Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

23/12/24 ore

Aborto, la Camera Bassa irlandese dice sì


  • Livio Rotondo

Per due giorni manifestanti sostenitori e contrari all’aborto hanno atteso davanti al Parlamento irlandese. Alla fine la Camera Bassa ha approvato con 127 voti a favore e 31 contrari il Protection of Life During Pregnancy Bill che legalizza nel cattolico paese l’interruzione di gravidanza, ma solo quando la madre è in pericolo di vita o vi sia per questa il rischio di suicidio.

 

La legge, fortemente sostenuta dal premier Enda Kenny, dovrà essere ora approvata dalla Camera Alta per diventare definitiva. Nonostante l’importanza della sentenza, la legge ha una applicazione abbastanza limitata poiché non prevede l’interruzione di gravidanza in caso di stupro, di incesto o anomalie fetali.

 

Il punto più discusso della legge comunque riguarda l’8° emendamento, cioè il fatto che l’interruzione di gravidanza potrà essere applicata nel caso che la donna minacci il suicidio. L’iter per ottenere l’autorizzazione in una tale situazione di emergenza sarà lunga e complicata tanto da apparire surreale: la donna dovrà essere sottoposta ad una commissione di 3 medici che valuteranno la situazione separatamente.

 

Se tutti i medici saranno concordi che l’aborto rimane l’unica soluzione per scongiurare il suicidio, si potrà procedere con l’operazione. In caso contrario si potrà fare ricorso, ma la donna dovrà essere esaminata da un’altra commissione di tre medici, arrivando infine a sei gradi di giudizi complessivi.

 

Così per Johanna Westeson, direttrice regionale per l’Europa presso il “Center for Reproductive Rights”, le lungaggini della procedura sono una “violazione assoluta delle norme internazionali sui diritti umani e sul diritto delle donne alla salute e alla dignità”.

 

Rimane comunque un momento storico per l’Irlanda che fino a questo momento era l’unico paese dell’Ue insieme a Malta a non consentire l’aborto da quando nel 1983 un referendum costituzionale aveva definito la pratica come al di fuori della legalità. La demonizzazione dell’aborto era impressa tanto fortemente nello spirito culturale del paese quanto nella stessa Costituzione.

 

Nel 1992 però la Corte suprema irlandese aveva stabilito che la donna poteva abortire qualora fosse in pericolo di vita ma non essendo stata approvata come legge, a causa dell’incertezza costituzionale, la decisione spettava ai medici che per convinzioni religiose o paura di conseguenze personali continuavano a rifiutarsi di interrompere una gravidanza.

 

Nel 2010 la Corte Europea dei diritti umani aveva condannato per violazione dei diritti l’Irlanda e aveva chiesto senza successo una modifica della Costituzione in merito. Ma è stato il caso della morte di una dentista di 31 anni di origine indiana (lo scorso ottobre) che, con un’infezione al sangue, si era vista rifiutare dai medici con tragico epilogo l’interruzione della gravidanza alla 17° settimana, a smuovere le acque dell’opinione pubblica e della politica.


Aggiungi commento