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20/01/25 ore

Ella Mor: per non dimenticare il pogrom di Hamas del 7 ottobre 2023


  • Elena Lattes

Michael e Amalia sono due fratellini rispettivamente di 9 e 7 anni che sono riusciti a salvarsi nascondendosi dentro un armadio “proprio come al tempo dei nazisti”. La loro sorellina Abigail di 4 anni, invece, ha vissuto tra le grinfie dei terroristi di Hamas per quasi 2 mesi. I loro genitori sono stati barbaramente uccisi sotto i loro occhi.

 

A far conoscere in Italia la loro terribile esperienza è stata la zia dei bimbi, Ella Mor, intervenuta a Roma, Milano e Napoli per dare voce a tutte le vittime del tentato genocidio del 7 ottobre 2023. 

 

La vita è cambiata completamente anche per lei: “C’è una Ella prima del sette ottobre e una Ella dopo. Quel giorno persi completamente la fiducia nel Bene e nella vita. Avevo chiamato mia sorella, ma aveva risposto Michael dicendomi, con la voce spezzata, che i genitori erano stati uccisi”.

 

Ella realizzò immediatamente che doveva correre dai nipoti, nel kibbutz Kfar Aza, per tentare di salvarli, ma aveva timore di viaggiare “perché c’erano le sirene. Avevo paura di uscire da casa mia perché non sapevo se un terrorista sarebbe potuto uscire improvvisamente da sottoterra”. 

 

Era difficile capire cosa stava realmente succedendo: Michael le aveva raccontato che anche Abigail era stata uccisa e, per quanto potesse sembrare strano, il pensiero che non ci fosse più era meno doloroso dell’immaginare una bambina di quattro anni, appena rimasta orfana, finita, completamente sola, nelle mani di terroristi armati e incappucciati, un vero e proprio inferno! 

 

Tutto il Paese era nella più totale confusione: ci vollero alcuni giorni per scoprire che Abigail, che era andata da un’amichetta, invece, non era stata uccisa, ma era stata rapita e fu possibile seppellire i suoi genitori soltanto dopo due settimane, perché l’intera zona dove si trovava il kibbutz era costantemente sotto attacco.

 

Nonostante la terribile esperienza l’abbia segnata profondamente, Ella dimostra una forza incredibile e una pacatezza priva di qualunque forma di odio. Racconta di come gli abitanti dei kibbutz e delle cittadine intorno alla Striscia prima del sette ottobre 2023 erano tutte persone molto pacifiche, fra i più disponibili verso i palestinesi che aiutavano in ogni modo possibile: inviavano loro denaro, davano loro posti di lavoro e cercavano di ottenere per loro cure mediche gratuite negli ospedali e negli ambulatori israeliani. 

 

 

Con molti degli abitanti di Gaza avevano fraternizzato, ma costoro li hanno “ripagati” fornendo le informazioni logistiche e organizzative ai massacratori del sette ottobre. Nonostante tutto, Ella sostiene che bisogna sempre distinguere fra i civili e i terroristi, ma è altrettanto necessario far comprendere quanto sia falsa, illogica e, soprattutto dannosa alla pace, la propaganda che accusa lo Stato di Gerusalemme di occupare la Striscia, un territorio che – ricorda - è stato lasciato vent’anni fa e dove Israele è rientrato soltanto tre settimane dopo l’attacco.

 

È importante anche parlare al cuore delle persone nel resto del mondo, come cerca di fare lei, per rendere noto e far comprendere la tragedia del tentato genocidio di civili innocenti perpetrato da Hamas e il dramma che hanno vissuto (e stanno vivendo tuttora) gli israeliani.

 

Ella ha concluso invitando i presenti a non farsi attanagliare dalla tristezza, ma ad essere forti e resilienti perché gli israeliani hanno un Paese e una società distrutti che devono ricostruire e hanno un gran bisogno dell’aiuto e del supporto di tutti i loro amici. 

 

“E ricordatevi, che anche quando si attraversano periodi difficili è necessario lavorare e sperare che arriveranno presto giorni migliori”.

 

A Roma l’evento si è svolto grazie al contributo di varie organizzazioni, fra le quali il Partito Radicale che ha ospitato l’incontro, la fondazione Marco Pannella e l’Associazione “Sette ottobre”. Ad introdurlo è stato Primo Mastrantoni  che ha ricordato quanto Pannella fosse contrario che Israele lasciasse Gaza perché in cambio della terra, sosteneva, non ci sarebbe stata la pace, ma la guerra. Parole che oggi sembrano quasi profetiche. 

 

Ha anche citato uno studio di recente pubblicazione effettuato in Gran Bretagna dalla Henry Jackson Society che dimostra la falsità dei dati forniti da Hamas riguardanti le vittime a Gaza. Dati che, però, vengono sempre riportati come attendibili da gran parte dei media nel mondo. Anche Antonino Monteleone - che ha intervistato la Mor - hanno osservato come, soprattutto nell’ultimo anno, la narrazione più ricorrente sta ribaltando le parti facendo passare l’aggredito – Israele – per aggressore.

 

 


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