Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

23/11/24 ore

Quadriennale romana, Fuori, XVII edizione


  • Giovanni Lauricella

La XVII Quadriennale romana, Fuori, presidente Umberto Croppi, è curata da Sarah Cosulich e Stefano Collicelli Cagol; enti promotori: Fondazione La Quadriennale di Roma, Azienda Speciale Palaexpo, Patrocinio MiBACT, Comune di Roma, Regione Lazio; catalogo Treccani, http://www.quadriennalediroma.org.

 

Sono 43 gli artisti in mostra, presentati negli oltre 4.000 metri quadri di Palazzo delle Esposizioni, suddiviso in 35 sale; 18 le nuove produzioni realizzate e più di 300 le opere esposte attraverso sale monografiche e nuovi lavori dell’arte italiana dagli anni Sessanta a oggi.

 

Espongono: Alessandro Agudio, Micol Assaël, Irma Blank, Monica Bonvicini, Benni Bosetto, Sylvano Bussotti, Chiara Camoni, Lisetta Carmi, Guglielmo Castelli, Giuseppe Chiari, Isabella Costabile, Giulia Crispiani, Cuoghi Corsello, DAAR – Sandi Hilal – Alessandro Petti, Tomaso De Luca, Caterina De Nicola, Bruna Esposito, Simone Forti, Anna Franceschini, Giuseppe Gabellone, Francesco Gennari, Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi, Diego Gualandris, Petrit Halilaj e Alvaro Urbano, Norma Jeane, Luisa Lambri, Lorenza Longhi, Diego Marcon, Raffaela Naldi Rossano, Valerio Nicolai, Alessandro Pessoli, Amedeo Polazzo, Cloti Ricciardi, Michele Rizzo, Cinzia Ruggeri, Salvo, Lydia Silvestri, Romeo Castellucci – Socìetas, Davide Stucchi, TOMBOYS DON’T CRY, Maurizio Vetrugno, Nanda Vigo, Zapruder Filmmakersgroup, sono gli artisti esposti.

 

Fuori, dunque: mai prima di questa mostra si era affrontato un periodo così lungo, una mostra da Guinness dei primati. Viene da chiedersi il perché di un così lungo lasso di tempo contemplato in una mostra che è poi una quadriennale, pochi lo sanno, credo che sarà trasferita allArsenale Pontificio di Roma: un complesso settecentesco situato sulle sponde del Tevere a Porta Portese da poco restaurato per essere sede fissa della quadriennale, ma sarà da verificare.

 

Non c’è tutto lo svolgersi anno per anno o Quadriennale per Quadriennale del corso dell’arte sino ad oggi, ma a salti di venti trent’anni, con alcune opere caratterizzate dal contenuto interdisciplinare di musica, danza, performance, moda, design e da temi sociali come il femminismo e cultura LGBT. 

 


 

Una squadra nutrita di artisti, prevalentemente non di Roma, selezionati da una commissione presieduta dal prof. Pietroiusti, che volge geograficamente lo sguardo altrove, proprio perché avrà un proseguo - probabilmente già finanziato - in altri stati, in accordo con il ministero degli Esteri.

 

Artisti peraltro poco conosciuti, ovvero totalmente sconosciuti ai più, perché fanno parte dei garantiti dell’arte, degli integrati che non hanno bisogno di farsi conoscere. Persone che appena escono dall’Accademia collezionano borse di studio, premi, tour internazionali e quant’altro. Artisti che l’apposita commissione per la Quadriennale ha selezionato da tre anni, più una mostra collaterale “Domani Qui Oggi”, curata da Ilaria Gianni, dedicata a 10 studenti delle Accademie di Belle Arti di tutta Italia, finalisti del Premio AccadeMibac.

 

Il risultato di tale selezione si è visto all’inaugurazione, che era vuota di visitatori, 44 mila metri quadri di deserto che rattristavano, una serie di sale vuote che davano sconforto e demotivavano i pochi accorsi. Di persone dentro il Palazzo delle Esposizioni ne ho calcolate a occhio e croce circa un centinaio: se di questi si tolgono gli artisti partecipanti e gli organizzatori il numero è ancora inferiore.

 


 

Puntare sul fascino che può avere una Quadriennale romana come supporto ad artisti di poco richiamo, e magari anche odiati per la carriera troppo facilitata, non può dare altro che risultati scarsi ma giustifichiamo pure il tutto con la paura del Covid che ha ostacolato i potenziali visitatori.

 

Non bastano l’Installazione di Michele Rizzo o i cartoni delle pizze di Giulia Crispiani a restituire la drammaticità che stiamo attraversando, dove lo scontro di piazza si fa sempre più cruento, argomento che sorprendentemente non interessa gli organizzatori come hanno dichiarato in alcune interviste (e su questo punto lascio a voi i commenti).

