Il sì francese ai matrimoni omosessuali ha scatenato diverse polemiche e una scontata “indignazione” nel mondo ecclesiastico. Per qualcuno addirittura, vedi il cardinal Bagnasco, Presidente della Cei, l'odierna società è oramai "vicina al baratro". Ma la speranza è ultima a morire e c’è chi sembra oltrepassare il muro eretto dalla Santa Chiesa nei confronti di tematiche 'tabù' come l'orientamento sessuale.
“No alle nozze gay, ma sì al riconoscimento dei diritti per le coppie di fatto omosessuali secondo il Codice civile e all'ammissione dei divorziati risposati alla Comunione”. A pronunciare queste sacrileghe parole è l'arcivescovo Vincenzo Paglia, neo presidente del Pontificio consiglio per la famiglia che, inoltre, puntualizza: nonostante “il matrimonio resti sempre quello formato da un uomo e una donna questo non significa- che non si debbano riconoscere i diritti delle coppie di fatto, anche gay”.
“Diciamo no a un egualitarismo malato che per essere tale abolisce tutte le differenze” continua l'arcivescovo, tuttavia va ripetuto che la Chiesa “è per la pari dignità di tutti i figli di Dio”, omosessuali compresi: “l’uguaglianza è nella dignità”.
Il presule ha poi ricordato che nel mondo ci sono forse 25 paesi dove l'omosessualità è reato e quello che bisogna augurasi è che “come Chiesa combatteremo tutto questo". Poi si rivolge anche alla classe politica: "E' tempo che i legislatori se ne preoccupino".
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