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01/12/24 ore

Party Politics, ritratto di un’epoca di Francesco Vezzoli


  • Giovanni Lauricella

Se un giorno volete sentirvi raccontare una favola di un lontano altro mondo, potete andare alla Fondazione Giuliani e ve la vedrete sbattuta in faccia da grandi foto, che insolitamente riempiono questo spazio espositivo dedicato prevalentemente a opere artistiche di arte contemporanea che non hanno un così esplicito senso politico.

 

Selezionando foto d’epoca di noti fotografi, Francesco Vezzoli ha avuto il coraggio di offrire al pubblico un tabù di cui non si sentiva più parlare per le enormi implicazioni che ha e che soprattutto gli sono state create. 

 

Diventato come un buco nero nella nostra storia politica, o se si vuole un qualcosa che si preferisce ignorare, vediamo ora, come narrato dalle foto, il PSI e il suo maggior propugnatore, Bettino Craxi, finito nella disgrazia di cui tutti sappiamo, che in questa mostra vengono riproposti insieme all’entourage.

 

Saranno le enormi dimensioni delle foto, che superano abbondantemente il metro e mezzo, o i frangenti epocali scelti per sintetizzare  quel periodo, ma l’effetto evocativo è stordente, direi pure impressionante.

 

Eppure pochi decenni fa tutto quel mondo politico era un fatto consolidato che non dava stupore a noi comuni mortali.  Era un’Italia che incredibilmente aveva smesso di piangersi addosso e che sfrontatamente ostentava successo. Usava un linguaggio altezzoso verso chi non gradiva il governo al punto tale che metteva chiunque in soggezione politica, un fenomeno che maliziosamente una certa sinistra paragonava al fascismo, almeno in quelle caricature di Craxi in nero con gli stivaloni. Sì, “fascismo”, la micidiale fatwa nazionale che una volta promulgata mette in disgrazia la vittima designata: e così inesorabilmente è stato per il craxismo.

 


 

Foto di un mondo mitico ignaro di quello che di lì a poco subirà.

 

Rivedi quei personaggi galleggianti sulla cresta dell’onda, prima che venissero uno per uno infilzati come spiedini per un macabro pasto che un ingordo popolo della gogna si apprestava a fagocitare. C’è anche lo strano stridore di una bella favola promettente, che faceva protagonisti di questa storia personaggi che da lì a poco sarebbero scomparsi, e nello stesso tempo altri che in maniera rivista e corretta ce li ritroviamo ancora sulla scena attuale.

 

Ormai defunti Bettino Craxi, Gianni De Michelis, Andreotti, Pertini, Enzo Biagi, Vittorio Gassman, Corrado, Fanfani, volti onnipresenti che pensavamo fossero eterni. Ornella Vanoni che come un leader arringa l’enorme folla esultante del popolo socialista che presto non esisterà più, o Giuliano Ferrara quasi sdraiato su un divano insieme a Moana Pozzi, la pornostar più bramata del momento, o una maliziosa Sandra Milo che offre una mela rossa al Presidente Pertini, o un giovanissimo Silvio Berlusconi e Eduardo de Filippo che si stringono con sincero entusiasmo la mano.

 

Tra gli altri volti noti ci sono anche un irriconoscibile Beppe Grillo e altri artisti che ancora oggi calcano la scena politica o dello spettacolo. In una sala, come relegato, notiamo quello che fu il partito Radicale con la “Cicciolina” nazionale e, ovviamente, Marco Pannella, quando la libertà dei costumi e l’antiproibizionismo erano a furor di popolo sempre più dirompenti.   

 

E poi Anna Craxi, la Carrà, Susanna Agnelli, Pippo Baudo, Gina Lollobrigida, Ripa di Meana, Tinto Brass, Zucchero, Gianluca Vialli, Trussardi, Isabella Rossellini,  Sophia Loren, Massimo Cacciari insieme a Mara Venier, Emilio Vedova, Antonioni … Un Dagospia quando ancora non c’era, tanti volti che erano la notorietà imperante, volendo lo show o la kermesse dell’establishment degli onnipotenti che di li a poco scompariranno nel nulla per l’azione della magistratura.

 


 

Una mostra che assume due diversi significati dal punto di vista generazionale: da un lato chi in quei tempi aveva almeno vent’anni e viene subissato dai ricordi e dall’altra chi essendo più giovane vede queste foto come reperti museali di un tempo lontano, di un’ epoca, come dice il titolo della mostra.

 

Quello che finora ho detto è da riferirsi soprattutto a chi quel periodo l’ha vissuto, mentre non riesco immaginarmi le interpretazioni di chi è più giovane e, a fronte degli argomenti che sollevano le foto, secondo me, può percepire l’esposizione come una mostra surrealista. Se poi pensiamo che siamo nei giorni della celebrazione della presa della Bastiglia, vediamo che un’affinità con quello che era la monarchia in senso lato forse quel mondo socialista ce l’aveva, almeno nella spocchia. 

 

Di fatto, e le pose che hanno i personaggi nelle foto lo dimostrano, vi erano potenti, aristocrazia, gli esponenti dei salotti buoni:  tutte presenze che aleggiano l’atmosfera delle tante feste, dei tanti soldi facili come affrancatura di potere. In questo senso è molto pertinente il titolo Party politics per un ritratto di questo contesto sociale.

 

Per chi avesse nostalgie, la pelle d’oca è una sensazione possibile, mentre per chi vuole analizzare quegli anni gli spunti offerti sono tanti, specie se si considerano i sopravvissuti e il come e il perché sono usciti indenni da un periodo che ormai è un lontano passato, che adesso sembra un mondo surreale, da fantapolitica.

 

Sono sicuro di essere andato lontano dalle intenzioni di Francesco Vezzoli, autore non delle foto, ma della narrazione che esse sottendono, ma come tutte le cose che hanno a che fare con la nostra storia recente, le interpretazioni sgorgano prepotenti e diventano difficili da contenere.

 


 

Party Politics, ritratto di un’epoca

di Francesco Vezzoli

Fondazione Giuliani per l’arte contemporanea 

Via Gustavo Bianchi, 1 Roma 

Fino al 19 luglio

 

 


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