Non un semplice adattamento della pellicola, forse la più nota del regista svedese, ma piuttosto una rielaborazione del racconto, retrodatato agli anni 60 rispetto al film del ’73, e riambientato a Roma. A ripercorrere tempi, luoghi e costumi le riprese di varietá televisivi ed eventi sportivi e politici che ricostruiscono la scena sociale dell’epoca.
Milenka e Giovanni, sposi freschi e apparentemente felici, professionalmente appagati e ben inseriti nella loro cerchia di amici, cominciano a sentire i primi affanni di un matrimonio borghese afflitto dagli obblighi della politically correctness di appartenenza. Ben presto peró, il “mettere la polvere sotto il tappeto” e il non detto tra i coniugi finiscono per contrastare e travolgere sentimenti e passioni fino a che Giovanni, docente universitario invaghitosi di una sua giovane allieva, decide di allontanarsi dalla moglie che rimane sola con il proprio dolore e il lutto per l’improvviso, inatteso abbandono.
Trascorso un anno é lui a tornare all’ovile, desideroso di riprendere in mano le redini della relazione ma la moglie, che dopo il lungo travaglio emotivo si sente ormai affrancata dal rapporto, gli chiede invece il divorzio. Le posizioni di entrambi si esasperano, il conflitto degenera e Giovanni, schiavo delle proprie pulsioni e di un perbenismo fino a quel momento autoimposto, finisce per aggredire brutalmente la moglie.
Sarà lei per prima a prendere consapevolezza che un rapporto meno finto nei modi e più autentico nei toni e nella sostanza, avrebbe potuto portare una relazione più vera ed appagante. Sbollita la rabbia i due si mettono a letto, esausti più che afflitti, dandosi la buonanotte. Non sapremo mai se vivranno felici e contenti, realisti e concreti o se si separeranno e in che modo.
Il testo, dopo quasi mezzo secolo, non puó che risultare datato sia per ció che riguarda le dinamiche matrimoniali e quelle di coppia in genere che per il mutato narcisismo individuale, i ruoli di genere e le condizioni economiche e sociali di vita. Dall’opera emerge peró e rimane, l’amara riflessione sulle conseguenze dell’amore, coniugale e non, sulla solitudine esistenziale insita nell’individuo e sull’inadeguatezza della intera societá a porvi rimedio. La risonanza con la contemporaneitá, é immediata, incontestabile e legittima pienamente l’intera operazione drammaturgica.
Julia Vysotskaya - Milenka e Federico Vanni – Giovanni, danno il loro meglio ma è lei a vincere il duello, in ciò coadiuvata dalla profonda autenticità del personaggio con il quale è arduo non solidarizzare, ma anche dal naturale talento dell’attrice nell’ingraziarsi la complicità del pubblico.
Applausi sentiti fino alla quarta chiamata in ribalta, quando il regista, esitante, si riunisce ai due protagonisti.
Fino a 17 novembre al teatro Eliseo di Roma