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12/10/24 ore

Memorie di un vissuto recente, mostra di Doina Botez. Presentazioni di Carla Mazzoni e Giuseppe Rippa



Presso il Palazzo Santa Chiara (piazza S. Chiara, 14) a Roma, venerdì 13 dicembre 2019 alle ore 17.30, si terrà il vernissage della mostra di Doina Botez Memorie di un vissuto recente promossa dal Centro Studi Arte Contemporanea Preferiti e dalla Nuova Associazione Amici di Quaderni Radicali. La mostra è curata da Carla Mazzoni e Giuseppe Rippa.

 

 

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Doina Botez, l'artista, la donna

 

di Carla Mazzoni

 

E’ difficile parlare dell'artista Doina Botez senza parlare della Doina Botez donna. Troppo presente nella sua produzione artistica l'impronta indelebile che negli anni vissuti a Bucarest, sua città natale, ha impresso in lei, nel suo animo, il terribile statista Ceausescu con il suo regime poliziesco e tirannico.

 

Per anni Doina Botez ha attivato un meccanismo per cui, dietro immagini fiabesche di illustrazioni per libri d'infanzia o di cartoni animati, celava le ansie, i turbamenti e le vicissitudini che era costretta a subire quotidianamente in Romania nel tentativo di esprimere liberamente la sua Arte grafica e pittorica.

 

In questa mostra romana a Palazzo Santa Chiara, l'artista presenta un dipinto ad olio-acrilico e alcune raffinatissime tecniche miste su carta, inoltre alcuni acquarelli del 1988 eseguiti per illustrare il libro per bambini Intimplari de Pe strada mea della poetessa rumena Ana Blandiana, mai esposti fino ad ora. Queste illustrazioni a suo tempo, quando il libro fu pubblicato in Romania, procurarono a lei e alla poetessa un'ammonizione da parte dell'organo preposto al controllo della Stampa ed il divieto per il futuro ad illustrare libri. Il libro fu ovviamente censurato e immediatamente ritirato dalle librerie.

 

Come è noto, ogni artista, per propria ineludibile vocazione, trasfonde nel fare artistico tutto l'archivio di emozioni, esperienze e sentimenti occultati nel suo profondo, ma Doina Botez artista, per esprimersi in un paese regimentato, ha dovuto trasformare e mascherare - con grande ironia, fantasia e perizia - in insetti, animali e uccelli, i personaggi e gli eventi che quotidianamente l'angustiavano.

 

Quando, di recente, l'artista è stata invitata a partecipare ad un'importante mostra a Lisbona, A Viagem do Riniceronte, in un senso liberatorio – una vera metamorfosi - sono nate le opere, da lei dedicate come omaggio al grande drammaturgo rumeno-francese Eugène Ionesco e alla sua famosa opera Il Rinoceronte, un'opera solitamente interpretata come allusione ai totalitarismi, comunismo, fascismo e nazismo. Ionesco diceva di vedersi attorniato da “rinoceronti” in un mondo che si uniformava e si condannava all'anti-umanità.

 

Per Doina la realizzazione delle Metamorfosi è stato "un lavoro doloroso d'introspezione e di memorie dormienti" come lei stessa confessa. Al centro di questi lavori l'artista pone sempre e comunque l'Uomo quale protagonista assoluto dell'immagine. L'Uomo è presente con il suo carico di dolore e di speranza, sia che appaia schiacciato dal peso dell'esistenza o ripiegato sotto la fragilità del suo io, sia che si lasci andare ad attimi di ebbrezza o si abbandoni a sogni e speranze.

 

Osservando Incubo, il dipinto appartenente al nuovo ciclo chiamato Ombre, presente in questa mostra, possiamo percepire gli inquieti sentimenti che dai sepolcri dell'anima dell'artista sono affiorati e si sono concretizzati nell' immagine. In questo dipinto la sofferenza stravolge il volto in trasformazione dell'uomo e la bocca è spalancata in un urlo silenzioso ma assordante. Non è un quadro di grandi dimensioni, ma s'impone con potenza d'immagine come un grande quadro di richiamo anacronistico. L'artista ne ha voluto mitigare il dramma arricchendo la parte inferiore dell'opera con tanti piccoli segni, tracciati a pastello, di delicati celesti e gialli e accentuando la morbidezza della mano in primo piano, che con gesto di abbandono copre il volto del dormiente.

