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16/11/24 ore

Genocidio di Srebrenica, la Russia di Putin mette il veto all’Onu



Il 9 Luglio 1995, le truppe militari serbo-bosniache guidate da Ratko Mladic iniziano l’attacco alla città di Srebrenica che porterà al massacro di migliaia di musulmani bosniaci: circa 8.372 persone senza contare i dispersi. Tutto questo sotto gli sguardi dei caschi blu olandesi, colpevolmente inermi. A distanze di 20 anni l’Onu commemora la tragedia, che l’ha vista distinguersi in negativo nel corso della guerra in Jugoslavia, con il mancata approvazione della risoluzione che avrebbe messo nero su bianco al riconoscimento del “genocidio”.

 

Questo grazie, manco a dirlo, alla Russia, che ha esercitato l’ormai anacronistico potere di veto sul testo oggetto del voto, assecondando le richieste dei sodali serbo-sboniaci che avevano espressamente richiesto all’ambasciatore di Putin di ostacolare quella che è stata definita dai russi una risoluzione “non costruttiva, provocatoria e motivata politicamente”.

 

Degli altri paesi con potere di veto, Francia, Regno Unito e Stati Uniti hanno votato a favore della risoluzione, mentre la Cina si è astenuta.

 

Per Alison Smith, Consulente Legale di Non c'è Pace Senza Giustizia, “il veto russo sulla Risoluzione di commemorazione del genocidio di Srebrenica del 1995, accertato e riconosciuto da ben due corti internazionali, è semplicemente sconcertante; negare tutto questo in nome di un vago principio di uguaglianza tra le vittime è un insulto alla memoria di chi è morto e alla sofferenza di chi è rimasto”.

 

“Per essere chiari, sostiene sempre Smith, il riconoscimento di crimini commessi contro un gruppo di individui non nega in nessun modo le sofferenze di altri gruppi. La Risoluzione avrebbe significato il riconoscimento ai massimi livelli politici delle ingiustizie inferte alle vittime di Srebrenica. Nulla di più nulla di meno, ma comunque un dato importante per quelle vittime. Esse hanno diritto a tutte le riparazioni possibili, e persino questo è stato negato ieri da alcuni membri del Consiglio di Sicurezza.

 

"Bisogna - conclude il rappresentante di Non c'è Pace senza Giustizia - che il Consiglio di Sicurezza metta ordine in casa propria. Se non è in grado di esprimere consenso neppure su qualcosa che è stato accertato e dimostrato oltre ogni ragionevole dubbio, che speranza possono avere oggi le vittime in Siria o altrove nel mondo?".

 

 


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