Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

21/11/24 ore

Totem e Tao: Enrico Magnani al FrameArsArtes di Paola Pozzi a Napoli



di Adriana Dragoni

 

Fino al 27 novembre Napoli ospita, nella galleria FrameArsArtes di Paola Pozzi, la mostra delle opere di Enrico Magnani, l'ingegnere nucleare che ha continuato la sua attività di ricercatore passando dall'indagine sulla materia fisica all'indagine sulla energia spirituale della natura e dell'uomo. Magnani, nella sua ricerca, accoglie, accanto all'attività razionale, l'intuizione. E sostituisce i ragionamenti aristotelico-scientifici con lo studio della storia e del significato dei simboli.

 

L’arte - afferma - ci libera dalla concezione strettamente razionale delle scienze e dalla loro catalogazione piramidale, per la quale uno studioso poteva credere di sapere ogni cosa, pur non comprendendone la sostanza. Magnani demolisce coraggiosamente l'antico modulo “scientifico” basato sulla matematica binaria, che risale nientemeno all'aristotelico Teofrasto da Ereso (371 287), adottato dagli illuministi francesi e dal moderno computer.

 

La sua ricerca è tutta un'altra storia.

 

La mostra napoletana di Magnani s'intitola Totem e Tao. Totem sono quegli oggetti materiali o spirituali che hanno una forza e un significato soprannaturale, in questo caso i quadri in mostra, mentre il Tao è l'ordine metafisico della Natura, il Principio di tutte le cose, quell'entità che potremmo ritrovare nell'antica cultura greca come Arché

 


 

Ammiriamo i totem esposti alla Frame sulle pareti tutt'intorno. Hanno una bellezza e un fascino particolari, che non è facile esprimere qui, a parole. Soprattutto perché il linguaggio dell'arte figurativa non è quello delle parole. Queste opere, poste su carta, tela o velluto, sono fatte di catrame, argilla, pietra, foglia d'oro. Generalmente sono di proporzioni contenute e rappresentano, ciascuna, un singolo oggetto, per cui chiaramente non possono rappresentare un movimento  rispetto a un altro elemento raffigurato.

 

Eppure non esprimono staticità, è come se avessero in sé un'interna forza motrice, un intimo movimento. Magnani chiarisce: “Ho cercato di materializzare un gesto”. Che, nei titoli delle sue opere, indica quale uno scivolamento,  uno straripamento, un compimento, un ritorno ecc... A ogni opera è associato un responso dell'I-Ching, l'antico oracolo cinese, parte integrante della tradizione del Tao.

 


 

Una specie di moneta, che spesso è rappresentata nell'opera, è l'oggetto magico utilizzato per chiedere un responso all'Oracolo, il quale, quando Magnani lo ha interrogato, domandandogli del progetto di portare una mostra delle sue opere a Napoli, ha risposto “vabbene”. 

 

E penso lo abbia approvato, perché l'antica città magnogreca è già abituata a ricevere l'apporto delle culture orientali. Ufficialmente, in età moderna, i rapporti tra Napoli e la Cina risalgono all'inizio del diciottesimo secolo, quando un gruppo di cinesi, guidati dal missionario Matteo Ripa (1682/1746), si trasferì a Napoli, andando ad abitare nel rione de “I Vergini”, nella strada che ancora si chiama “Calata dei Cinesi”.

 


 

Così nacque, in questa città, primo in Europa,  il Collegio dei Cinesi, che sarebbe poi diventato l'Istituto  Orientale di Napoli. Ed è stato appunto un professore dell'Orientale che, durante l'invasione cinese del Tibet, chiamò a Napoli il maestro tibetano Norbu Rimpoche, che vi si fermò per alcuni anni. L'Oriente a Napoli da tempo è di casa.

 

E la Cina è penetrata anche nella Reggia dei Borbone. Si trova, infatti, nella Reggia Museo di Capodimonte il salottino della Regina Amalia (1784/1760), una meraviglia di porcellana, che ne ricopre, con le cineserie, tutte le pareti. Aveva portato il segreto della porcellana, all'epoca considerato “alchemico”, appunto la consorte del primo re Borbone di Napoli.

 


 

Queste notizie hanno fatto parte della lunga conversazione avuta con l'ingegnere-artista Magnani, che si interessa appunto di alchimia e sta a sentire con attenzione i racconti napoletani su Raimondo di Sangro principe di San Severo e sui segni magici nel convento nella Certosa di San Martino

 

Una personalità poliedrica quella di Enrico Magnani, che è noto e stimato in tutto il mondo per le sue mostre personali (circa 25, mentre quelle collettive sono circa il doppio), spostandosi da Madrid a Praga, da Chicago a Stoccarda.

 


 

La sua personalità di artista-scienziato-divulgatore, oltre che nelle mostre, si è espressa nella sua attività di conferenziere e di scrittore. La più recente testimonianza della sua attività libraria è testimoniata dalla sua partecipazione alla stesura  del libro “Advances in Cosmology”, delle edizioni Springer,  pubblicato il 29 ottobre 2022, con il capitolo dal titolo”The shore between Art and Science”. 

 

 La sua figura eclettica di scienziato, per quanto eccezionale, non è nuova nel panorama culturale europeo, giacché è stata preceduta da quella di Richard Philips Feynman (1918/1988), il quale, nel 1965, è stato insignito del Premio Nobel per la Fisica.

 

E se, senza saperlo, oggi ci stessimo scrivendo di un futuro Premio Nobel…?

 

 

 


Aggiungi commento