 

Sono di estrema raffinatezza le Tecniche miste anch'esse del ciclo Metamorfosi. Le matite sembrano aver appena sfiorato il foglio nel tracciare velocemente il disegno, mentre chiazze di delicata colorazione, scontornate, libere nella superficie del foglio - a volte sembrano quasi galleggiare sull'immagine - creano un'atmosfera del tutto particolare e personale.

 

Gli Acquarelli, vera chicca dell'esposizione, oggi esposti per la prima volta, hanno la fantasia e il potere che hanno le fiabe, incantano, divertono, e come le fiabe trasmettono ben oltre la narrazione ed il visibile. Sono un mosaico di piccoli quadri con scene ricche di fantasia, movimento, suggestioni e sorprese, opere che allineate insieme concorrono a comporre un vivacissimo teatrino dietro il quale Doina Botez ha saputo abilmente mascherare ombre e personaggi oscuri. Oggi che il flusso del tempo ha dissipato le ombre restano per sempre in queste deliziose piccole opere d'arte la fantasia e l'abilità dell'artista.

 

 

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La libertà contro l’oblio della rassegnazione

 

di Giuseppe Rippa

 

Memorie di un vissuto recente muove su due piani che inevitabilmente si incrociano. Al centro la libertà e la sua limitazione morale, intellettuale, sociale, politica, che nasce dalla costrizione dittatoriale ma anche dalla rassegnazione e dalla assuefazione delle persone al ricatto, alla violenza delle tendenze autoritarie contro cui l’uomo comune non trova le energie e la forza di contrapporsi ma contro cui ad un certo punto decide di opporsi per sottrarsi all’oblio della rassegnazione.

 

Le illustrazioni di un libretto di poesie per bambini, che Doina Botez realizza per la poetessa rumena Ana Blandiana a fine anni ottanta, sono un sintesi, deliziosa e limpida, di coraggio e fermezza con cui l’artista, nella profondità della propria vocazione di autonomia e di reazione alle costrizioni, coglie la purezza della favola per inserire i segni di un dissenso fermo e non riducibile, inserendo figure nascoste e invasive che nell’immagine di animali, persone, oggetti, fotografano l’oppressiva minaccia di un regime totalitario.

 

Questa sua “provocazione” verrà messa all’indice dal regime di Ceausescu, non le sarà più permesso di illustrare altro… 

 

L’altro piano è proposto nei quadri che si collegano alla rinocentite che Eugène Ionesco, nel suo teatro dell’assurdo, descrive come la metamorfosi, apparentemente surreale, in cui le persone sono trasformate fino al cedimento di fronte ai modelli autoritari e totalitari.

 

"Sono anni che mi sento stanco...! Faccio un tale sforzo a trascinare in giro la mia carcassa". E poco dopo: "Ho sempre l'impressione che il mio corpo sia di piombo... come se portassi un altro sulle spalle. Non riesco ad aver coscienza di me stesso... non so nemmeno se sono proprio io". Così il drammaturgo fa parlare uno dei suoi personaggi, preda di una paralisi da rassegnazione.

 

Bene, Doina Botez rende omaggio a Ionescu, che si sentiva oppresso da individui divenuti rinoceronti, con opere che raccontano una sorta di rottura di questa sofferenza. È un’ansia la sua di libertà e di lotta per realizzarla che non si ferma davanti ad una pressione ossessiva e disumanizzante.

