Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

21/12/24 ore

Contro il post-umano. Ripensare l’uomo pensare l’animale. Libro intervista con Silvano Petrosino di Manlio Iofrida


  • Elena Lattes

Cos’è l’uomo? E qual’è il suo posto nel mondo?

 

A queste e tante altre domande hanno provato a dare una risposta Manlio Iofrida, che insegna filosofia francese contemporanea all’Università di Bologna e Silvano Petrosino, docente di Teorie della comunicazione Antropologia religiosa e media alla Cattolica di Milano. 

 

Dall’intervista del primo al secondo in occasione di un seminario pubblico tenutosi nel capoluogo emiliano nell’ambito dei lavori del gruppo di ricerca “Officine filosofiche”, è nato un serrato confronto che è stato poi pubblicato dalle Edizioni Dehoniane di Bologna con il titolo “Contro il post-umano. Ripensare l’uomo pensare l’animale”.

 

Il dialogo fra i due comincia affrontando i primi lavori di Petrosino risalenti ai tempi della sua tesi di laurea e agli inizi del suo percorso filosofico su Emmanuel Lévinas e Jacques Derrida per proseguire con l’analisi degli insegnamenti heideggeriani sulla natura dell’uomo e sul suo modo di essere e di esistere.

 

Da questi  concetti derivano le analogie tra il filosofo tedesco e Jacques Lacan il quale affronta dal punto di vista psicanalitico il “mondo del desiderio”, la relazione fra soggetto e oggetto e il rapporto dell’uomo con l’ambiente circostante.

 

Entrambi i dialoganti criticano la “stigmatizzazione (…) che ricorda le cacce alle streghe” di Heidegger e, pur partendo da posizioni radicalmente diverse, i due professori, legati da “una lunga amicizia, umana e intellettuale, che negli anni si è consolidata attraverso scambi e collaborazioni vere e proprie intorno all’interesse comune delle [nostre] ricerche filosofiche”, si sono trovati d’accordo su alcuni aspetti fondamentali, in particolar modo sui temi riguardanti la modernità.

 

Il capitalismo inteso come ricerca della ricchezza assoluta che “non sopporta la mancanza e rifiuta la perdita” e che sfocia nel consumismo più sfrenato, ad esempio, è uno di questi.

 

Oggigiorno la corsa all’acquisto indiscriminato è un idolo che tende a trasformare il mezzo in un fine (si pensi ai prodotti tecnologici che assurgono a status symbol, a discapito di ciò che dovrebbe invece essere il loro ruolo principale, ovvero risolvere problemi o soddisfare esigenze concrete e che, non essendo utilizzati nel pieno delle loro potenzialità, vengono a perdere il legame con una funzione o con un bisogno definiti).

 

I feticci, è vero, sono sempre esistiti, non ne sono avulse nemmeno le religioni, ma pur criticandoli e denunciandone la produzione, gli “uomini continuano con evidente insistenza a fabbricare idoli consegnandosi totalmente a essi; perché?” 

 

Per tentare di rispondere a questo interrogativo, Petrosino cita Dostoevskij, la Genesi biblica, Marx e Jean Baudrillard

 

“L’uomo è al centro del creato, è il centro del creato, non perché ‘domina’ sulla natura e sugli animali, ma perché li ‘serve’, se ne prende ‘cura’, per utilizzare un termine caro a Heidegger. Mi scuso se lo ripeto per l’ennesima volta: l’abitare in senso biblico è coltivare-e-custodire, e il coltivare-e-custodire non ha nulla a che fare con il dominare, il sottomettere e il conquistare. (…) Se, dunque, vi è una ‘superiorità dell’uomo’ (le confesso che mi sembra di non avere mai usato una simile formula), essa deve essere ricondotta, molto più che alla sua stupefacente intelligenza o alla sua sorprendente creatività, alla sua capacità di bene e di servizio: ogni qualvolta un uomo compie il bene (...), ecco che subito si trova ‘al centro’, anzi diventa ‘il centro’, non in senso “ontico-spaziale”, ma “in senso ontologico-esistenziale; l’uomo è ‘superiore’ solo quando e perché è capace di un ‘servire’ che si muove al di là e oltre il ‘dominare’”.

 

Concetti complessi, ma altrettanto profondi che, data la loro grande importanza, varrebbe la pena approfondire, se possibile, anche con pubblicazioni più divulgative.

 

 


Aggiungi commento