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29/04/24 ore

Pena di morte, Usa: errori 'letali' in 27 condanne


  • Livio Rotondo

Sarebbero state almeno 27 le condanne a morte viziate da errori e superficialità nelle procedure investigativo-scientifiche negli Usa; in particolare quelle riferite all’analisi del Dna su campioni di capelli: per questo motivo è stata sospesa la sentenza capitale, nello stato del Mississipi, per un uomo di 44 anni - Willie Jerome Manning -, accusato di aver ucciso due studenti nel 1992. Si riapre così il dibattito mai chiuso sulla legittimità della pena capitale negli States.

 

L’indagine, avviata dal Dipartimento di giustizia in collaborazione con lo stesso Fbi, un gruppo di avvocati e Innocence Project - un’associazione che si occupa di raccogliere prove che possano scagionare persone ingiustamente condannate -, è iniziata dopo il maggio 2012, quando un’inchiesta del Washington Post aveva rivelato come il Dipartimento di Giustizia era a conoscenza da anni dell’occultamento delle prove in merito a valutazioni dubbie del Dna portate avanti nei laboratori dell’Fbi in casi di sentenza di morte.

 

Il caso ha portato alla condanna di decine di imputati. La prova del Dna del capello è quella maggiormente sotto inchiesta poiché non potrebbe più essere considerata come prova definitiva di colpevolezza. Così la commissione scientifica del Texas - lo stato degli Usa che da oltre 30 anni detiene il più alto numero di condanne - ha ordinato la revisione dei casi sui campioni di capelli.

 

“Quando c’è un problema bisogna affrontarlo, cercare di capire come risolverlo e poi procedere in modo che non si verifichi di nuovo” ha affermato il portavoce legale dell’Fbi, Andrew Weissmann, ribadendo inoltre che vi sarà anche la revisione dei casi già eseguiti di condanna a morte, per capire se sono stati commessi errori.

 

Affermazioni insolite per l’Fbi, da sempre reticente a mettere in discussione il proprio lavoro, ma - ha concluso Weissmann -isi tratta di “una decisione che è stata presa dal vertice dell’edificio”.


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