 

La memoria, come ci ricordava Sciascia, da coltivare per definire un impegno civile che si sottrae alla passività e alimenta la speranza e la volontà di far emerge i valori civili e umani a cui ancorare il proprio futuro…

 

 

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Doina Botez descrive la mostra

 

"Memorie di un vissuto recente è una mostra nata un po’ per caso - scrive Doina Botez -, un po’ voluta ulteriormente, come un rigurgito di un vulcano, che troppo mugugnava dentro di me da tanto tempo, reduce di un’autocensura ormai abitudinaria dei tempi bui del regime comunista

 

Avendo ricevuto l’invito per una mostra sul rinoceronte a Lisbona – prosegue l'artista -, ho subito pensato al drammaturgo rumeno-francese, Eugène Ionesco e alla sua opera teatrale Il Rinoceronte - opera conosciuta come la metafora per eccellenza del conformismo e della dittaturafino all’alienazione totale e all’ingresso nella irresponsabilità collettiva, cui gli individui sono sottoposti nelle società moderne. 

 

La rinocerontite, la metamorfosi dell’uomo, è l’immagine che mi ha più toccato. Così è nato questo ciclo di quadri omaggio al padre del teatro dell'assurdo. Creare queste opere è stato un lavoro doloroso, d’introspezione e di memorie dormienti.

 

L’esposizione comprende alcune tecniche miste su carta, un olio-acrilico su tela nonché delle illustrazioni  per le poesie di un libro per bambini, “…..”, della poetessa rumena Ana Blandiana del 1988, mai esposte fino ad ora, dove la personalità prepotente e dispotica del gatto Arpagic, accresce ogni giorno di più. Sua immagine è stata subito interpretata come la metafora del dittatore Ceausescu.

 

Il libro fu censurato e ritirato immediatamente dalle librerie. La poetessa ed io siamo state ammonite. Io non ho avuto più il permesso di illustrare libri…”.

 

 

Doina Botez biografia

 

Nata a Bucarest nel 1951 consegue la laurea in Belle Arti nel 1975, con la borsa di merito "Ion Andreescu" vinta nel 1974, presso l'Istituto Universitario "Nicolae Grigorescu" di Bucarest. Si dedica all'illustrazione dei libri, soprattutto per bambini, oltre alla pittura e alla grafica, e diventa anche scenografa della casa cinematografica rumena di cartoni animati Animafilm


Fin dal 1974 partecipa alle esposizioni collettive organizzate dall'Ordine degli Artisti di Romania. Nel 1984 le viene conferita una borsa di studio, in Italia, nel quadro dell'accordo culturale italo-rumeno. Riesce ad esprimere, nella sua opera, anche alcuni aspetti tragici della dittatura, fino alle ammonizioni per le illustrazioni dei versi della poetessa dissidente Ana Blandiana.

 

In seguito le autorità comuniste interdicono sua qualsiasi attività professionale nel campo dell’illustrazione di libri. Questo è il momento cruciale che determina  la sua decisione  di lasciare il Paese natio

 

Nel mese di novembre del ’89, un solo mese prima della caduta del regime comunista, parte per l’Italia. Dal 1989 vive e lavora a Roma, si dedica esclusivamente all’attività di pittura e grafica (al suo attivo 33 mostre personali) e nel 2004 diventa cittadina italiana.

 

 

Nel gennaio 1996, su invito del Governo Rumeno, in occasione della mostra "Monumenta Romaniae Vaticana", esegue un'interpretazione della "Madonna Rumena" quale dono a Sua Santità Giovanni Paolo II.


Nel 2000 realizza l'opera monumentale raffigurante un baccanale con personaggi e simboli tipici del corteo dionisiaco, dipinto che orna una delle cupole delle grotte d'invecchiamento ed affinamento della cantina d'arte della casa vinicola Mastroberardino.


Nel 2009, per la mostra personale “Nosce te ipsum”, nella Sala delle Colonne di Castel Sant’Angelo in Roma, riceve il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della Città di Roma.


Nel 2013 Skira Editore ha pubblicato l’album monografico “Doina Botez, Il corpo dell’immagine, opere 1989 -2013” a cura di Flaminio Gualdoni.

 


 

 


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