosofico-letterari, Altri dovrebbero aver paura (traduzione e curatela di lettere inedite di Sacco e Vanzetti, con prefazione di Valerio Evangelisti e con un contributo di Andrea Camilleri; Voci dalla Resistenza, una collezione di testimonianze sulla vita dei partigiani; L’anima e il mattatoio (poesie);Le ragioni di una congiura, ancora su Sacco e Vanzetti; La persuasione e la rettorica di C. Michelstaedter, edizione critica.; Nefes. Piccolo trattato sull’esistenza infranta (Tangram edizioni scientifiche). Ha tradotto e curato vari testi di letteratura angloamericana (Fitzgerald, Bennett, Melville) collabora con varie riviste filosofiche e letterarie.

 

 


Aggiungi commento