di Adriana Dragoni
A Napoli, al corso Vittorio Emanuele numero 423, c'è “FRAME Ars et Artes”, la piccola galleria d'arte contemporanea dell'architetto Paola Pozzi. Mette in mostra opere di artisti generalmente poco noti, soprattutto giovani, e così scopre, a volte, opere sicuramente valide. Come, in questi giorni di fine anno, una serie di fotografie. Di medio formato (30 x 20 cm. circa) ciascuna di queste rappresenta, preso di prospetto e da vicino, un pezzo di muro.
È al di là di una breve striscia di lucidi basoli vesuviani. Sullo sfondo scolorito dei muri, si inseriscono una porta, a volte un'edicola sacra, una scritta. Sono luoghi. Senza persone. Ma che di persone parlano e ne raccontano la storia. Presente, passata, futura. Raccontano della città di Napoli, pur senza il Vesuvio, il mare, i monumenti. Di una città altrettanto vera, fatta di popolo.
Non più di dieci giorni fa Alberto Angela, trovandosi a Napoli, ha detto: “Napoli è bellissima, unica, ma non sarebbe così senza il suo popolo”. Quello che incanta i grandi. Come J. W. Goethe, che, mentre delle città italiane ammirò i monumenti, di Napoli ammirò soprattutto la bellissima natura e la gente.
Come Picasso, che dalla cultura popolare napoletana fu talmente affascinato che ne riprese i simboli nella sua pittura, che da cubista che era acquistò un tono e una verve surreale, come ha testimoniato la mostra Parade, nel 2017 al Museo-Reggia di Capodimonte.
Come Igor Strawinsky, che ne fu ispirato nel suo Pulcinella. Queste testimonianze possono suggerire che il popolo napoletano è degno di tutto rispetto. Questo popolo è l'oggetto dell'indagine di Antonio Cerciello, il giovane autore delle fotografie in mostra.
Ceriello lo indaga fotografandone le tipiche abitazioni a pian terreno. Quelle porte nei muri sono le porte chiuse dei “bassi”. Qui sono “bassi” disabitati, abbandonati, dismessi. Ma parlano di quelli che li hanno abitati. Ne dicono la fede religiosa con un'immagine in un'edicola sacra e la vita quotidiana con il tavolo da lavoro di un artigiano o con quel telo che veniva steso sui panni da asciugare, quando c'era pioggia.
Altri artisti, a volte, hanno fotografato simili oggetti, in belle, terse immagini. Ma Ceriello è diverso. Ne fa una sorta di reportage di un'indagine veritiera su un popolo che sta mutando e ne racconta la storia. Con sincerità, sensibilità profonda e capacità espressiva. Queste fotografie hanno un'anima. E, se parva licet componere magnis, potrei dire che queste fotografie sono sulla stessa strada delle opere di quel grandissimo artista che è stato l' americano Robert Raushenberg, il quale in una scatola di cartone, o in una vasca da bagno scrostata ti faceva sentire la vita di quelli che questi oggetti avevano usato.
Ora in verità tanti “bassi” napoletani sono ancora abitati, sebbene in numero minore rispetto a prima. Ma il trend è la loro scomparsa. Sono all'interno ordinatissimi, lindi e ordinati (per alcuni questo sarà una sorpresa) e hanno una sistemazione degli spazi straordinariamente intelligente e armoniosa. Alcuni studiosi hanno osservato che proprio i “bassi” dei vicoli di Napoli hanno permesso la sapienza antica dei suoi abitanti.
Il continuo rapporto confidenziale tra quelli che li occupavano e i signori che un tempo abitavano i piani alti creava un'affascinante mélange culturale, in cui l'antica sapienza di una città greca vecchia di millenni veniva conservata. Un tempo gli abitanti dei vicoli di Napoli si conoscevano da sempre.
Oggi l'introduzione di elementi estranei ha prodotto una giustificata diffidenza. Non ci si sente più sicuri abitando a pianterreno e si cerca di spostarsi altrove. D'altra parte illustri architetti vorrebbero abolire i “bassi” abbattendo i “quartieri spagnoli”, dove abbondano, perché – dicono - ci sono i miasmi delle fogne e i fumi del traffico delle auto. Insomma, invece di sanare le fogne e abolire il traffico nelle strade strette, vogliono abolire i “bassi”. Così, dopo aver tolto tanto alla città ora le tolgono pure i napoletani. E qui fu Napoli?...
