Secondo Simon Romero, giornalista del New York Times che si occupa di America Latina, il cardinale Jorge Mario Bergoglio, all'epoca della rovente polemica in Argentina sulla legalizzazione dei matrimoni omosessuali, mantenne una posizione di enorme apertura sul tema.
E' ovvio, e non fa notizia, che il Papa sia contrario al matrimonio omosessuale. Come altrettanto ovvio è che la Chiesa tenti di scongiurare, nei Paesi in cui è presente, la possibilità che si approvino leggi sui matrimoni tra persone dello stesso sesso. La posizione di Bergoglio è, in queste ovvietà però, decisamente rivoluzionaria.
Secondo il New York Times, in un articolo firmato da Simon Romero ed Emily Shall, nel 2010 (anno in cui in Argentina impazzavano le polemiche sulla legge sul matrimonio gay, approvata in luglio) l'arcivescovo Bergoglio caldeggiava una soluzione decisamente poco ortodossa all'interno della Conferenza Episcopale Argentina: sostenere le unioni civili omosessuali.
Insomma, niente sacramento del matrimonio, su questo non ci piove, ma un'apertura incredibile alle unioni civili (cosa che, sono convinti in molti, annichilirebbe la provocatoria "battaglia" sul matrimonio gay); nel 2010 la Chiesa di Roma era disperata nel tentativo di arrestare la "deriva omosessuale" del governo argentino: le pressioni di Oltretevere su Buenos Aires perchè si facesse il possibile per mettersi di traverso al disegno di legge, poi approvato, sul matrimonio omosessuale erano feroci e le strade della capitale argentina registravano imponenti manifestazioni ultra-cattoliche per protestare contro quel "lavoro del diavolo", condannando pubblicamente la proposta di legge.
La posizione di Papa Benedetto XVI, che da cardinale fu a prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, era inflessibile sulla purezza dottrinale: occorreva che la Chiesa sostenesse una posizione intransigente e Bergoglio, all'epoca a capo della Conferenza Episcopale, aveva il dovere di mostrare i muscoli.
Il futuro papa però, secondo il New York Times, vedeva in quell'intransigenza "un errore strategico" e sosteneva, tra i vescovi sudamericani, la soluzione di caldeggiare le unioni civili omosessuali per scongiurare il matrimonio (che dottrinalmente rappresenta un sacramento per la Chiesa). Una sorta di "male minore" che però poneva la Conferenza Episcopale in una posizione di apertura al mondo, di dialogo con la società; posizione alla fine non passata, visto che prevalse la linea di Papa Benedetto.
Secondo Roxana Alfieri, un'assistente sociale che ha seduto in alcune delle riunioni dei vescovi argentini nel 2010, Bergoglio "non voleva che la Chiesa assumesse una posizione che condannasse le persone, ma piuttosto che fosse di rispetto dei loro diritti, come quelli di qualsiasi altra persona vulnerabile".
In molti potrebbero contestare quanto riportato dal New York Times adducendo una lettera inviata nel luglio 2010 da Bergoglio alle Suore Carmelitane di Buenos Aires, nella quale si legge che quella legge avrebbe messo "in gioco un rigetto frontale della legge di Dio, per di più incisa nei nostri cuori" trattandosi di "una mossa del Padre della Menzogna che pretende di confondere e ingannare i figli di Dio".
Parole tuttavia non contraddittorie con il Bergoglio-pensiero: discusse le varie posizioni all'interno della Conferenza Episcopale Argentina, preso atto della linea di Roma e dell'intransigenza da mantenere, viene da sè che l'allora cardinale non aveva grandi chance di far emergere come vincente la sua posizione (che pure molti vescovi appoggiavano) e, certamente, non aveva il potere di calcare la mano di fronte alla posizione dell'allora Papa.
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