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24/11/24 ore

Pat O’Neill, Solo Show


  • Giovanni Lauricella

Chappaqua, Love-ins, The Born Losers, The Fat Spy, The Happening, Riot on Sunset Strip sono alcuni film  cult americani fatti prima del ’68 che rivelano il clima che si respirava tra i film maker di quel tempo, della California hippies, che sono il contesto per capire le origini di Pat O’Neill.

 

Le profezie di Timothy Leary (Springfield, 22 ottobre 1920 – Beverly Hills, 31 maggio 1996) esaltavano tutta una leva di giovani, che vedevano vicino un futuro promettente se solo ci si apriva alla libertà e nuove filosofie di vita, se ci si decideva ad abbandonare i vecchi costumi che riducevano l’uomo ad un essere frustrato e complessato.

 

Ma non è di questo che voglio parlare: ho solo voluto ricordare che il potenziale rivoluzionario conferito alla droga si accompagnava quasi all’unisono con l’avvento dell’arte informale, che esplose proprio in quegli anni e che forse ebbe l’applicazione più sensazionale nei film indipendenti di quei tempi, molti dei quali erano a carattere sperimentale che solo pochi fortunati hanno nella propria memoria.

 

Per intenderci, i film che sono stati famosi da noi furono quelli editi dopo il ’69 come Easy Rider dove i due attori e “guru” della modernità cinematografica Dennis Hopper (interprete, regista e produttore) e Peter Fonda (ma c’era anche un giovane Jack Nicholson) nella famosa scena del cimitero in cui erano in preda alle allucinazioni: vi si vedevano immagini dai colori artefatti, sfuocate fino a bruciarsi, con bolle di colore trasparente che roteavano nello schermo, con un effetto speciale ottenuto con delle piccole gocce di colore messe a galleggiare nella vasellina in un contenitore trasparente messo davanti all’obbiettivo.  Un espediente creativo di giochi di luci che divenne l’emblema molto abusato delle discoteche alla moda (come a Roma il Piper ecc.).

 

Una maniera di interpretare la scena filmica che in quel tempo era molto richiesta perché era intrigante ed di grande stimolo artistico oltre che spettacolare. Parlo di effetti che adesso fanno sorridere i filmaker di oggi per le facilitazioni che offrono il digitale e i software sempre in rapida evoluzione.

 

 

Uno dei personaggi di spicco di questa nuova maniera era Pat O’Neill (Los Angeles 1939) famoso regista di Los Angeles, pioniere ed icona del cinema sperimentale che era in possesso delle tecniche e dei macchinari in grado di fornire tali diavolerie.

 

Un precursore che era tale proprio per la peculiarità della materia trattata, ma era anche un’artista a 360°, quindi pittore e scultore, che dagli inizi degli anni ’60 si seppe sempre evolvere nel tempo anticipando nuove tendenze.

 

In questi giorni da Monitor, la galleria romana a piazza Sforza Cesarini, troviamo le sue opere che sono oltre ad un video anche quadri e sculture.

 

Una tappa importante di chi vuol conoscere il “fenomeno americano” che con innumerevoli modalità e provocazioni inventive tanto ci ha influenzato.

 

 


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