Ma la grazia stessa delle fotografie di Ceriello suggerisce un futuro migliore. In esse c'è l'introduzione del colore steso manualmente e di segni simbolici tracciati con l'inchiostro. Autori ne sono due giovani laureati all'Accademia di Belle Arti napoletana: Maurizio Renzullo e Francesco Rapa.
“Sono miei amici – ci dice Antonio Ceriello - non avrei mai permesso ad altri di intervenire sulle mie fotografie. Di loro mi fido. La pensiamo allo stesso modo”. Infatti i tre hanno una base comune, un comune sostrato culturale. La mostra s'intitola appunto Sostrato.
“Il titolo della mostra - scrive la curatrice Paola Pozzi,- indica lo strato che sta sotto, che non appare, ma di cui si sente l'azione e l'effetto.......nel caso di Francesco Rapa, detto Franco Rà, Antonio Ceriello e Maurizio Renzullo, in arte Piro, lo strato antico è ricondotto alla città di Napoli con i suoi spazi, costumi e simboli, mentre lo strato influenzato è il loro linguaggio, che si presenta come odierno e contemporaneo ma alla base pregno di ancestrali reminiscenze”.
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"SOSTRATO"
(so·strà·to)
sostantivo maschile
Lo strato che sta sotto, che non appare, - ma di cui si sente l'azione o l'effetto.
In linguistica: strato linguistico antico, che sopraffatto da uno sopraggiunto, lo influenza e lo altera più o meno sensibilmente dal' interno.
Il progetto nasce tramite l'incontro di tre diversi linguaggi in un' unica opera. Nel nostro caso, rispettivamente, riconduciamo lo "strato antico" alla città di Napoli con i suoi spazi, costumi e simboli. Mentre lo "strato influenzato" è il nostro linguaggio, che si presenta come odierno e contemporaneo ma è alla base pregno di ancestrali reminiscenze.
Le tre differenti tecniche: Fotografia da smartphone ( Antonio Ceriello ) - Pittura ad olio e tempera ( Piro ) - inchiostro (Franco Rà).
Supporto: Carta fotografica satinata
Biografia Antonio Ceriello
Antonio Ceriello nasce a San Giorgio a Cremano nel luglio del 1989.Frequenta il Liceo Artistico statale S.s. Apostoli di Napoli. Subito dopo scopre la passione per la fotografia, e inizia il suo percorso da autodidatta. Nella lavoro dell'artista la composizione geometrica e/o cromatica è fondamentale, ma ciò che è più importante è la ricerca del "silenzio". Le costanti nel suo percorso fotografico sono la scelta selettiva dei luoghi e la presenza di oggetti d'uso quotidiano.
Biografia Francesco Rapa in arte Franco Rà
Franco Rà nasce al Centro storico antico di Napoli. In tenera età avviene il suo incontro con l’illustrazione e la passione per l’anatomia e il disegno a matita. Frequenta quindi il Liceo Artistico statale di Napoli S.S. Apostoli e consegue una laurea in pittura ed editoria d’arte al’Accademia di Belle Arti. Molto presto lo studio della china e del monocromo lo porterà al’interiorizzazione delle forme anatomiche e al’avvicinamento alle arti simboliche tribali.
Biografia Maurizio Renzullo in arte Piro
Maurizio Renzullo, in arte Piro, nasce a Torre del Greco il 1990.Dopo aver conseguito la laurea in Grafica d'Arte presso l'Accademia di Belle Arti di Napoli, inizia la sua ricerca introspettiva di segno, colore e materia. Tale ricerca lo proietta nel mondo della scrittura automatica e della poesia visiva. La parola, quindi la lettera, è il fulcro della sua indagine interiore, scomponendola in grafemi illeggibili per nasconderne il messaggio. Dopo due anni in Olanda esplora l''universo del colore, luce e ombre, arrivando a una costruzione minimale del suo pensiero attraverso lo studio del materiale e del loro effetto visivo.
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