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16/11/24 ore

Pena di morte, parte la campagna “Anthony Farina non deve morire”



Anthony Farina ha oggi 38 anni ed è detenuto nel braccio della morte alla Union County Correctional Institution. Aveva diciotto anni quando fu arrestato: il 9 maggio del 1992 con suo fratello Jeffrey (all’epoca sedicenne) avevano rapinato l’incasso di un fast-food, un Paco Bell, a Daytona Beach.

 

Raccontano le cronache: “Dopo aver svuotato la cassaforte legarono i 4 dipendenti del fast-food con le mani dietro la schiena e li portarono nella cella frigorifera. Qui il più piccolo dei Farina, Jeffrey, sparò a tre di loro e, dopo che la pistola si era inceppata, accoltellò il quarto. Una ragazza, Michelle Van Ness, morì in ospedale il giorno dopo, gli altri tre si salvarono. I fratelli Farina vennero arrestati durante la notte mentre facevano benzina in una stazione di servizio …”.

 

Nessuno tocchi Caino con il segretario Sergio D’Elia, la Comunità di Sant’Egidio con il portavoce Mario Marazziti, l’associazione umanitaria britannica Reprive con Harriet McCulloch, la professoressa Sandra Babcock e il senatore radicale Marco Perduca hanno tenuto una conferenza stampa presso la sede del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito in via di Torre Argentina durante la quale hanno lanciato la campagna per salvare la vita di Anthony Farina.

 

“Nel caso di Anthony Farina – spiega Sergio D’Elia - chiediamo al Governo di procedere speditamente al riconoscimento della cittadinanza italiana, perché non vi sia nessuna omissione di almeno un tentativo di soccorso nei confronti di un cittadino italiano a tutti gli effetti che rischia di essere giustiziato in America”.

 

“Siamo contenti dell’incontro con il Governo e vogliamo dar vita a una campagna italiana e internazionale per evitare l’uccisione di Anthony Farina e per fermare il boia in tutti i casi simili al suo” ha spiegato Mario Marazziti “con Anthony Farina possiamo aprire la strada a un pronunciamento della Corte affinché la pena di morte non sia praticata nei casi in cui la persona condannata non abbia materialmente commesso l’omicidio".

 

L’incontro con le istituzioni, ha spiegato Perduca, è stato molto “positivo” perchè il governo si è dimostrato disponibile a fare la propria parte: “l’Italia ha avuto e continua ad avere un ruolo decisivo nella campagna internazionale per la moratoria universale delle esecuzioni capitali e per evitare l’esecuzione della pena di morte negli USA, come nel caso di Pietro Venezia, non estradato in Florida”.

 

Sandra Babcock ha voluto sottolineare che “Antonio non ha ucciso nessuno. Questo è il tipo di caso, e Antonio è il tipo di persona, che può cambiare gli atteggiamenti negli Stati Uniti sulla pena di morte”. Harriet McCulloch ha quindi parlato del suo incontro con Anthony: “Anthony ha 38 anni, ed è stato in prigione per 20 anni – più di metà della sua vita. Quando ci siamo incontrati mi sono resa conto che lo spirito di Anthony è riuscito miracolosamente a sopravvivere, nonostante tutto quello che ha passato in carcere. Adesso Anthony sa che non è solo, che il Paese in cui la storia della sua famiglia iniziò è dalla sua parte mentre combatte per la sua vita, e questo gli ha dato una rinnovata speranza per il futuro”.

 

La campagna “Anthony non deve morire”  rilancia la battaglia contro la pena di morte che ha visto l’Italia sempre in prima fila sul piano mondiale. Nel caso di Farina la situazione è ancora più assurda, considerato che lo stesso non ha ucciso nessuno. Ad una udienza nel 2003, il fratello Jeffrey durante una testimonianzaa rivelò infatti che fu sua la decisione di sparare ai dipendenti del fast-food e che, anche se Anthony avesse provato a fermarlo, non ci sarebbe riuscito. Alla stessa udienza uno psicologo testimoniò che Anthony soffriva di disordini mentali: anche se minore d’età, era Jeffry, il fratello minore, la persona dominante nel rapporto.

 

La campagna si propone di provocare un effetto valanga che continui la lotta per eliminare definitivamente la pena di morte dove il boia è ancora attivo e ottenere nell'immediato che uno Stato non si arroghi il diritto di uccidere impunemente chi non ha commesso un omicidio o è affetto da una qualsivoglia forma di disabilità o ritardo mentale.


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