Bambini iracheni rapiti e venduti come schiavi del sesso. Altre volte torturati e brutalmente uccisi: crocifissi, decapitati, sepolti vivi. Sono questi i dettagli raccapriccianti delle violenze perpetrate dallo Stato Islamico dell'Iraq e della Siria (Isis) che emergono da un rapporto del Comitato delle Nazioni Unite sui Diritti dell'Infanzia.
Ragazzi iracheni di età inferiore ai 18 anni - denuncia il rapporto Onu - vengono addestrati a combattere e sono sempre più utilizzati dai jihadisti come kamikaze o scudi umani per proteggere le strutture dei terroristi contro gli attacchi aerei americani. Neppure i bambini con problemi mentali sarebbero risparmiati dalla furia disumana dei terroristi: "Abbiamo i dati sullo sfruttamento di bambini, anche di bambini con problemi mentali, per attacchi kamikaze, persone che con ogni probabilità non comprendono nemmeno cosa gli succede o che cosa li aspetta" ha spiegato Renate Winter, una delle componenti della commissione Onu che ha redatto il report.
"La portata del problema è enorme - ha aggiunto Winter - . Siamo profondamente preoccupati per la tortura e l'uccisione di quei bambini, in particolare quelli appartenenti a minoranze, ma non solo". Le vittime sono per lo più bambini yazidi o cristiani, ma anche sciiti e sunniti. E' per questi motivi che il comitato delle Nazioni Unite lancia un appello affinché le forze di governo irachene si impegnino maggiormente per proteggere i bambini e le loro famiglie.
Il rapporto Onu giunge all'indomani della durissima reazione della Giordania e del mondo arabo seguita alla diffusione da parte del califfato guidato da al-Baghdad dell'agghiacciante filmato in cui un pilota giordano viene bruciato vivo dai terroristi islamici. In quella che appare come una disumana escalation della brutalità, la Giordania ha deciso di rispondere ubbidendo alla classica legge del taglione, impiccando due terroristi di Al Qaida, tra i quali la donna della quale l'Isis aveva chiesto il rilascio promettendo la liberazione dell'ostaggio.
Ma la rabbia e la vendetta del mondo arabo non sembrano placarsi. Ahmed Al Tayeb, grande imam della moschea egiziana di Al Azhar a Il Cairo, massima istituzione sunnita, ha lanciato una fatwa, sostenendo che i terroristi dello Stato Islamico andrebbero crocifissi e bisognerebbe tagliare loro mani e piedi. La Giordania "non esclude" la possibilità di inviare truppe speciali di terra, mentre rimbalza la notizia secondo la quale l'aviazione giordana avrebbe bombardato postazioni dell'Isis a Mosul, nel nord dell'Iraq, uccidendo 55 jihadisti. Anche il primo ministro iracheno, Haidar al Abadi, ha affermato che, come risposta, occorre lanciare "raid ancor più duri contro il gruppo terrorista".
Ma allo stesso tempo il New York Times, citando fonti dell’amministrazione Obama, ha rivelato che gli Emirati Arabi Uniti, alleato chiave degli Stati Uniti nella Coalizione anti-Isis, hanno sospeso la partecipazione ai raid aerei già dallo scorso dicembre, proprio per il timore per la sorte dei propri piloti. Nel frattempo l'Isis consolida la propria propaganda della violenza.
I militanti islamici hanno infatti organizzato una proiezione pubblica del video (realizzato con una professionalità inquietante) dell'uccisione del pilota giordano a Raqqa, città siriana eletta "capitale" del Califfato. L'organizzazione terroristica ha anche rilasciato un filmato che mostra la gioia del pubblico presente. Tra gli spettatori anche un bambino di non più di otto anni, che sorridendo ha affermato: "Anche io voglio catturare e bruciare dei piloti".
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