Il 26 scorso titolavamo l’ "L’inutile vertice di Vilnius" alcune note scritte alla vigilia dell’incontro nella capitale Lituana dei vertici dell’Unione Europea con i capi dei governi di Georgia, Armenia, Azerbaijan, Moldavia e soprattutto dell’Ucraina: un titolo che non era stato dettato dopo una fortunata consultazione con la sfera di cristallo, ma era il frutto di qualche semplicissimo ragionamento, soprattutto del fatto che il capo del governo di Kiev, Viktor Yanukovich, aveva già provveduto a ritirare l’assenso prima espresso a un trattato di associazione con l’Europa occidentale.
Yanukovich non ha mai smentito di volersi avvicinare all’Europa, ma è amico dei russi e non farebbe mai nulla di sgradito a Mosca e difatti pochi giorni prima dell’incontro di Vilnius si è tirato indietro.
La Russia poi, è fin troppo noto, non è mai stata favorevole all’allacciamento di rapporti troppo stretti tra i nuovi stati sorti dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica e l’Unione Europea ed ha sempre usato la politica energetica come un pistolet braquet contro di essi; cosa aveva poi l’Europa da offrire alla Russia o da ritorcerle contro?
Soprattutto quando la Germania ha rapporti stretti con il Cremlino e con Grazprom e zio Volodia, proprio alla vigilia dell’incontro di Vilnius, forte anche dei recenti successi mediorientali, si è precipitato in Italia e trentacinque minuti con papa Francesco, una mezz’oretta con Napolitano, quaranta minuti con Prodi, una cenetta con Berlusconi, un incontro con Letta a Trieste il giorno dopo e un dovizioso cestino di affari per il nostro paese, che vive proprio un momento particolarmente difficile…
Mentre ai nuovi DC del PD e a papa Francesco arriva un dono particolare dalla Chiesa russa con la mediazione del governo russo in materia di adozioni internazionali: la Russia le consentirà solo con l’Italia, unico paese avanzato nel quale le adozioni non sono ammesse per le coppie gay.
Cosa potevano allora sperare gli europei, visto come si erano messe le cose? Ora Barroso e gli altri leader di Bruxelles si strappano i capelli e gridano allo scandalo; ma non serve a nulla: i rapporti di forza sono quelli che sono e l’Europa frantumata, con paesi che hanno interessi contrapposti e priva di un governo e un parlamento in grado di mediare tra le difficoltà interne e di far sentire il peso complessivo di cinquecento milioni di cittadini e del complesso economico più consistente del mondo, non può far altro che riflettere sulle proprie colpe. Non assurge al livello di un premio di consolazione l’accordo raggiunto con la Georgia e la Moldavia.
Gli ucraini sono in piazza, Yulia Tymoshenko è in sciopero della fame….dovremmo solo vergognarci della nostra inettitudine e dei danni sconfinati che inferiamo alla credibilità delle nostre democrazie e alla stessa democrazia come forma di governo.
José Manuel Barroso ha detto una frase dal contenuto ambiguo: "Il tempo della sovranità limitata in Europa è finito". Forse ha voluto rivendicare un punto di onore verso la Russia, che non può permettersi di limitare la sovranità dell’Europa. Già, ma dove sta la sovranità dell’Europa? Non pare proprio che stia a Bruxelles; Parigi guai a toccargliela, Berlino la esercita di fatto, come paese più forte, Londra è sempre attentissima a che qualcosa le sfugga, Roma poi non sa nemmeno dove stia di casa…
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