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06/12/24 ore

Violenza sulle donne, prov(oc)are per credere


  • Silvia Soligon

A volte ci si indigna di più di fronte alle rappresentazioni della realtà che di fronte alla realtà stessa. Basta ricordare le reazioni alla campagna-shock di Oliviero Toscani sull'anoressia o quelle, più recenti, al video “AAA malati terminali cercansi”, diffuso dall'Associazione Luca Coscioni per sensibilizzare sulla tematica dell'eutanasia.

 

Ad indignarsi potrebbe anche essere lo spettatore che si ritrova ad osservare un videoclip che da un paio di settimane circola su internet raccontando, in modo crudo e diretto, la violenza sulle donne. Il videoclip in questione è quello pensato dagli 'Uno non basta', nuova proposta della scena musicale romana, per lanciare il loro primo album, “Narciso dilaga”, in uscita il prossimo 16 novembre.

 

Primo estratto dall'album è “Per due”, brano dal testo già di per sé aggressivo e reso ancora più incisivo dalla storia raccontata attraverso le immagini e le scritte che le accompagnano. Le inquadrature iniziali fanno pensare al racconto di una giornata in spiaggia fra amici. In realtà, la ragazza del gruppo si ritrova vittima dei tre uomini, che la tortureranno fino a darle fuoco. Le scritte raccontano: “La paura impedisce la distinzione tra realtà e finzione. Spesso siamo spettatori inconsapevoli e impassibili, altre volte giudici supremi ancor prima del finale”.

 

Una provocazione, spiega la band. “Si tratta di stimolare le coscienze mostrando il male in maniera talmente cruda e profondamente turbante da non lasciare nessun dubbio circa il fatto che quello che si sta guardando è terribilmente sbagliato” ci racconta Antonio Marcucci, voce degli Uno non basta. “Noi ci limitiamo a mostrare la verità affinché il disgusto possa fungere da deterrente alla violenza”.

 

Ma è davvero necessario suscitare il disgusto per sensibilizzare l'opinione pubblica su tematiche delicate come la violenza sulle donne? “Forse fino ad ora se ne è parlato, ma con eccessivo pudore, vedi le inutili pubblicità progresso dei vari ministeri”, continua Antonio, “il che è comprensivo visto che si deve parlare della donna senza in nessun modo lederne la dignità, ma allo stesso tempo è un limite, perché l'imbarazzo nel trattare l'argomento in maniera esplicita e diretta non permette una lettura efficace del problema”.

 

E se l'effetto finale fosse contrario? “Il nostro video è rivolto ad un pubblico intelligente. Le scritte sono state realizzate per invitare lo spettatore a riflettere sul valore delle immagini e sul senso della provocazione e in ultimo a preparare lo spettatore al trauma finale per poter cogliere, senza perplessità, il senso di quell'orribile sacrificio”.

 

Certo, anche se il target è il “pubblico intelligente” è inevitabile che il prodotto finale passi sotto gli occhi anche di chi non è in grado di affrontare in questo modo la tematica. Non a caso, Antonio parla di “porte chiuse ovunque” nel momento in cui il gruppo ha iniziato a cercare di dare visibilità al videoclip. “Il nostro ufficio stampa ha cercato per mesi sul web qualcuno che potesse pubblicare in anteprima il video di “Per due” senza risultati. Tutti avevano capito il video e la provocazione insita in esso, ma tutti temevano che il proprio pubblico avrebbe potuto non capire”.

 

Alla resa dei conti, però, la provocazione sembra aver raggiunto il suo scopo. “I riscontri sono stati molto positivi. Sono proprio le donne che hanno risposto entusiaste. Hanno capito perfettamente il senso del video e non si sono mostrate turbate in nessun caso. Ho personalmente inviato il video al movimento FEMEN Italia. Anche loro hanno approvato il video tanto da volerlo fare girare nei loro circuiti.

 

La verità è che le uniche critiche negative sono arrivate dagli uomini, i classici buonisti paladini della giustizia mossi da propositi tipicamente cattolici, assolutamente non in grado di cogliere né l'aspetto artistico, né quello provocatorio del nostro video. Le donne devono insegnarci ancora molto”.


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