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23/11/24 ore

Roma. Edward Ewans: Eterno divenire, al Palazzo Santa Chiara


  • Giovanni Lauricella

Nell’antico Palazzo Santa Chiara espone  l’artista statunitense Edward Evans,  presentato da Carla Mazzoni, curatrice della mostra e del catalogo insieme a G. Bianconi.

 

Quadri astratti i cui giochi di superficie ricordano molto quelli di una carta stropicciata che ha nelle increspature una moltiplicazione infinita di piccole angolature che rimandano a un andamento molteplice quanto tortuoso.

 

Edward Ewans aggiunge un cromatismo molto contrastato che offre risalto alla superficie quasi ad alimentare una volumetria frastagliata.

 

Ma l’elemento che rende i quadri di Edward Ewans  molto interessanti è senz’altro la luce che riesce a conferire loro, eseguita con una scansione ritmica potente tanto da dargli un effetto vibrante, come bagliori che emanano chiassosi.

 

Una strana stroboscopia informale che sembra una magica sequenza fruibile, che magneticamente si lascia seguire di quadro in quadro come una narrazione a puntate.

 

Proprio così: all’interno delle sale di Palazzo Santa Chiara si sviluppa il percorso cromatico astratto, dove ogni quadro riesce a coinvolgerti in un inspiegabile mistero, che altro non è che il piacere di osservare queste svariare policromie che guizzano dal quadro. 

 

Edward Evans  è un pittore nord americano niente affatto nuovo nello scenario italiano, ha già fatto numerose importanti mostre che non lo rendono un estraneo a questo Paese. Come diceva di lui nel 2018 Sabrina Marin, storica d’Arte in carica di ruolo presso la Soprintendenza per i Beni Storici e Artistici della città di Mantova, sua città natale “Le superfici non figurative di Evans si avvicinano alla fase puramente astratta di Corrado Cagli e ai principi del ‘primordialismo’, ma guardano anche più indietro, a detta stessa dell’artista, ai drappi e alle luci di El Greco e Rembrandt”. 

 


 

Vedendo i quadri di Edward Evans e ragionando sul valore che può avere la luce balza in mente Cy Twombly, un altro grande pittore americano come lui, anche se impressionista astratto. Lo ricordo perché ambedue sono in relazione con l’Italia; come tutti sanno, Twombly visse gran parte della sua carriera d’artista in Italia, ebbe lo studio a Gaeta dove “dipingeva la luce”.

 

Il paragone viene dal fatto che gli anni di Cy Twombly  erano più carichi di speranza e quindi più solari più chiari e spesso anche caldi, mentre quelli di Edward Evans sono immersi in un periodo contrastato e avverso proprio come quello che stiamo attraversando.

 

Paragone sicuramente improprio se si considera la lontananza artistica dei due pittori, ma dico tutto questo per dare risalto alla contemporaneità di Edward Evans; nelle sue opere infatti colpisce l’origine più sofferta della luce, quei blu e quei neri che colorano gli incavi, quelle tonalità di rosso scuro che emergono, sembrano come sottolineare la drammaticità del contrasto luminoso, a rimarcare la problematica della contemporaneità o almeno una sua possibile interpretazione.

 

Partendo dalle mie considerazioni sul senso dei quadri e sull’esperienza che offrono, se volete potrete meglio affidarvi a queste parole che seguono  "... Sulla tela dà concretezza alle sue percezioni, vive il fascino del sommerso che emerge, facendo di sé stesso il primo fruitore dell’opera. La sua poetica esprime le sensazioni che l’artista riceve dalla materia. ‘Orme’ di anonimi individui del passato come ‘impronte della storia'. Evans piega le forme dipinte sulla tela, le avvolge, le innesta, le fa vibrare di luce. L’immobilità è apparente, i volumi si gonfiano, si aggrovigliano e poi: fenditure, pieghe, segni, icone innestate, ‘cucite’ come fossili di un magma antico, oltre il presente. Eterno divenire. La tensione è esaltata da bagliori improvvisi o la tela scandita da tracce alfabetiche ..." (G. Bianconi Dal testo in catalogo.)

 


 

Edward Ewans

Eterno divenire

a  cura di Carla Mazzoni

Palazzo Santa Chiara, 

Piazza Santa Chiara 14, Roma

 

 


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