La Donna Volubile di Carlo Goldoni con la regia di Marco Giorgetti ha debuttato in prima nazionale il 19 maggio al Teatro Della Pergola.
Lo spettacolo, prodotto dalla Fondazione Teatro Della Toscana e Oltrarno - Scuola di formazione del mestiere dell'attore, con i giovani attori formati alla scuola dell'oltrarno diretta da Pier Francesco Favino resterà in scena fino a domenica 23 maggio.
Testo mai realizzato dopo la prima rappresentazione nel 1751
Teatro Della Pergola
dal 19 maggio al 23 maggio
Lorenzo Antolini, Greta Bendinelli, Marco Bossi, Antonio Cocuzza, Jacopo Dragonetti, Arianna Maria Garcea, Giacomo Gava, Yeda Kim, Nadia Najim
Viola Picchi Marchi, Federico Poggetti, Francesco Providenti, Maria Giulia Toscano
in
LA DONNA VOLUBILE
di
Carlo Goldoni
scene
Carlo De Marino
direttrice di scena
Federica Elisa Francolini
costumi e maschere
Elena Bianchini
assistente costumi e maschere
Eleonora Sgherri
sarte
Silvia Anderson, Anna Catalina Rodriguez
costruzione, macchineria
Duccio Bonechi, Sandro Lo Bue, Francesco Pangaro
luci
Filippo Manzini
fonico
Lorenzo Bernini
gioielli realizzati da
Paolo Penko Bottega Orafa
voice training
Susan Main
movement training
Sinead O'Keeffe
regia
Marco Giorgetti
aiuto regia
Raffaello Gaggio
produzione
Fondazione Teatro della Toscana, Oltrarno - Scuola di formazione del mestiere dell'attore
foto
Erica Trinchera
Orari da mercoledì a venerdì / doppia recita 15.15 e 18.45
sabato 18.45
domenica 15.15
Prezzi Intero 15€
Ridotto Under 30 – Over 60 – Soci Unicoop – Abbonati 10€
Una Compagnia di giovani attori, magnificamente formati alla Scuola dell'Oltrarno diretta da Pierfrancesco Favino, grazie alla qualità del lavoro dei suoi insegnanti, come Susan Main (vicedirettrice e responsabile sezione voce) e Sinead O’Keeffe (responsabile sezione movimento).
Uno staff di giovani tecnici, artisti, organizzatori, che non hanno mai smesso di lavorare con dedizione per arrivare al momento della riapertura.
Un grande autore italiano, Carlo Goldoni, che non è solo il più grande di sempre, ma è anche colui che ha voluto e avviato la Riforma del Teatro, che ha combattuto per far nascere un ‘Nuovo Teatro’ in un momento in cui un mondo finiva, proprio come adesso accade a noi e al nostro tempo, e non si sapeva, come oggi noi non sappiamo, come sarebbe stato il dopo: il dopo-crisi, il dopo-pandemia, il dopo-tutto…
Dall’unione di questi semplici elementi nasce la nostra Donna Volubile, testo mai realizzato dopo la prima rappresentazione di 270 anni fa nel 1751, forse perché ritenuto troppo effimero o leggero, una commedia fatta di niente eppure di tutto, come la vita, un’eternità in un attimo, con al centro il tema della Donna, della sua consapevolezza di crescita in una società dissoluta e spietata, e con uno studio irresistibile di caratteri umani, viventi, flessibili che non hanno niente dell’immobilità e del convenzionalismo delle maschere o dei tipi della Commedia dell’Arte.
Note di regia
«Il Teatro accettato nella sua verità e nella sua estrema e folgorante incertezza, riconosciuto come strumento unico, labile e altissimo per comunicare agli altri qualcosa sul movimento della vita. Teatro come invenzione della vita, teatro come riassunto della vita, teatro come favola, teatro come parafrasi, come simbolo dell’umano destino e dell’umano svolgersi. Il teatro è come l’essere umano. L’uomo è sempre in movimento, in mutamento continuo. Il teatro che noi pretendiamo sia preciso e perfetto, non può e non deve essere perfetto perché l’uomo non è equilibrato, non è perfetto: è sempre alla ricerca di qualche cosa. È attaccato al passato e teso verso il futuro, non capisce bene il passato oppure lo capisce, rimane troppo legato al passato e non vede il futuro, oppure vede troppo il futuro e non vede il passato: l’essere umano si trova sempre in una posizione precaria. Il teatro è l’arte del precario, è l’arte della cosa che non resta, della cosa che si muove. Ecco perché il teatro è così grande: perché è il simbolo dell’uomo. Il Teatro è la nostra Vita, la vita di noi teatranti. Il Teatro, nel bene e nel male, è lo specchio del tempo, riassume le contraddizioni della comunità alla quale appartiene. Noi questo lo sentiamo, carnalmente, sera per sera. In una società infelice, brutale e soprattutto impietosa ed incapace di fraternità e di rispetto, noi siamo i più percossi nell’intimo. Ogni giorno, provando o recitando, dobbiamo superarci continuamente, vincere la nostra angoscia e talvolta anche le nostre indignazioni per compiere la nostra missione. Perché non è un mestiere il nostro, è una missione: far continuare, ineluttabilmente il Teatro, il nostro Teatro certo, ma soprattutto una parte del Grande Teatro del Mondo. Portare alta la fiamma della teatralità, raccontare piccole e grandi avventure degli uomini ad altri uomini».
“In queste parole di Giorgio Strehler sta tutto il senso di una scelta e di un lavoro che ci porta finalmente a ritrovare il nostro pubblico, a rinnovare il grande rito vivente del Teatro potendo finalmente esprimere appieno la nostra vocazione di Teatro della Lingua Italiana, tutto orientato ai Giovani e all’Europa, che lavora fuori da ogni logica produttiva canonica secondo un modello di costante e totale scambio fra giovani e maestri.
«La continua mutazione delle mode, dalle voglie, dei divertimenti può – scrive Goldoni – fornir materie di ridicolezze, ma per rendere la donna volubile un soggetto veramente da commedia, bisogna che ne somministrino il ridicolo i capricci dell’animo. Una donna poco fa amante, che un’ora dopo non vuol più amore, e che nel tempo stesso in cui spaccia massime rigide, si accende d’una passione del tutto contraria alla sua maniera di pensare, ecco il personaggio comico».
Lo spettacolo è l’esito di un percorso che ha fortemente coinvolto i giovani attori in ogni aspetto della realizzazione, dalla drammaturgia alle lingue e ai dialetti, dalla struttura classica all’improvvisazione, in una ricerca costantemente ispirata al principio del ‘nuovo attore artigiano di una tradizione vivente’ che sta alla base del nostro Manifesto, ricerca difficile ma entusiasmante che ha visto gli attori farsi di volta in volta autori, registi, creatori, esecutori, rendendoci consapevoli del fatto che per consentire che davvero nasca un Teatro Nuovo questa è la sola strada, la sola possibilità: consegnare loro una nuova consapevolezza e gli strumenti migliori per fare la loro strada”.
Marco Giorgetti