di Gianni Carbotti e Camillo Maffia
Il campo nomadi di Camping River è un piccolo giallo, un campo sul quale è difficile avere informazioni, in cui vigono regole apparentemente particolari rispetto agli omologhi e, soprattutto, oggetto di un bando che prevede la realizzazione di un villaggio ex novo nella stessa area, anziché il superamento che l'assessora Laura Baldassarre ripete in ogni sede di voler effettuare implementando la Strategia nazionale d'inclusione dei Rom. Lunedì 10 aprile l'on. Giovanna Martelli si è recata presso la struttura per una visita ispettiva.
La parlamentare è stata fermata all'ingresso insieme alla sua assistente e a chi scrive, ai quali è stato vietato di effettuare riprese e di visitare il campo. Solo alla deputata è stato concesso di muoversi all'interno, rigidamente scortata, per poi essere accompagnata all'uscita. All'ingresso, su un cartello si legge che l'orario delle visite nel campo è dalle 14.00 alle 20.00 e che “la stessa persona non può venire più di una volta alla settimana”. A giustificazione di tali misure, l'ente gestore si è appellato alla necessità di permessi speciali rilasciati dall'assessorato per circolare liberamente nella struttura.
Sorpresi dall'esistenza di una simile procedura, abbiamo chiesto chiarimenti all'ufficio rom, sottolineando come tali misure fossero proprie dell'emergenza nomadi bocciata dal Consiglio di Stato e quindi attualmente illegittime. All'ufficio competente non risulta però la necessità di permessi speciali per effettuare visite e riprese a Camping River: sostiene che si tratta di un'area privata, ma abbiamo spiegato che la cooperativa ha invocato una procedura amministrativa. Tuttavia, per quanto a conoscenza dei funzionari, tali disposizioni non esistono.
In altre parole, sono state poste restrizioni a una deputata della Repubblica in un paese democratico, limitando di fatto l'esercizio delle sue funzioni, e a privati cittadini, che hanno assistito ai confini posti alla libertà personale dei residenti nella struttura, sulla base di una procedura amministrativa che non trova riscontri presso l'ufficio competente, che non ha potuto fornirci spiegazioni se non facendo riferimento alla natura "privata" dell'ente gestore.
Ci siamo quindi rivolti all'on. Martelli per conoscere il suo parere nel merito e raccogliere le sue impressioni a margine della visita.
Come si è svolta la visita ispettiva a Camping River? Ha riscontrato restrizioni alla libertà personale dei residenti?
È stata una prima visita alla quale sicuramente ne seguiranno altre. Per accedere inoltrerò formale richiesta all'assessorato competente: visto che siamo quelli che le regole le scrivono, le approvano e quindi mai mi sognerei di trasgredirle, chiederò di poter accedere al campo, anche potendo fotografare, avere testimonianze. Questa è stata una prima visita superficiale della situazione del campo che oggettivamente è un campo in ordine, gestito, su questo non c'è alcun dubbio. Il punto è che Camping River è la testimonianza dell'origine della discriminazione nei confronti del popolo rom. Questo è il punto secondo me centrale che mi sento di portare dopo la visita. È assolutamente fuori da ogni logica ma anche da ogni possibilità di convivenza che un pezzo di popolo, un pezzo di umanità stia dentro un campo recintato.
Lei ha sottolineato, anche in una recente interrogazione parlamentare, l'importanza dell'autodeterminazione per l'inclusione del popolo rom. Come s'inseriscono le limitazioni a cui ha assistito alle visite e agli ingressi nel percorso di emancipazione degli uomini e delle donne appartenenti alla minoranza?
Io penso che fin quando immaginiamo che l'inclusione sociale passi attraverso la realizzazione e il mantenimento dei campi questa non sia possibile. Ci dev'essere un'autodeterminazione per tutti in eguale misura e questo lo dice la Dichiarazione dei diritti umani. Il tema della giustizia sociale e della sicurezza passa principalmente dall'inclusione di tutti in egual misura con i medesimi diritti: è questo il punto centrale, non è il modo in cui è gestito il campo, ma il fatto che ci sia. Il campo non ci deve essere.
Per soffermarci però ancora un momento sulla gestione del campo, la cooperativa afferma che sono necessari permessi da parte dell'assessorato per entrare liberamente nel campo, ma l'ufficio competente a cui ci siamo rivolti smentisce l'esistenza di una simile procedura amministrativa per quanto a loro conoscenza. Lei si è rivolta all'assessorato, cosa le hanno risposto?
Mi sono rivolta in modo informale, quindi credo sia necessario passare alla procedura formale: per sgombrare il campo da fraintendimenti, invierò richiesta formale di visita della struttura secondo le regole previste e adottate dal Comune di Roma. Perché è pur vero che l'area è gestita da una cooperativa privata, ma è chiaro che le regole vengono stabilite dalla committenza che in questo caso è comunque Roma Capitale. Quindi bisogna capire all'interno del contratto e delle regole generali di Roma Capitale quali norme sono previste.
E comunque il fatto che sia "privato" non giustifica limitazioni alla libertà personale e alla trasparenza...
No, nel senso che è privato ma di fatto il committente, chi ha incaricato la cooperativa, è Roma Capitale, che è un soggetto pubblico. Bisogna distinguere chi esegue da chi affida, se parliamo dell'affidamento di un servizio che se non dato in appalto dovrebbe essere gestito da un ente pubblico. Quindi voglio capire che tipo di regole prevede un ente pubblico quale è Roma Capitale rispetto al libero accesso a una struttura di quella portata, posto che per me quella struttura non ci dovrebbe essere.
A questo proposito Roma Capitale ha emanato un bando per l'allestimento di un campo ex novo a Camping River. Che cosa pensa di questo?
Credo sia una scelta sbagliata. Non è la strada della Strategia. La Strategia europea destina fondi proprio per il superamento dei campi, per l'inclusione delle minoranze. È una scelta profondamente sbagliata che non va nella logica dell'inclusione sociale e non va neanche nella logica della coesione sociale, che sono due passaggi fondamentali per il tempo storico che stiamo vivendo.
Lei ha presentato un disegno di legge per l'istituzione di una commissione d'inchiesta sulla gestione dei campi nomadi a Roma. Sono passati nove mesi e non ci risulta che sia stato ancora calendarizzato: secondo lei perché?
Perché è chiaro che questo è un argomento che in questa fase del dibattito politico generale non è prioritario, ahimè. Viviamo in un tempo di profonda insicurezza e un dibattito su una questione come questa, che ha al centro anche l'utilizzo del denaro pubblico, va nella logica di aprire un confronto e una discussione sull'attuale modello e concetto di sicurezza: un confronto che oggi non è ritenuto prioritario.
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