di Claudia Pariotti
"Napoli da sempre aperta ai quattro venti ritrova le sue storie ritrova i suoi racconti"...
È vero che Napoli è da sempre una città aperta, per conformazione e storia, non è sempre vero, purtroppo, che ha saputo proteggere le sue storie e valorizzare i suoi racconti per farne un’intima ricchezza ed un potente motore.
C’è però chi ci ha provato e da oltre 50 anni difende questo monito, attento a custodire un grande passato e ad alimentarlo, nella morsa sempre pungente della taranta.
Il concerto di Eugenio Bennato al Trianon Viviani del 30 aprile è stato così, un morso che ci ha pizzicati appena entrati nella platea del teatro e che è cresciuto di intensità per oltre due ore di musica travolgente ed eseguita con grande energia da un gruppo di musicisti elettrizzanti.
Ad accompagnarlo sul palco c’erano Mujura (chitarra acustica e basso), Francesca del Duca (potenza di percussioni e voce), il canto e la danza trascinante di Sonia Totaro ed Ezio Lambiase, che oltre ad un’interpretazione intensa dei brani, ci ha donato degli assoli strepitosi alla chitarra elettrica.
Per l’esecuzione di Welcome to Napoli (nuovo singolo e con le cui strofe abbiamo aperto quest’intervento) il palcoscenico si è colorato di luci gialle e blu e Juliana Pylypiuk, Tetyana Sapeško e Inna Kulikova, rispettivamente cantante ucraina, pianista russo-ucraina e violinista russa, si sono esibite con tutta la formazione.
Il violino di Inna ha vibrato con grande vigore su questo brano che vuole ritrovare proprio nella musica della nostra terra la forza di una coesione in grado di parlare a tutti, soprattutto a coloro che sono in fuga dalle sofferenze e credono nella potenza aggregatrice dell’Arte.
Tutti in piedi per celebrare questo momento e poi di nuovo immersi nella carovana delle canzoni più note di Eugenio: Mon père et ma mère, Che Mediterraneo sia, Ninco Nanco (a gran richiesta del pubblico)... “L’Unità andava fatta meglio” - dice il cantautore - e quindi Si va-Let’s go to America!
All’inno di Brigante se more, che risuona da 40 anni tra i manifestanti del sud e, Eugenio ci tiene a specificare, anche nel nord dei No Tav in Val di Susa, la dedica al compagno d’arte storico, Carlo d’Angiò, con cui fondò la Nuova Compagnia di Canto Popolare e Musicanova, scomparso nel 2016.
Il concerto si è concluso col pubblico in piedi, finalmente partecipe delle danze liberatorie della serata, del rito di chi difende il ritmo della taranta, di chi difende il ritmo di Chi non conta niente.