La mostra “Napoli Ottocento” (Scuderie del Quirinale - Roma) rivela la fragilità della storiografia degli ultimi due secoli, che non ha sufficientemente considerato l'importanza di Napoli nel processo innovativo mondiale.
Da questa premessa potrebbero partire discorsi su tutto lo scibile recentemente maturato, ma mi attengo qui alle intenzioni dei curatori, Sylvain Bellenger insieme a Jean – Loup Champion, Carmine Romano e Isabella Valente che, nonostante l'enorme mole dei problemi sollevati, vogliono semplicemente restituire il giusto e corretto ruolo che la città di Napoli ha avuto nell'Ottocento, incentrando la ricerca su uno specifico estetico, dal “sublime alla materia”.
In queste due parole ci sta tutto un arco di tempo di ricerca artistica che va dagli albori dell'Illuminismo sino alla recente arte moderna.
La mostra annovera 250 opere di Constantin Hansen, Silvestr Ščedrin, Simon Denis, Karl Böhme, Ludwig Catel, William Turner, Thomas Jones, Thomas Fearnley, Eduard Hildebrandt, Hans von Marées, John Singer Sargent, i pittori naturalisti di Posillipo, Portici e Resina, Anton van Pitloo, Giuseppe De Nittis, Ercole e Giacinto Gigante, Teodoro Duclère e Salvatore Fergola in un progetto espositivo di grande respiro organizzato dalle Scuderie del Quirinale e dal Museo e Real Bosco di Capodimonte in collaborazione con la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, la Direzione Regionale Musei Campania, l’Accademia di Belle Arti di Napoli e la Stazione Zoologica Anton Dohrn, spaziando tra Degas, Fortuny, Gemito, Mancini, Morelli, Palizzi, Sargent e Turner.
Non manca il Grand Tour, una tappa che a Napoli si trasformava in una sosta di anni nei quali artisti di ogni nazionalità si sentivano in dovere di completare la propria maturazione artistica, contribuendo altresì ad arricchire con le proprie opere la bellezza iconografica della città partenopea.
Così vediamo nella mostra che tutti i più importanti artisti dell'Ottocento “erano” napoletani, un esempio su tutti sono gli affreschi di Hans Von Marées alla Stazione Zoologica Anton Dohrn, sul lungomare di Napoli, il primo museo oceanografico in Italia, a testimonianza non solo della grande importanza artistica ma anche di quella scientifica che ha primeggiato con le più importanti e avanzate capitali del mondo.
Lo stesso dicasi per Edgar Degas che, da famoso impressionista come tutti comunemente lo conosciamo, ci si rivela nella mostra un realista di corrente artistica e di trascorsi napoletani. Palazzo d’ ‘o Gas come dicono a Napoli, Palazzo Pignatelli Monteleone è della sua famiglia Degas.
Molto importanti sono le tre sezioni espositive dedicate alla tematica dell’immaginario storicista neo-pompeiano e le sale dedicate a Domenico Morelli con le sue interpretazioni orientaliste e le influenze per l'appunto materiche di Antonio Mancini nell'arte moderna.
Il percorso guida i visitatori “dal sublime alla materia” secondo l’intento del curatore Sylvain Bellenger, normanno ma napoletano d’adozione. “Fu l’unica metropoli italiana in cui confluirono artisti, studiosi e scienziati da ogni parte del mondo”.
Come avevo premesso è una mostra che offre molti spunti culturali e che fa discutere ma che ha come punto di forza la bellezza.
Un itinerario espositivo spettacolare che stordisce e ubriaca tanto è impattante dal punto di vista estetico, dove la sindrome di Stendhal sembra il fil rouge seguito per attrarre lo spettatore, mentre sono le imponenti tematiche sollevate a caratterizzarla sul piano ermeneutico.
Napoli Ottocento
dal 27 marzo al 16 giugno 2024
Scuderie del Quirinale
Via XXIV Maggio, 16 - Roma
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