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22/11/24 ore

Guido Strazza: Ricercare


  • Giovanni Lauricella

Molte volte ho manifestato insoddisfazione per delle mostre incomplete o incapaci di esprimere qualcosa di rilevante; ho avuto questa sensazione in particolare modo per alcune mostre di giovani artisti mal consigliati e gestiti da curatori non all’altezza del compito, ma che operavano con tale ènfasi che poi scadevano nel ridicolo del déjà vu.

 

Più di una volta ho sostenuto che si fanno mostre limitate all’evento, che non hanno il necessario livello artistico sperato, anomalia che in passato era molto limitata perché gli artisti facevano mostre prevalentemente solo nel momento fulgido del successo, ovvero quando nasceva una nuova corrente o si era di fronte ad un nuovo movimento artistico, trovandomi però in difficoltà a offrire esempi validi di come deve essere fatta una mostra.

 

Vedevo nel criterio della mostra antologica la maniera migliore che avesse l’artista per dimostrare al meglio le proprie capacità e dare al contempo alle istituzioni culturali lo spessore dovuto. Ciò premesso, possiamo dire che proprio in questi giorni abbiamo alla Galleria Nazionale di Roma con Guido Strazza la migliore delle ipotesi espositive cui mi potessi riferire, anche se in questo caso è la peculiarità dell’artista stesso a offrire la dimostrazione di quanto ho sostenuto.

 

Ricercare, a cura di Giuseppe Appella, è un’antologica che ripercorre oltre mezzo secolo di attività di Guido Strazza: 56 dipinti, 3 sculture, 42 disegni, 31 incisioni (le cartelle Ricercare del 1973 e Orizzonti olandesi del 1974, insieme ad alcune incisioni datate 1974-2001 collegate ai dipinti e ai disegni dal 1942 al 2016).

 

Guido Strazza è un infaticabile esecutore di opere che fonda la sua pratica nella costante ricerca artistica, non a caso il titolo Ricercare che ben ne esprime gli intenti. Un’elaborazione che non é solo espressione di un valore personale ma anche attenta aderenza a quello che è lo spirito del tempo, ed assimilazione in chiave originale dei linguaggi esistenti.Tutto questo è frutto di un lavoro continuo e interminabile e di alta maestria, quale avveniva prevalentemente in una fase precisa della storia del dopoguerra anche se ha visto gli albori all’inizio del ‘900.

 

 

Artisti aniconici, che vedevano nel segno la realizzazione dell’opera d’arte, segno visto e interpretato in tutta la sua variegata molteplicità, tracciavano pennellate, segni di matita o di altri strumenti in varie maniere e materiali, tante e tantissime volte in modo da ottenere una miriade di risultati che venivano selezionati con scrupoloso rigore e lunga elaborazione, che spesso approdava ad una sola opera (che in genere era l’ultima come a coronamento di un risultato). Tutto questo, oltre a premiare l’opera ottenuta, le dava una completezza e una “robustezza” dovuta al lungo processo produttivo, che voleva dire anche che tutte le precedenti venivano buttate via. Un lavoro certosino, da amanuense, che tendeva a cogliere il linguaggio del tempo e che i grandi artisti riuscivano a fare come dei narratori.

 

La dimostrazione pratica di quello che sto tentando di dirvi è la mostra di Guido Strazza, che con varie tecniche si è cimentato a questo scopo; un genere forse ormai superato di cui Guido Strazza è stato uno dei precursori, per una mostra che potete vedere benissimo dal punto di vista didattico. Infatti c’è tutta la recente storia dell’arte contemporanea, fatto questo dovuto all’età dell’artista (n. Santa Fiora, Grosseto, 1922), ma c’è anche, bisogna dirlo, tutto quanto hanno copiato da lui tanti artisti successivi, di cui alcuni da me recensiti.

 

Questo lo dico non tanto per Guido Strazza, anche perché è la storia che dà i giudizi e non il sottoscritto, ma per far capire quante finte novità abbiamo in circolazione nel mondo dell’arte.

 

Guido Strazza

Ricercare

06/02/2017 : 26/03/2017

Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma

 

 


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