 


 

Con questo non voglio mettere in discussione la buona fede degli organizzatori e del presidente Umberto Croppi: non si può condannare chi fa promozione di artisti, ma mi chiedo cosa penseranno gli artisti romani che si vedono occupato uno tra i più grandi spazi espositivi della capitale per una Quadriennale romana di artisti di altre città ma che è intestata a Roma, la loro città, Quadriennale che li esclude, e che peraltro è stata salutata dal ministro Franceschini, dal presidente della Regione Lazio Zingaretti e dalla sindaca Raggi. Mostra gratuita, infine, in quanto sponsorizzata da Gucci. Il tutto per lanciare una produzione artistica idealmente correlata al mainstream, che sarei tentato di definire ministeriale.

 

E anche qui lascio al lettore la giusta, ma ahinoi ovvia, conclusione. 

 

Roma inoltre è una città che avrà a Porta Portese allArsenale Pontificio un nuovo spazio espositivo quando ne abbiamo già tanti sotto utilizzati. Il MAXXI, dove ormai da tempo si fanno mostre private come in una galleria, dove gli inviti vengono distribuiti a una ristretta cerchia di amici con una gestione esclusiva che non ha niente a che vedere con uno spazio pubblico, resta un museo-monumento che, tolti gli eventi, rimane vuoto.

 

Mentre la sua concorrente, perché fa anche lei mostre di arte contemporanea, la Galleria Nazionale ex GNAM, nonostante gli sforzi se la batte a fatica con sempre meno visitatori.  Il MACRO è il museo dedicato all’arte romana: ci risiamo, si è bruciato con l’ultima gestione self service del “MACRO Asilo”, dove gli artisti oltre a risolvere tutti i problemi logistici portavano i loro amici agli eventi, se ce li avevano in numero cospicuo, e se potevano, si facevano il comunicato stampa da soli per qualche giornale che avevano trovato disponibile, con gli effetti che si sono visti. Di conseguenza, salvo alcuni fortunati appuntamenti, era anch’esso uno spazio vuoto. 

 


 

Da quando è finita tale iniziativa, il MACRO è morto al punto che si è ventilata l’idea di darlo a Sgarbi.  A questi che sono gli spazi più prestigiosi, se ne dovrebbero aggiungere tanti altri di cui è meglio non parlare per non annoiarsi a leggere una lista lunghissima.

 

Insomma, tanti spazi a carico dalla collettività che fanno avere cospicui stipendi e finanziamenti a chi li gestisce e a una cerchia di lavoratori, a stipendio sicuro, sempre sul piede di guerra perché lavorano troppo. Luoghi espositivi giganteschi a finanziamento pubblico che fanno la frustrazione degli artisti romani che, quando tutto va bene, si vedono relegati solo a iniziative in gallerie private dove spesso contribuiscono alle spese.

 

Tornando alle opere esposte al Palazzo delle esposizioni, visto come le hanno combinate e disposte, mettendo insieme quelle di tanto tempo fa con le nuove produzioni, sono difficili da individuare e non offrono un comprensibile percorso espositivo.

 

L’allestimento è a cura dell’architetto Alessandro Bava e accompagnato da appuntamenti d’incontro e storytelling sul mondo Quadriennale curati dallo scrittore Luca Scarlini a fronte di didascalie poco chiare.

 


 

Opere d’arte che, come dicevo, dovrebbero essere interdisciplinari e anche interattive, una dinamica tutta da scoprire. Artisti “predestinati”, di poco richiamo, con opere che non attraggono, sono “fredde”, tipiche di chi non ha bisogno del pubblico perché loro hanno già quello che vogliono e lo ostentano con arroganza, tutto all’insegna di problemi sociali di cui si fanno paladini dei diritti per la democrazia e per il benessere dei bisognosi.

 

Insomma una scadenza romana senza la cittadinanza e nemmeno i soliti amanti dell’arte; tocca ritornare al Covid che nella drammaticità che stiamo vivendo sconta il fatto che una mostra  se non è straordinaria poco può interessare. Comunque se ti armi di pazienza e di uno spirito da investigatore potrai trovare qualche spunto interessante al Fuori del Palazzo delle Esposizioni. 

 

Concludendo, per sgomberare il campo da interpretazioni personali, non mi resta che riportare quello che gli organizzatori sostengono nella presentazione della mostra: 

 

“FUORI è la liberazione da qualsiasi costrizione o categoria abbia imbrigliato nel passato l’arte come gli individui:FUORI di testa, FUORI moda, FUORI tempo, FUORI scala, FUORI gioco,  FUORI tutto, FUORI luogo è ciò che la Quadriennale d’arte 2020 vuole essere attraverso le opere e le ricerche degli artisti presentati”.

 

 

Quadriennale romana, Fuori, XVII edizione

Curatori Sarah Cosulich, Stefano Collicelli Cagol

Palazzo delle Esposizioni-Via Nazionale, ROMA

Dal 29 Ottobre 2020 al 17 Gennaio 2021

 

 


Aggiungi commento