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22/12/24 ore

Europa, Cameron contro Juncker


  • Ermes Antonucci

Dopo un mese di estenuanti trattative, il Consiglio europeo ha deciso di proporre Jean-Claude Juncker come prossimo presidente della Commissione Ue. A rendere effettiva la nomina sarà ora il Parlamento europeo, con una votazione che dovrebbe avvenire il 16 luglio. A turbare il clima d’intese, tuttavia, ci ha pensato il premier britannico David Cameron, l’unico (assieme al premier ungherese Victor Orban) a votare contro la scelta del Consiglio.

 

Di fronte alla nomina dell’ex premier lussemburghese, Cameron ha utilizzato parole di fuoco, rendendo noto con un tweet di aver detto ai colleghi europei durante la riunione del Consiglio che "potrebbero rimpiangere per tutta la vita il nuovo processo messo in atto per scegliere il nuovo presidente della Commissione", per poi ribadire: "Mi batterò sempre per gli interessi della Gran Bretagna".

 

La sfuriata di Cameron non sorprende. Già all’indomani delle elezioni europee dello scorso maggio, infatti, il leader dei conservatori inglesi aveva addirittura brandito la minaccia di un’uscita della Gran Bretagna dall’Ue in caso di nomina di Juncker a presidente. "Un uomo degli anni Ottanta non può guidare l’Europa di oggi", commentò il premier in una conversazione con la cancelliera tedesca Angela Merkel, evocando lo spauracchio di un’anticipazione del noto referendum sulla permanenza della Gran Bretagna nell’Unione che dovrebbe avere luogo dopo le elezioni nazionali del 2017.

 

Di una cosa infatti è sicuro, Cameron, e cioè che se la consultazione si tenesse oggi, essa avrebbe come esito l’uscita dall’Ue. Per alcuni un modo per chiedere prepotentemente a Bruxelles di cambiare rotta, per altri una mera manifestazione di debolezza da parte di un premier stretto, oltre che dalle dinamiche di un governo di coalizione, dalle inarrestabili spinte euroscettiche che ormai imperversano nel Paese (confermate dall’exploit dell’Ukip di Nigel Farage alle elezioni europee).

 

 

Anche alla base del conflitto per la nomina di Juncker, infatti, ci sono ragioni politiche, e a ribadirle è stato oggi lo stesso Cameron, visibilmente adirato, di fronte alle telecamere: "La scelta di Juncker è sbagliata, per due ragioni. Anzitutto per una questione di principio, perché non è positivo che i capi di governo europei abbandonino il loro diritto a nominare il leader della Commissione, ovvero la carica più importante in Europa".

 

In secondo luogo – ha proseguito Cameron – la scelta è sbagliata anche sotto il profilo della persona: "Juncker è stato il principale artefice del processo che ha portato all'aumento del potere di Bruxelles e all’indebolimento di quello degli stati". Implicito, dunque, che l’ex premier lussemburghese rappresenti un ostacolo per la Gran Bretagna, da sempre fautrice di un’unione sovranazionale capace di lasciare ampi margini di autonomia agli stati membri.

 

Così, Cameron ha rilanciato il proprio grido di battaglia: "Io sono molto chiaro sulle cose da fare. So che gli altri sono contro di me ma non per questo cambierò idea". Resta ora da vedere se il premier britannico alleggerirà effettivamente le proprie posizioni (magari alla luce di alcuni "premi di consolazione", come il posto di commissario al mercato interno), oppure se proseguirà sulla strada dello scontro frontale, con decisioni che potrebbero rivelarsi clamorose.

 


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