Roza Vulf è una fotografa di gran talento che tenta di esprimere con i suoi scatti il mondo a noi circostante quello che abitualmente abbiamo sotto gli occhi ma che lei coglie con molta sagacia nei momenti più particolari. Ne consegue una serie di foto nelle quali si può leggere una serie di vicissitudini umane in situazioni urbane che formano tutte insieme un mondo a parte, quello di Roza, una“street photographer”,si chiamano così,fotografa vagabonda come i suoi personaggi da lei ritratti.
Non si dice mai per non scandalizzare il mondo culturale, ma meglio dell’indagine di un antropologo, almeno per l’esplicita immediatezza, non può altro che essere l’immagine, specie se è di unostreet photographer, perché riesce a comunicare quello che lunghe spiegazioni spesso non arrivano a chiarire.
Una visione che fa capire la variegata specie degli esseri umani meglio di tante chiacchiere. Infatti, se si fanno i ritratti nei momenti meno formali è come se i soggetti fossero nudi. I siffatti personaggi, inconsapevoli di trovarsi visibili a tutti, sono meglio osservabili, li scruti in dettagli che normalmente avresti difficoltà a scoprire e paradossalmente comunicano meglio, sono più espressivi.
È quello che coglie Roza Vulf che sembra inviti gli abitanti del mondo a partecipare a uno spettacolo di svelamento. Accadimenti trasformati in attimi di scene che li trovi fruibili su una lucida superficie, è il pregio della fotografia di strada. Rielaborati da Stefano Mirabella in esposizione, sembra l’impronta di uno spaccato sociale offerto alle interpretazioni o alla mera curiosità del pubblico.
Guardando le foto, noti molta quotidianità, molta introspezione e quell’inaspettata consuetudine che ti salta agli occhi come interessante manifestazione umana. Marco Pesaresi, Garry Winogrand, Joel Meyerowitz (suggeriti dal curatore), Cartier Bresson (suggerito da Victoria Andrejeva), sono tra gli esponenti della Street phothography o che hanno affrontato il tema. Una narrativa poetica che arricchisce sempre di più la conoscenza storica come se fosse la cronaca di un periodo, di un luogo, di una situazione sino a restare impressa nella memoria dell’immaginario collettivo.
Roza Wulf, londinese di origine Lituana, con la sua indagine cerca di riesumare una tendenza dell’antica arte giapponese del XVII secolo denominata “ukyo”, in italiano “mondo triste” che poi con l’evoluzione della letteratura e del linguaggio è cambiato in “mondo fluttuante” “Floating World” titolo della mostra che nelle intenzioni dell’artista sono “immagini sfuggenti del mondo”. Roza Wulf fa emergere un mondo come se fosse una visione sibillina, intrigante a formare uno scenario interessante e strabiliante che c’ è intorno.
"La nostra realtà quotidiana è caratterizzata dalla fragilità e provvisorietà dei momenti preziosi di cui è composta. Provo a catturare ogni attimo nel modo più armonioso, riflettendo, con i miei sentimenti, le emozioni di persone estranee=.
‘My Floating World’ racchiude la diversità delle emozioni umane fondamentali: la felicità, la , la tristezza, la disperazione o la speranza.
Roza Vulf
“Floating World”
Curatore Stefano Mirabella
Leica store Roma, via due Macelli n. 57
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