Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

18/11/24 ore

Rohingya, una crisi umanitaria di lungo periodo



“Si tratta di una crisi senza precedenti, che ha bisogno di una risposta immediata e di lungo periodo da parte della comunità internazionale. Un numero maggiore di paesi, compresi quelli della regione, deve giocare un ruolo molto più rilevante e condividere le responsabilità. Il Bangladesh è un paese povero, ha mostrato grande generosità, ma non più essere lasciato da solo a gestire questa situazione“.

 

Amnesty International - tramite Omar Waraich, vicedirettore per l’Asia sudorientale dell'organizzazione umanitari, in occasione dell’incontro tra gli alti rappresentanti dei paesi donatori presso la sede delle Nazioni Unite di Ginevra - torna a denunciare la condizione in cui versa l'etnia dei Rohingya in fuga dal Myanmar.

 

Quasi in 600.000 sono accampati nella regione di Cox’s Bazar in Bangladesh dentro precarie tende di bambù e teli di plastica, con problemi serissimi di accesso all’assistenza di primo soccorso, ai servizi medici, a spazi sicuri per le donne e all’istruzione per bambini e ragazzi, che rappresentano più del 61 per cento della popolazione dei rifugiati.

 

Le agenzie umanitarie hanno registrato alti livelli di malnutrizione acuta, in particolare fra i bambini, oltre al rischio di malattie come il colera, per via delle cattive condizioni dell’acqua e dei servizi sanitari.

 

Se si vorrà garantire il pieno recupero fisico, mentale ed emotivo di questa popolazione, così profondamente traumatizzata, sarà – secondo Amnesty - necessario prevedere forme di assistenza psicosociale, o progetti di sostegno, per fornire aiuto nel breve, medio e lungo periodo.

 

In sostanza la comunità internazionale dovrebbe considerare una serie di bisogni urgenti dei rifugiati rohingya, dal trasporto verso i campi alla costante assistenza medica e di primo soccorso.

 

Data la mancanza di provvedimenti da parte delle autorità di Myanmar nei confronti dei responsabili delle violazioni dei diritti umani, molti rifugiati hanno paura di tornare in Myanmar. Pertanto, Amnesty International chiede alla comunità internazionale di aiutare il Bangladesh ad affrontare l’attuale crisi umanitaria nel più lungo periodo. Questo significa anche pretendere l’individuazione dei responsabili dei crimini contro l’umanità e la fine del radicato sistema di discriminazione che i rohingya subiscono da anni Myanmar.

 

 


Aggiungi commento