Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

11/10/24 ore

Giulio Turcato – Colori mai visti. Galleria d’Arte Marchetti - Roma


  • Giovanni Lauricella

Nella Galleria Marchetti sono esposti 25 meravigliosi quadri di Giulio Turcato (Mantova, 1912- Roma, 1995), mostra dal titolo “Colori mai visti”, che potremmo dire una mini antologica che va dall’inedito dipinto bifronte del  1928-30, su un lato del quale Giulio Turcato dipinge un Interno, e sull’altro un Porto, tra le prime opere dell’artista, fino ad arrivare a una delle sue ultime opere,  Dune (1922) di carattere informale, come a testimoniarne l’intero percorso artistico.

 

Effettivamente Giulio Turcato è un pittore che io considero “fortunato”, proprio perché ha vissuto un periodo che ha visto nascere l’avanguardia e pertanto ha avuto la fortuna di spaziare in varie esperienze che la mostra sintetizza in maniera esemplare.

 

Dopo che Pablo Picasso (Malaga, 25 ottobre 1881 – Mougins, 8 aprile 1973) ha aperto la breccia con i suoi straordinari successi artistici, le cui quotazioni riuscirono a raggiungere vette impensabili agli artisti viventi, il fenomeno internazionale dell’astrattismo era ormai un dettato per tutti. 

 

Così pure fu per Turcato, che da una ricerca che aveva ancora i residui figurativi passò a quella astratta e informale, sondando vari aspetti che la mostra ben rappresenta.

 


 

Mostre del genere ti fanno immergere in un mondo variegato, perché racchiudono una moltitudine di quadri di diversa tendenza offrendo così una ricchezza di argomenti visivi assai piacevole per lo spettatore.

 


 

Si va dal neoplasticismo di  Cantiere navale del ’47, anno del manifesto Forma1 a Comizio del 1949 che fa il verso al costruttivismo russo, da un’ eco di natura morta sospesa di Rovine di Varsavia del 1950 alla policromia del Giardino di Mičurin del ’53, dalle copiose campiture di Reticoli sino ad arrivare man mano a quella che è la ricerca informale: Desertico del ’57, Segnico del ’58, Nebuloso del ’60,  Superficie apparente del ’61, Composizione del ‘61/62, La Pelle del ’62, Meridiano del ’67, Itinerari del ’70, Forme vacanti del ’75, Cangiante del ’79, Dune del ’92. 

 


 

Tutti quadri che hanno avuto seguito nell’esecuzione di tanti artisti a lui successivi, e infatti molte mostre che si vedono in giro sono frutto di quello che Giulio Turcato aveva a suo tempo fatto.

 


 

Un artista che da solo rappresenta parte cospicua della storia dell’arte del dopoguerra, dal Fronte nuovo delle arti, al Gruppo degli Otto, continuando con mete artistiche di grande importanza quali le biennali di Venezia, il Festival dei due mondi a Spoleto, il  “Guggenheim International Award” di New York, il Documenta a Kassel ecc. ecc.

 


 

Non riporto qui la carriera di Giulio Turcato e nemmeno faccio considerazioni sul piano critico perché le sue opere richiedono approfondimenti che per un personaggio dell’arte così ingombrante rischiano di non essere mai esaustivi, e perciò consiglio a riguardo il prezioso catalogo a stampa edito per la mostra a cura di Silvia Pegoraro, dove potrete leggere, oltre ad una accurata biografia dell’artista, anche scritti di vari critici come Emilio Villa.

 

 

 

Giulio Turcato

Colori mai visti

a cura di: Silvia Pegoraro, con la collaborazione dell’Archivio Giulio Turcato, Roma

Galleria d’Arte Marchetti

Via Margutta 8, 00187 Roma

Periodo espositivo: 15 aprile –17 giugno 2021

 

 PDF Catalogo Mostra a cura Silvia Pegoraro

 

 

 

 


Aggiungi commento