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17/11/24 ore

Non più Grexit?


  • Silvio Pergameno

Nelle linee generali la questione ellenica è ormai sufficientemente delineata, anche se non appare avviata su un percorso veramente lineare e persuasivo. Nel quadro europeo è confermata la preponderanza della Germania, nella quale, nonostante qualche attenuazione della linea della stessa Cancelliera, il rigorismo non appare affatto veramente sconfitto, con  tutti i rischi legati a una politica miope e incapace di leggere nel futuro del continente.

 

Il rigorismo tedesco non assicura affatto che sarà superato lo scoglio che ha sinora ostacolato una dislocazione della politica della Grecia su un binario di uscita dalla crisi, cioè della  ripresa economica, l’unica che possa assicurare il rispetto dei patti sottoscritti.

 

È questa infatti la preoccupazione che ha ispirato la condotta del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Centrale Europea nell’insistere perché la Grecia non fosse messa nell’angolo, in una condizione di impossibilità di riprendere la crescita economica, mentre gli Stati Uniti temono ripercussioni sul piano della politica internazionale, con Vladimir Putin seduto in riva al fiume, in vigile attesa degli eventi.

 

La vicenda greca si è deteriorata nel corso di questi ultimi anni determinando una rivolta popolare contro i piani europei, che ha portato alla vittoria elettorale e al governo  un partito su posizioni estremiste; certamente il realismo di Tsipras. che,  nonostante l’esito del referendum da lui stesso voluto, ha capito che non poteva fare altro che piegarsi al volere del più forte, ha oggi evitato il peggio. Ma cosa ci riserva il prossimo futuro?

 

Repubblica” ha parlato delle due relazioni tecniche, quella disposta dal Presidente della Commissione Europea e l’altra da Syriza, che hanno descritto le terribili conseguenze di un’uscita del paese dall’euro, ma questo non esclude che in caso di una consultazione popolare i greci darebbero di nuovo la vittoria alla sinistra estrema, emersa da sondaggi effettuati, come non evita risposte di piazza a sacrifici troppo pesanti.

 

Né può essere trascurato il fatto che il Parlamento europeo non ha avuto alcuna presenza in occasione della crisi greca, la cui gestione non era certamente di sua spettanza, ma la cui totale assenza la dice lunga sulla natura e sul senso delle istituzioni europee.

 

Quel tanto di integrazione che l’Europa è sinora riuscita a darsi è stato fondato sulla collaborazione franco – tedesca, i protagonisti della vicenda del continente nel secolo ventesimo; una collaborazione i cui frutti sono stati fin troppo modesti e che oggi appare ampiamente marginalizzata, con una Francia che non ha la forza di delineare una posizione e un ruolo europeo e si rivela esposta alla vittoria del Front National di Marine Le Pen, erede di quel nazionalismo che consegnò la culla della democrazia nel nostro continente nelle mani del collaborazionismo del governo di Vichy, dopo la sconfitta dl 1940.

 

La Germania si trova di fatto investita di un ruolo di leadership europea, che gestisce al livello della propria politica nazionale, sempre più incline a chiudersi in se stessa, anche per l’assenza di una socialdemocrazia, da sempre ampiamente ostile o quanto meno poco interessata all’integrazione del continente. Il rapporto sviluppato con la Russia ne rappresenta la prova più evidente.

 

Ma è il frutto avvelenato dell’ostilità della Francia, anche quella socialista, al salto verso la prospettiva di una vera federazione. Il discorso torna sempre sul solito problema.

 

 


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